martedì 16 ottobre 2018

REPUBBLICA POPOLARE

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Da qualche settimana, proprio sotto la nostra palestra, la Repubblica Popolare ha aperto uno dei suoi bazar.
Prima c'era un Carrefour che e' andato rapidamente dal culo, lasciando sfitto il locale per la disperazione del proprietario dei muri, che e' lo stesso di quelli della palestra.
Poi sono arrivati i Compagni della Repubblica Popolare.
Ci siamo conosciuti in agosto, noi eravamo aperti a orario ridotto e loro stavano facendo i lavori.
Si tratta di una famiglia con 2 bambini, piu' un aiutante, credo indiano, tamil o cingalese che collabora nell'attivita'.
Quando ho conosciuto il boss chino, col suo strano italiano, per prima cosa gli ho chiesto....se potevano evitare di mangiarmi Birillo.
E' scoppiata una risata e si e' instaurato un ottimo rapporto; Birillo imperversa nel cortile (incluso nel loro contratto di affitto...non nel mio) giocando coi bimbi e noi gli stiamo dando una mano ora che ha aperto permettendogli, visto che non ha ancora la linea telefonica, di usare il nostro modem e il nostro wi fi per i loro pagamenti pos.
Per ringraziare l'altro giorno mi ha fatto trovare in reception 2 bottiglie di Nebbiolo d'Alba.
Comunque sono lavoratori della madonna, in 2 settimane hanno allestito tutto, lo so che poi salteranno fuori i fenomeni del “compriamo italiano” ma non mi risulta che le grandi griffe della moda...producano in Italia...anzi.
Sono sicuro che questa tienda della Repubblica Popolare funzionera' bene e con un buon giro di passaggio di gente...la cosa andra' bene anche per noi che siamo sopra.
Fra l'altro visto che ora ho due case, sono stati preziosissimi per reperire cio' che mi serviva a tempo zero.
Il mio rapporto coi Compagni con gli occhi a mandorla e' datato nel tempo.
Da quando ho l'agenzia di animazione ho sempre comprato da loro magliette e pantaloncini per le divise estive, ingaggiando autentici duelli all'arma bianca per riuscire a farmi scontare qualcosa.
Impresa durissima...
I cinesi sono stati i primi veri mercanti del pianeta, quando Marco Polo arrivo' in Catai ci trovo' gia i centri commerciali perfettamente funzionanti...
Per anni, senza vergogna alcuna (le vergogne semmai...sono altre di altri) ho portato giu' a Cuba abbigliamento da vendere, acquistato da loro.
In realta' io non ho mai venduto nulla, appena arrivavo un tipo passava nella casa e ritirava il tutto, pagandolo al tin tin.
Non parliamo di cifre importanti, diciamo che in questo modo mi sono sempre pagato la renta del motorino e nulla piu'.
Da qualche anno non vale la pena; un po' perche' non ho piu' voglia di sbattermi e molto perche' con le mule e' diventato tutto complicato.
Prima di ogni viaggio le amiche di vecchia data si fanno vive, domandandomi se...per caso...se non e' troppo disturbo...se non posso va bene lo stesso...mi ricordo di portarle giu' una cartera o un profumo, la nuova tienda della Repubblica Popolare cade a fagiolo.
Pero' che exito avrebbe a Cuba un bazar chino del genere!
Basti pensare alla catena Agua y Jabon del mio amico Berto; quando ha aperto a Tunas c'era la coda fino in mezzo alla strada.
Si trattava di prodotti che a Cuba non si erano mai visti, al di la' dei soliti discorsi la gente per le cose che meritano il grano lo tira fuori eccome.
In queste tiende chine c'e' davvero di tutto, basta pensare ai problemi a Cuba quando manca la carta igienica o si fulmina una lampadina; giri 6/7 negozi e se e' il periodo sbagliato torni a casa a mani vuote.
Certo occorrerebbe permettere ai cinesi o a chi aprisse attivita' simili di approvvigionarsi dai loro fornitori, senza dover passare dallo stato.
Si dovrebbe permettere l'arrivo dei container a La Habana o a Holguin senza gravarli di balzelli e tasse inappropriate, se si vuole che il prodotto mantenga un costo accettabile anche per le tasche cubane.
Cina e Cuba hanno ottimi rapporti commerciali, non escludo che a breve vedremo in giro anche questo tipo di negozio, in fondo a Cuba il riso non manca...
Molti vedono in modo negativo, da noi, l'apertura di questi negozi, quasi come se venissero a mangiare il nostro pane, in realta' ti offrono (senza regalartelo e' bene ricordarlo) prodotti di livello magari non eccelso, ma ad un prezzo diventato imprescindibile per le tasche sempre piu' vuote degli italiani.

24 commenti:

  1. MASSIMO GRAMELLINI
    C’è un microbo di Romeo, nove anni portati benissimo, che sbuca dal portone della scuola elementare di un paesino del Canavese, lembo di terra magica che dal Piemonte si protende verso la Val d’Aosta. Questo bambino ha un problema: stamattina la sua prediletta non si è presentata in classe, pare abbia la tosse. E lui, dopo quattro ore di lezione, non ha ancora smesso di essere preoccupato e di sentirsi solo. Così all’uscita impugna tutta la risolutezza di cui sono capaci gli innamorati. Schizza verso lo scuolabus, anche se sa di non essere iscritto al servizio, e affronta dal basso in alto l’autista.
    Il momento è epico. Il bambino chiede all’adulto di dirottare il pulmino verso l’abitazione dell’amata incimurrita. L’adulto gli risponde che non può prendersi una responsabilità del genere: in caso di incidente, sarebbe lui a finire nei guai. Però l’amore imprime in chi ne è posseduto il marchio dell’autorevolezza. A qualsiasi età, chi è capace di sfidare le convenzioni in nome di una convinzione coltiva quel genere di fuoco che sa renderlo convincente. L’autista dello scuolabus ne viene ammaliato. Forse la scena gli ha rimesso in circolo un’emozione di cui aveva perso il ricordo, ma non il sapore. Fatto sta che carica l’intruso a bordo e lo porta a destinazione, tra le braccia della sua influenzata preferita. Nessuno saprà mai che cosa sia l’amore. Ma tutti sappiamo che fa quel
    l’effetto lì.

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  2. Continua la guerra tra Ryanair e consumatori. Dopo le polemiche sul bagaglio a mano e le cancellazioni dovute agli scioperi , ora la miccia è stata innescata da 2 righe nascoste tra le pieghe dei nuovi “termini e condizioni” presentati dalla compagnia.
    In caso di controversie legali, infatti, ora i clienti di Ryanair dovranno rivolgersi a un tribunale irlandese. Tutto questo in barba al regolamento comunitario secondo il quale il foro competente dev’essere quello dello stato cui appartiene il consumatore e, in ogni caso, lascia a quest’ultimo la possibilità di scegliere.
    Nel caso in cui un rimborso chiesto online non vada a buon fine, ad esempio, le nuove clausole costringerebbero quindi i clienti non irlandesi della compagnia (che sono la stragrande maggioranza) a sostenere costi che potrebbero indurli a rinunciare all’azione legale. Ci vorranno infatti grande tenacia e disponibilità economica per andare avanti lo stesso, considerato che solo di parcella per l’avvocato potrebbero andar via oltre 2000 euro.
    Contro le nuove clausole ha parlato anche il commissario europeo per la Giustizia Vera Jourovà: “Il fatto che i passeggeri possano adire le vie legali solo in Irlanda è chiaramente contro i diritti dei consumatori. Mi appello alle autorità che tutelano i consumatori perché agiscano” ha tuonato su Twitter Jourovà.
    Parole apprezzate anche da Federconsumatori, che però rilancia: “Per tutelare i viaggiatori non bastano annunci e commenti sui social network. Abbiamo già denunciato in altre occasioni le condotte poco trasparenti di Ryanair, che sempre più spesso adotta provvedimenti finalizzati a limitare impropriamente i diritti dei viaggiatori, e il problema sta assumendo dimensioni importanti nel settore dei trasporti e del turismo. Considerando dunque la rilevanza della questione, chiediamo non solo che l’appello del Commissario non cada nel vuoto ma anche che le stesse istituzioni UE intervengano quanto prima con azioni concrete a difesa dei cittadini, varando provvedimenti ad hoc per impedire a Ryanair di applicare clausole vessatorie, per garantire la possibilità di ricorrere alla tutela legale in tutti i Paesi in cui la compagnia è operativa e per garantire il rispetto delle regole da parte di tutti gli operatori”.

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  3. Ciao,per mia indole personale piuttosto che mettermi a vendere della roba ai cubani preferisco farla avere a mia suocera,in teoria chi ne ha più bisogno è lei non certo io.
    Mi ricordo i primi negozi di cinesi dalle mie parti,praticamente tutta robaccia ammassata sugli scaffali dentro a capannoni senza riscaldamento.Ora si sono sfurbiti,puntano ex supermercati (quindi negozi già pronti in tutto) e hanno roba quasi sempre decente e ordinata.

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  4. Io non avendo mai avuto seriamente suocere...mi organizzavo diversamente.
    Oramai sono passati anni...
    In effetti oggi los chinos hanno alzato l'asticella.

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  5. Oramai hanno in mano interi quartieri.Giuseppe

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    1. Non esagerare...
      Da quello che vedo io e' gente che lavora e si fa il culo 7 giorni su 7, poi possono anche non piacere ma questo e' un altro discorso.
      Al final, tolti rari casi, e' gente che pensa a far soldo e non crea casini.

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    2. Bè diciamo che,almeno dalle mie parti,una buona parte dei bar sono in mani loro.Adesso si stanno buttando sui negozi di barbieri.Addirittura assumono personale italiano.Sono d'accordo sul fatto che finchè lavorano senza fare casini non c'è problema.

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    3. È gente precisa ho in palestra un paio di ragazze che lavorano in un Crai gestito da loro.
      Pagano puntuali come orologi.

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  6. L'ultima vacanza a Cuba per trovare 2 pacchi di pasta ho girato 6 tiendas e piu' di 2 ore....ho trovato 4 pacchi di pastaccia spagnola a 8,5 CUC!!! Allucinante!!

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  7. Appunto...una bella tienda china potrebbe risolverci molti problemi, in assenza di qualcosa di meglio.

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  8. Pur non avendo pregiudizi nei confronti dei chinos, mi sono sempre tenuto alla larga dalle loro tiendas. Le poche volte che sono stato costretto ad andarci è stato per acquisti di robaccia da regalare al parentado cubano.

    Già l'odore di canfora e stantio che si percepisce varcando le soglie dei negozi mi disgusta (non pretendo la fragranza da baldracca tipica del settore profumi della Rinascente, ma almeno una via di mezzo...). Poi la qualità degli oggetti e dei vestiti è veramente infima, senza eccezioni. Io metto ancora Lacoste di 15 anni fa. Una polo china penso duri un paio di lavaggi. Per non parlare degli utensili da cucina realizzati chissà con quali materiali. E non diciamo che anche la roba italiana è uguale, perchè se uno possiede pentole Agnelli o Ballarini sa che non è così...

    Sul fatto che siano gran lavoratori non discuto, ma in quanto al saperci fare con il cliente direi che hanno ancora tanta strada da fare.

    Ma tant'è. La gente non ha più soldi e quindi questi negozi sono sempre pieni e crescono come funghi. Beati loro.
    Simone M&S

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    1. Stavo per scrivere le stesse cose.

      Sono d'accordo anche con Milco, però. Nel senso che un negozio di questo tipo farebbe molto comodo a Cuba. Tanto il livello del ciarpame è bene o male lo stesso che si vende nei negozi statali.
      I mobili che vendono al Carlos Tercero dopo poco tempo ti sono caduti assosso. Un paio di scarpe, si scolla la suola. Un cuchillo? piegato.
      Il problema è che queste cose, a Cuba, costano troppo. Allora viva la tienda china, magari in MN.

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    2. Ricordo che comprai a Tunas un cavatappi per aprire una bottiglia di bianco cileno.
      Si ruppe al primo tentativo.
      La bottiglia venne aperta con un cacciavite.

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    3. A l'Avana, Miramar, lo scorso anno è stato aperto un centro commerciale che si chiama La Puntilla.
      Un edificio bello grosso di 4 piani che a me pare pieno di roba che si trova da El Corte Ingles in Spagna, se vedi i prezzi resti con la bocca aperta.

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    4. Altissimi!

      Mia moghlie mi ha bastonato dicendo che La Puntilla non è stata aperta l'anno scorso ma da un bel po'.

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    5. Dalle ragione....a prescindere... :-)

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    6. La puntilla è aperta da una vita.

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  9. A Cuba dicono che "el barato sale caro" a volte hanno ragione.
    Diciamo che, grazie al bassissimo costo della loro mano d'opera coprono una fetta di mercato che sta' prendendo sempre piu' piede, quella di chi puo' spendere poco.
    Pero' occhio perche' nelle tiendas un po' piu'...accurate il risparmio nei confronti, ad esempio del Bennet di Caselle, non e' che sia poi cosi' alto.

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  10. Resterà aperta "almeno per altri 25 anni" la prigione Usa di Guantanamo, a Cuba, che il presidente Barack Obama nel 2009 aveva promesso di chiudere. Lo ha detto l'ammiraglio John Ring, responsabile della struttura dove vengono detenuti terroristi e dove si trovavo gli accusati per l'attentato alle Torri Gemelle.
    Lo scorso gennaio, il presidente Donald Trump, con un ordine esecutivo ha annullato la promessa di Obama. Ring, durante la visita periodica organizzata per i giornalisti dall'esercito Usa ha detto di aver ricevuto l'ordine del Pentagono sul fatto che Guantanamo deve restare aperta. Lo scorso dicembre un esperto dell'Onu, Nils Melzer, ha detto che le torture a Guantanamo sono continuate, almeno nei confronti di un detenuto, Ammar al-Baluchi, sospettato per gli attentati dell'11 settembre.

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  11. hola! in effetti se vogliamo vedere non sono tanto economici come una volta e la "qualità". La cina è grosso partner del regime per le infrastrutture mentre tutto il riso de la isla viene dal Vietnam. Lacci con oriente molto sviluppati ( includo anche la russia) che garantiscono protezione geo politca. chao Enrico

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  12. Infatti i prezzi sono in linea con quelli della grande distribuzione nostrana.

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  13. Off topic.
    Ricevo l'ennesima preoccupante segnalazione di un amico titolare di attività a Cuba.
    Questa volta si tratta di un ristorante di buon livello nel centro dell'Havana in una zona ottima di passaggio di turisti.
    Lui e la famiglia vivono sull'isola da oltre vent'anni. Hanno deciso di portare avanti il discorso della qualità nella ristorazione.
    Fino a qualche tempo fa gli affari andavano bene, in alcuni periodi dell'anno molto bene. Quindi nuovi investimenti, altri dipendenti (preparati, non i soliti personaggi che ti prendo i soldi dalla cassa) e ampliamento del menu.
    Negli ultimi mesi invece il disastro. Meno turisti, molti meno disposti a spendere, approvvigionamenti di materie prime sempre quasi impossibili e bastoni fra le ruote da parte di chi controlla.
    Addirittura paventano di ritornare in Italia o di spostarsi negli Stati Uniti.

    Come si dice dalle mie parti "anduma prope bin...".
    Simone M&S

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  14. Il calo di turisti era già evidente quando sono andato ad aprile.
    Non solo meno turisti ma anche gente poco disposta a spendere.

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