mercoledì 12 settembre 2018

PROGRAMMARE




Come scrivevo l'altro giorno la programmazione di una vacanza puo' fare la differenza fra dei giorni da ricordare e altri da dimenticare.
Programmare non vuol dire avere tutta la giornata o la vacanza gia' organizzata, ma bensì avere una base di sicurezza da cui partire, base all'interno della quale ci deve essere il giusto spazio per l'improvvisazione ed il cazzeggio.
Posso, visto che siamo su un blog personale, raccontarvi come procedo io, senza mai aver la presunzione che le mie decisioni debbano fare giurisprudenza..
Esiste un tempo per ogni cosa.
Come scrivevo l'altro giorno se hai 20/21 anni (come l'umile scriba nella foto) va bene tutto, poi pero' le cose cambiano, devono cambiare che ci piaccia o no.
La programmazione parte dalla scelta (quando di scelta si tratta) del periodo per partire.
Per la prossima stagione, come vi dicevo, ho gia' acquistato 3 biglietti, se vogliamo si tratta di un'imprudenza ma visto che l'estate e' andata bene e i segnali lavorativi di questo inizio settembre sono positivi, voglio considerare questa scelta come un atto di fede, una speranza che tutto proceda bene e che il vostro umile scriba non debba rinunciare a nulla.
Alla peggio posso spostare un volo, o anche non partire, alla fine non si tratterebbe di nulla che ti cava il sangue.
Il periodo dicevo, ovviamente se uno e' un lavoratore dipendente non conta solo dalla sua volonta', anche io che gestisco attivita', devo fare i conti con la stagionalita' e l'organizzazione (o/e la programmazione) per chi resta.
Questa estate avevo 8 ragazzi in giro per lavoro, nel ginnasio siamo una quindicina, tutto va definito e lasciato in ordine, non posso certo dire “parto e arrangiatevi”.
Ora ho pure 2 case da gestire oltre al cane, se non mi organizzo e' un casino.
I periodi, per questa stagione, saranno fine ottobre, febbraio e meta' maggio per quasi una sessantina di giorni complessivi.
Programmare vuol anche dire trovare le migliori offerte di volo possibili, potendo giostrare le date, 3 voli (con uno scalo rapido) partendo da 2 km da casa, a meno di 1300 euro complessivi non sono proprio un brutto affare.
Occorre organizzare l'arrivo a La Habana, l'amico col carro, sempre lo stesso, che mi viene a prendere al Jose' Marti' e mi porta al terminal Viazul e poi, gli ultimi giorni, mi viene a prendere al terminal quando arrivo dalla mia citta' e mi porta a casa, ancora, quando rientro mi riporta in aeroporto.
Al terminal vedere subito se c'e' un carro che parte per oriente da dividere con altri viaggiatori, in caso contrario si aspetta il primo bus in partenza.
Casa mia, o per molti la casa de renta di fiducia, quella dove sono sicuro di ritrovare tutto come l'ho lasciato, senza sorprese o rotture di coglioni almeno di livello 6.
Una delle cose che fa la differenza a Cuba e' la capacita' di poterti muovere senza limitazioni o senza dipendere da altri, quindi per quello che mi riguarda, la renta dello scooter e' un elemento imprescindibile della mia vacanza.
Niente taxi, bicitaxi, coche o altri inventi che sono, a loro volta, rotture di coglioni almeno di livello 3.
Avessi un'altra testa ne avrei gia' comprato uno elettrico che mi sarei gia' ripagato 10 volte, ma io quei cosi li' proprio non riesco a guidarli, ho paura che le batterie mi lascino a terra in mezzo al nulla, rottura di coglioni almeno di livello 7.
Quindi periodo, volo, chaffeur, casa, scooter.
Alla programmazione, senza voler dispiegare le ali del pavone, non e' proprio il caso, ci aggiungo le 6/7/8 amiche, di antica o/e recente frequentazione, che sono sicuro di ritrovare nella mia citta' quando arrivo.
Sembra nulla ma nella Cuba di oggi, dove tutto e' molto piu' complicato (rotture di coglioni...) rispetto ad anni fa per i motivi che ben conosciamo, avere la sicurezza che chi ci deve essere...c'e' e' una di quelle cose che davvero fa la differenza.
Questo e' cio' che programmo, il resto e' figlio di...come butta la giornata.
Al limite mi ritaglio ancora uno spazio per allenarmi, visto che lo sport mi regala il pane quotidiano, per il resto siamo davvero nell'ambito di...vediamo cosa succede.
Posso con lo scooter andare a trovare los abuelos, o gli zii, oppure andare a Colombia a trovare un altro pezzo del familion, sapendo di essere accolto SEMPRE come uno di familia.
Posso portarmi in giro Tifon, il nostro monumentale pastore alemanno.
Posso andare a trovare amici in citta' oppure a Vivienda, a Calixto, a Buenaventura o dove devo andare.
Posso mangiare in casa, da Mario, al Buena Vita o in un posto dove fanno una splendida carne o pesce alla brace cosi' come posso andare in un buon ristorante cubano.
Posso cenare da solo, con una donna, con amici, con chi cazzo voglio.
Trovarmi una tipa per passare la notte, dormire solo, non dormire, stare in giro fino all'alba.
Questo e' il concetto; una base di saggia (si spera) programmazione all'interno della quale trova spazio tutto cio' che puo' davvero rendermi speciale la vacanza.
Senza rotture di coglioni.

23 commenti:

  1. Sua madre era una donna delle pulizie, suo padre un facchino al mercato del pesce di Billingsgate. Michael Caine arriva da una tipica famiglia della working class inglese ma, come molti suoi coetanei di umili origini che vivevano a Londra negli anni ’60, è protagonista di una rivoluzione culturale e sociale che lo trascina fino al successo e lo fa diventare uno dei più importanti attori del mondo.

    Caine non è certo la sola star nata dal fermento della Swinging London: con lui c’erano ragazzi che si chiamavano Paul McCartney, Twiggy, Roger Daltrey, Marianne Faithful e David Bailey. E questo solo per citarne alcuni perché, come ha dichiarato lo stesso attore, «Tutte le persone che ho conosciuto negli anni ’60 sono diventate famose».
    Quel periodo unico è al centro di My Generation: documentario diretto da David Batty di cui Michael Caine è co-produttore e voce narrante, guidandoci nella Londra di allora attraverso i suoi ricordi, le sue riflessioni e le sue interviste ai compagni di rivolta.

    Dopo la presentazione in anteprima all’ultimo Festival di Venezia, My Generation esce nei cinema italiani dal 22 al 29 gennaio. Per saperne di più, ecco la nostra chiacchierata con il giovane 84enne Sir Michael Caine fatta al Lido lo scorso settembre.

    Cosa l’ha spinta a fare questo film?
    «L’idea non è mia, però quando me l’hanno proposta ho accettato subito perché gli anni ’60 sono stati qualcosa di rivoluzionario, sono stati una fase fondamentale della mia vita. All’epoca ero un giovane attore molto povero che stava cercando di trovare la propria strada: a Londra ho avuto la fortuna di vivere una società che, nel giro di pochissimo, è cambiata in maniera radicale».

    In che senso?
    «Prima degli anni ’60 la società inglese era tremendamente snob e classista; pensate che c’era una sola stazione radio della BBC che non trasmetteva mai musica pop e aveva uno speaker che leggeva le news in smoking. Per ascoltare le canzoni che ci piacevano dovevamo sintonizzarci sulle stazioni del Lussemburgo, di Berlino».

    E poi?
    «Poi tutto è cambiato. Ci siamo ribellati e abbiamo iniziato a distruggere quella divisione in classi che in Gran Bretagna era molto rigida. A teatro, ad esempio, autori come John Osborne e Pinter portavano in scena per la prima volta opere in cui si parlava della classe operaia. Look back in anger è stato il primo dramma inglese scritto da un uomo della working class che aveva degli eroi del nostro mondo. Abbiamo liberato le persone: quello che ora voi giovani fate con questa libertà è responsabilità vostra».

    Ha citato il teatro; al cinema invece?
    «Prima degli anni ’60 quando andavamo al cinema a vedere film di guerra sceglievamo solo war movie americani perché lì c’erano storie di soldati semplici. In quelli inglesi, invece, si raccontavano solo le avventure di ufficiali. Insomma non trovavamo mai quello che volevamo vedere e quindi lo abbiamo creato. Per molto tempo a noi “attori proletari” non era quasi concesso neanche di recitare, ci guardavano con sospetto, con superiorità. Io devo il mio successo a Zulu in cui ero un ufficiale dell’esercito britannico. In realtà avrei dovuto fare il ruolo di un soldato con accento cockney, ma quando arrivai al provino la parte era già stata assegnata così mi proposero di fare l’ufficiale. Mi diedero un ruolo così “aristocratico” solo perché erano gli anni ’60 e solo perché il regista era americano; se fosse stato inglese, anche di sinistra, anche comunista, non sarebbe mai successo».

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  2. Chi erano i suoi migliori amici allora?
    «All’epoca ho condiviso casa con Terence Stamp, John Barry, Vidal Sassoon. Anche Roger Moore era un grande amico. La cosa assurda è che praticamente tutte le persone che ho incontrato in quegli anni hanno avuto successo».

    Cosa vi accomunava tutti?
    «La nostra origine da working class. E il fatto che ci siamo ribellati e abbiamo deciso di non fare gli stessi lavori dei nostri genitori. Io ho deciso di diventare un attore semplicemente perché pensavo che sarebbe stato molto meglio che lavorare in fabbrica: non ho mai aspirato alla fama e ai soldi. Negli anni ’60, poi, fortunatamente avevamo i nostri luoghi per incontrarci, i nostri club, i nostri ristoranti. Prima, se un operaio voleva uscire a mangiare c’era solo il baracchino di fish & chips o il pub; i ristoranti erano tremendamente snob, ti dovevi vestire elegante e poi chiudevano alle dieci di sera. Per fortuna sono arrivati gli italiani coi loro locali economici ed aperti fino all’una di mattina. In King’s Road c’era questo ristorante di nome Aretusa, il più grande dell’epoca: quando andavi lì a mangiare il sabato sera c’erano più star che a Hollywood».
    In cosa è diversa la sua generazione da quella di oggi?
    «In moltissime cose, per esempio oggi i ragazzi possono ascoltare oltre mezzo milione di dischi dove vogliono e quando vogliono. Anche la comunicazione è cambiata totalmente: noi potevamo parlare con una persona solo al telefono, adesso ci sono molti più strumenti».

    Quanto è in contatto con le nuove generazioni di oggi?
    «Completamente in contatto. Non sono uno che vive fuori dal mondo, anzi ho l’iPhone, l’iMac, l’iPad, e utilizzo anche Airplay».

    Guardando My Generation si ha l’impressione che negli anni ’60 il percorso di voi artisti fosse qualcosa di collettivo e condiviso mentre oggi sembra esserci un clima più individualista nel mondo dello spettacolo.
    «In effetti noi eravamo quasi un collettivo; lo eravamo per necessità, all’epoca eravamo circondati, assediati».

    Se tornasse indietro cambierebbe qualcosa della sua vita?
    «Assolutamente no. Rifarei esattamente le stesse cose. Mi ritengo una delle persone più fortunate al mondo. Una volta qualcuno mi ha chiesto: “Tu credi in Dio?”. Be’, io gli ho risposto “Per forza, con la vita che ho avuto devo per forza crederci”. Non mi sono mai guardato indietro con rabbia, altrimenti non sarei mai arrivato dove sono. Rimpiangere le cose non fatte non serve, meglio rimpiangere quelle fatte. E poi sono sempre stato convinto che la giovinezza non sia un momento della vita, ma una condizione mentale».

    In quanto artista e in quanto uomo, per cosa le piacerebbe essere ricordato?
    «Come artista vorrei essere ricordato come uno che ha cercato di dare il massimo per quello che poteva fare. Non ho mai aspirato a essere l’attore migliore in assoluto, ma a essere il migliore attore che Michael Caine potesse diventare. Dal punto di vista umano, io sono comunista: per me tutti sono uguali, tratto tutti allo stesso modo, Regina compresa. Non esiste distinzione di classe, sesso, razza, religione. Del resto non poteva che essere così: mio padre era un cattolico, mia madre era protestante, sono stato educato da ebrei e sono sposato a una mussulmana».


    Perché avete accompagnato le vostre interviste solo filmati di repertorio senza mostrare gli artisti dell’epoca oggi?
    «È perché ora sono tutti più vecchi e noi volevamo restare negli anni Sessanta. Non volevamo che lo spettatore si perdesse in commenti stupidi come “Oh guarda come è invecchiato!”, “Oh, guarda come è diventata grassa!”, “Oh ma ora è pelato”».

    Ha ripetuto più volte che gli anni ’60 sono stati rivoluzionari, pensa che la Brexit lo sia?
    «Sono a favore della Brexit. Preferisco essere povero ma padrone del mio destino, piuttosto che servire qualcun altro o essere povero per colpa di Bruxelles. Sono cresciuto pensando che il Lussemburgo fosse la sede della radio che trasmetteva musica pop, non il luogo che ora gestisce casa mia».

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  3. Lo sé si está fuera de tema, pero estoy buscando empezar mi propio weblog y me preguntaba qué se precisa para configurarlo.
    ¿Asumo que tener un weblog como el tuyo costaría un centavo?
    No soy muy conocedor de Internet, conque no estoy 100 por cien
    seguro. Cualquier consejo o consejo sería apreciadísimo.
    ¡Gracias, volveré una vez más desde el instante en que marqué esta página y twitteé esto a
    mis seguidores!

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  4. Ciao
    Ti rispondo in italiano perche' pur parlando un discreto spagnolo non sono altrettanto bravo a scriverlo e non vorrei fare strafalcioni sopratutto sui verbi.
    Vai sul sito di Blogger e crei il tuo blog, non costa un euro ne' a crearlo ne' a mantenerlo.
    Fammi sapere quando lo hai fatto.....e firma i tuoi scritti su questo blog o non li pubblichero' piu'.
    Casa mia regole mie...
    Grazie.

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  5. Oggi ho firmato il contratto, per un anno per la casa di Caselle e mi hanno gia' dato le chiavi.
    Da domani iniziero' a trasportare le mie cose, sopratutto vestiti, biancheria, lenzuola, coperte ecc.
    E' ammobiliato e non serve altro.
    Visto che lascio, temporaneamente, casa mia nessuno mi mette fretta.
    Faro' le cose con calma.
    Fino a quando non arrivera' el frio, un paio di notti alla settimana continuero' a dormire su ,le altre qua' a Caselle.
    Diciamo che tutta questa fase e' una rottura di coglioni di livello 5 ma non fare piu' 100 km al giorno e' un risparmio di rottura di coglioni almeno di livello 9.

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  6. hola! certi capisalsi sono indispensabili nel caso casa, compagnia ed il budget giusto senza rinunciare a quello che la isla può offrire. Certo che poter comprare senza date strette si trovano veramente dei prezzi buoni. chao Enrico

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  7. Potendo il segreto è tutto qua'. Se sei vincolato a date fisse fai quello che puoi

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  8. Ma perche? C'è ancora gente che gira Cuba alla cazzo?Giuseppe

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  9. Mondiali Volley maschile
    Polonia-Cuba 3-1

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  10. Ciao Simone come stai? Io sono ancora a Cuba rientro settimana próxima. Come stanno le cose? É tutto paralizzato

    DAL PROPRIETARIO ITALIANO DI UNA RENTA A TRINIDAD...QUESTA È LA SITUAZIONE

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    1. Un amico italiano che si ferma nella Isla per tre mesi
      ha affittato una casa davvero bella(parlo per esperienza personale avendola vista)nel reparto Peralta a Holguín per 10cuc diari ...ha sicuramente influito sul prezzo finale il fatto che la occupi per cosi tanto tempo ma in passato quella casa andava via solo per 25cuc ....terrazzo spettacolare ed ogni comodità...
      saluti a tutti
      Andrea M.

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  11. Se si è sempre fermato 3 mesi non credo abbia mai pagato 25

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  12. Ho ricevuto altre due segnalazioni di nostri connazionali che hanno case particular ad Havana e Guardalavaca. Tutte case di livello e con servizi curati personalmente da loro.
    La situazione è drammatica. Settembre e ottobre senza prenotazioni.
    A loro dire, e mi sento di confermare, il tutto è dovuto dai proprietari cubani che nel periodo di vacche grasse hanno tirato il collo ai turisti, offrendo a costi esorbitanti servizi e case di basso livello.
    I turisti tornati a casa hanno sparso la voce e il risultato è questo.
    Nonostante i prezzi dei voli ormai ridicoli la gente preferisce vedere il malecon e l'habana vieja in cartolina e farsi 10 giorni in altri lidi dove a parità di prezzo ricevono un servizio decisamente migliore.

    Simone M&S

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  13. Vero, chiedere 50 ma anche 40 cuc al giorno per case tutto sommato normali e' stato un grosso errore.
    Come posso verificare nel ginnasio, cliente soddisfatto del rapporto qualita' prezzo ti porta altro cliente e via di seguito.
    Ne hanno approfittato e ora piangere serve a poco.

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    1. Mi ricorda un po' il modo di prendere la vita cubano. Prendi tutto quello che puoi oggi, domani si vedrà.
      Peccato che l'anello al naso il turista lo ha perso da tempo...

      Pensa che gli autisti chiedono 200 cuc + il pranzo per un escursione Havana - Vinales (2 ore e mezza di auto).
      In più fanno in modo di dirottarli presso i loro paladar e negozietti di souvenir di fiducia (propine). Il gioco è fatto!

      Simone M&S

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    2. Non a caso questo pezzo sull'organizzarsi permette anche di riuscire ad avere prezzi migliori anche dalle case,se le prenoti con buon anticipo.
      Gli autisti....praticamente un cuc a km...o quasi...e poi ci stupiamo se il turismo a Cuba e' in calo.

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    3. Stessa tratta con il Viazul (che alla fine non è poi così malaccio) 12 cuc a persona e 3 ore e 40 di viaggio. Nel caso più sfigato di 4 persone insieme spendi in totale 96 cuc (ida e vuelta) rispetto ai 200 cuc + pranzo del chulo di turno.

      Non parliamo poi del Josè Marti dove il prezzo per Habana è fissato a 25 cuc e invece trovi gli splendidi che te ne chiedono fino a 45...

      Simone M&S

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    4. Il taxista cubano, come quello di ogni parte del mondo, ha occhio...capisce subito fin dove puo' spingersi.
      Non dimentichiamo il taxista romano che chiese 500 euro a 2 giapu per pochi km di tragitto.
      25 cuc e' il suo prezzo dall'aeroporto alla citta' che sia taxi o particular.
      Poi chiaro...arrivera' il soito fenomeno di turno a dire ..."vi inculano! io pago 20..."

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  14. Mondiali Volley Maschili
    Italia-Belgio 3-0
    Vedere giocare cosi' bene Juantorena mi provoca un giramento di coglioni che non avete idea.

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  15. 16.00 Finlandia vs Cuba (Pool D, a Varna) differita tv su RaiSport dalle ore 00.20 del 15 settembre

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  16. El día de ayer, mientras estaba en el trabajo, mi hermana robó mi iPad y probó para ver si puede subsistir a
    una caída de treinta pies, solo para poder ser una sensación de youtube.
    Mi iPad ahora está roto y tiene 83 visitas. Sé que esto está totalmente fuera de tema mas debí compartirlo con alguien. ¡Volveré, ya que he marcado esta página como favorita
    y lo he twitteado a mis seguidores!

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  17. Due partite in 4 giorni...bella cazzata.
    Distorsione per fortuna gestibile al collaterale mediale del ginocchio.
    Il momento della bocciofila è sempre più vicino...

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