sabato 25 novembre 2017

HASTA LA VICTORIA, COMANDANTE


8 commenti:

  1. “YO soy FIDEL – FIDEL soy YO.” Di Giangiorgio Perricone

    Trinidad, 25 novembre 2016 h. 22,00 circa.
    E’ una tiepida “noche” di novembre a Trinidad ed io sono seduto con alcuni amici, sulla scalinata che porta alla Casa della Musica, in una splendida posizione con vista su Plaza Mayor, sto sorseggiando una “cerveza” ed ascoltando una dolce melodia cubana, che fa da sottofondo. In lontananza, sopra il bancone del bar, un televisore a schermo piatto, và. Una ragazza, una cameriera la guarda, distratta. E’ una bella ragazza. La osservo da lontano. All’improvviso la vedo portarsi le mani alla bocca, emettere un piccolo grido, coprirsi il viso, scoppiare in lacrime e scappare via su per la scalinata. La seguo con lo sguardo ma è già scomparsa nel retro del locale.
    Nel frattempo la musica si attenua fino a divenire silenzio, un cameriere, un altro, si avvicina veloce al nostro tavolo chiedendoci di pagare in fretta e andar via…. perché …. “E’ morto FIDEL.”
    Sento rompersi in me qualcosa, qualcosa di molto intimo. Guardo l’orologio. Sono le 22,35. Dovevo immaginarmelo.
    Intorno a noi la gente, borbottando, ora, a bassa voce, si è alzata e mestamente sta andando via, mentre tutte le luci dei locali intorno, dei ristoranti , dei bar , si spengono, una ad uno. Un passante triste e frettoloso mi conferma che solo qualche minuto prima Raul Castro alla televisione, ha dato il ferale annunzio.
    “Per quanto possa sembrare paradossale, non pensavo che Fidel potesse morire. Pensavo che ci avrebbe seppellito tutti, anche me”. Mi fa proprio uno strano effetto, questa morte, la vivo come se fosse finito qualcosa di molto intimo, di privato ma contemporaneamente anche di pubblico. Per me, per Cuba, per il mondo intero. Un epoca si chiude definitivamente. “Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma nessuno si aspettava questa tristezza”.
    Credo sia stato un Grande ed i Grandi non muoiono mai; le loro opere, le loro gesta sopravvivono alla dipartita fisica. Ed essendo io, uomo del Novecento, penso che stavolta, di Giganti non né rimane proprio nessuno.
    Il giorno dopo dalla stampa locale e dalla televisione apprendo che la salma del “Comandante en Jefe” sarà cremata e le Sue ceneri saranno tumulate nella sua Santiago, nel cimitero di Santa Ifigenia, accanto ai suoi compagni guerriglieri morti eroicamente oltre mezzo secolo fa e all’ombra del mausoleo di José Martì, il padre della patria. Una Carovana, con l’urna delle ceneri di Fidel attraverserà tutta l’isola, da la Habana a Santiago, in un ideale cammino a ritroso, toccando quegli stessi luoghi che quasi 60 anni prima, lo videro trionfatore, dopo la fuga con la cassa, di Batista, prima ad Haiti e poi negli Usa, avvenuta la notte dell’ultimo dell’anno.
    E’ così, d’impulso, decido di lasciare i miei compagni e proseguire il mio viaggio al seguito della Carovana fino a Santiago. Voglio esserci, voglio essere presente, voglio partecipare, toccare con mano e poter raccontare un giorno … e dire: “C’ero anch’io”.
    Dire che la Carovana con la piccola urna delle ceneri del Comandante abbia incontrato un successo strepitoso, vorrebbe dire sminuire ciò che veramente è stato. Nessun potente della terra, nessun segretario di stato, Papa o eroe di guerra è mai stato al centro di tanto affetto. Una folla immensa nelle piazze attraversate e poi la gente … gente ovunque lungo la strada, fin nel più piccolo “pueblicito”, nell’ultimo campo, ai piedi dell’ultimo monte.

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  2. Tutti, dico, tutti i cubani e non solo, sono andati a tributare l’ultimo saluto a Fidel, al grido “Yo soy Fidel-Fidel soy Yo”, a significare che il Comandante è una sola cosa con il suo popolo ed il suo popolo una sola cosa con il suo Comandante.
    Per giorni, la televisione e la radio hanno trasmesso, in diretta, ininterrottamente, la radiocronaca di quanto avveniva lungo il tragitto della carovana, i paesi che attraversava, le città, la gente assiepata lungo la Carretera Central. Il primo giorno, all’inizio il radiocronista faceva riferimento al Feretro del Comandante come all’Urna con le Ceneri di Fidel, ma già dal secondo giorno, parlava direttamente di Fidel. “Fidel è arrivato in tale città, Fidel ha salutato per l’ultima volta El Che a Santa Clara. Fidel è stato accolto da una moltitudine di gente in attesa per ore”. Non era più il feretro ad attraversare l’isola ma Fidel stesso che ancora una volta, salutava la sua gente, il suo amato popolo, il popolo di Cuba.
    Centinaia di migliaia di persone hanno invaso le piazze, le strade, i campi dove passava la carovana e non mi si venga a dire, come hanno tentato di fare e di dire alcuni giornali o pseudo-esperti occidentali, che i cubani erano obbligati a farlo, a presenziare.
    Io c’ero, ero lì, ho vissuto quei momenti e ho visto con i miei occhi.
    Tutti, proprio tutti, i miei amici e conoscenti cubani ed io con loro, erano presenti lungo la Carretera Central, al passaggio di “Fidel” perché sentivano il dovere di esserci, perché era giusto veder passare ancora una volta Fidel. E l’emozione, la commozione, i volti rigati di lacrime erano veri; sia tra i vecchi ancora legati alla rivoluzione, sia tra i giovani con gli smartphone o i tablet in mano, pronti a immortalare quei momenti, sia tra bimbi con le bandierine in mano e la scritta sul volto, con il pennarello, “YO SOY FIDEL”. Con Fidel passava per quella strada anche una gran parte della loro vita, vita che non tornerà mai più.
    Fidel è stato, per tutti i cubani, padre, marito, amante, figlio, nonno, zio, c’è stato nei giorni buoni e in quelli cattivi, è stato uno da benedire o da maledire a secondo di come andavano le cose.
    “Fidel soy Yo - Yo soy Fidel” vuol dire che, se anche Lui ci ha lasciato, il suo pensiero, le sue opere, l’idea che un altro mondo sia possibile, resteranno sempre con noi e ci aiuteranno a tirare avanti.
    Quando la Carovana è giunta a Santiago ed ha sostato al Parque Céspedes, in quella stessa piazza dove Fidel ha pronunziato i suoi più importanti discorsi e nell’aria si sono diffuse le parole e la musica della “Canciòn del Elegido” (in memoria di Fidel Castro Ruz), sono riecheggiata le parole che, nel 1984, Fidel pronunziò, nell’insignire la città di Santiago del titolo di “Héroe de la Repùblica de Cuba” per l‘ opera da essa svolta :“….!Tu nos acompanaste en los dias màs difìciles, aquì tuvimos nuestra Moncada, nuestro 30 noviembre, nuestro 1 de Enero. A ti te honoramos especialmente hoy, y contigo todo a todo nuestro pueblo, que esta noche se simboliza en ti. Que siempre sean de ejemplo de todos los cubanos tu heroìsmo, tu patriottismo y tu espìritu rivolucionario! Qué siempre sea la consigna heroica de nuestro pueblo la que aquì aprendimos: Patria o Muerte! Qué siempre nos espere lo que aquì conocimos aquel glorioso 1 de Enero: la Victoria …. Gracias Santiago!!!!!!”*
    Sembrava che quelle ceneri parlassero e la folle esplose in una sola voce: “YO SOY FIDEL-FIDEL SOY YO”. L’emozione raggiunse l’apice lasciandomi senza respiro. Pochi, intorno a me, erano i volti non rigati dalle lacrime. “Ed io c’ero. Ero lì e queste non sono frasi o parole riportate. Le ho sentite, viste, vissute in prima persona.” Dalla balconata dell’Hotel Casa Grande osservando la gente e le scene che si svolgevano lì, ai miei piedi, lo confesso …, a quelle parole, sopraffatto dalla tensione e dall’emozione, anch’io ho gridato: “YO SOY FIDEL – FIDEL SOY YO” ed ho pianto.
    “!Hasta la victoria, siempre. Comandante!”.

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  3. ALESSANDRO ZARLATTI
    Il mio Fidel
    Pioveva. Per meglio dire: piovigginava ieri sera. Nonostante questo, con Emanuele avevamo deciso di andare a bere qualcosa in un locale vicino a Linea. Chiacchiere tranquille. Birra. Cicartici. Perché intorno ai cinquant'anni parli di cicatrici e dei cerotti che metti. Poco altro. La mattina ero andato con Yeislany a ritirare la nostra sentenza di divorzio. Due amici io e lei. Poi le avevo detto di tenere lei quei fogli perchè il mio zaino era pieno di olio. I miei soliti casini. Moto mezza rotta, lasciamo perdere. Lei mi aveva detto che se per Natale non avevo programmi potevo passare la vigilia da loro. Io non avevo programmi. Neanche per il pomeriggio, figurati. Pioveva. A tratti. Io ed Emanuele bevevamo in una giornata così. Poi una ragazza è scoppiata a piangere. L'ho seguita con lo sguardo e si è nascosta nel retro. Hanno abbassato la musica e ci hanno detto di pagare in fretta perchè era morto Fidel. Dovevo immaginarlo. Pioveva. Ed era finito qualcosa di privato e qualcosa di pubblico insieme. Per me. Per Cuba. Allora io ed Emanuele abbiamo preso la mia moto e siamo andati a vedere L'Avana. Era notte. Il Malecòn, poi calle 23, La rampa. Abbiamo deciso di lasciare la moto e di andare a piedi. Non sapevamo bene cosa stessimo cercando. Forse anche soltanto qualcuno che condividesse con noi quella nuova cicatrice. L'Avana mi ha dato una nuova lezione di eleganza. I locali hanno chiuso uno ad uno, lentamente, in silenzio. Si sono spente le luci e la gente ha bevuto l'ultima birra chiacchierando a voce bassa. Ho pensato che la notizia era quella. Un'epoca che si chiudeva nel silenzio, fuori e dentro di me. Poche parole da dire. Poca voglia di dirle. Pochi slogan. Passare e ripassare sul palato il sapore delle cose che vanno come devono andare e poca voglia di ricamarci sopra. Nel 1995 ho incontrato per la prima volta quest'isola. Nel 1995 ho incontrato per la prima volta questa Rivoluzione e una donna incredibile. Le due cose non si sono mai separate. Fino a ieri. Cuba che era Fidel e Fidel che era Cuba. Un altro legame inseparabile. Credo che sia stato un genio. Uno dei pochi. Con lui ho imparato un comunismo virile, incredibilmente lontano dai salotti italiani che mi davano la nausea. Da lui, dal suo popolo (è una ridondanza) ho imparato che il comunismo è coraggio e cultura, è forza e riflessione, è schiena dritta e amore. Questo mi ha insegnato Fidel, questo ha insegnato al suo popolo. Questo mi hanno insegnato le mie donne cubane. Yeislany, e poi Dalia e poi Mabel. Da sempre non riesco a separare il privato dal pubblico e da sempre questa continua sovrapposizione mi ha fatto amare in modo viscerale questo luogo e queste donne. Le riflessioni strettamente politiche mi interessano il giusto, oggi. Oggi andiamo avanti con le ossa rotte, ossa rotte pubbliche e private. Vorrei passarlo con loro, tutte loro, questo capitolo che si chiude. Pioveva. Piovigginava. Io ed Emanuele siamo tornati a casa tardi. Un'altra birra e poi un 'altra. L'imbarazzo di dire cose scontate. Era nell'aria, certo. Ma poi le cose nell'aria fanno male come quelle inattese.
    Alzo un pugno forte dentro di me per salutare il mio Fidel e insieme a lui gli amori che hanno dato un senso alla mia vita. Muoiono insieme. Ma gli amori non muoiono mai.

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  4. DAL BLOG 5/12/2016

    NESSUNO COME LUI

    Ho seguito giorno dopo giorno la documentazione fotografica dell'ultimo viaggio del Comandante en Jefe, la carovana col feretro ha percorso a ritroso un cammino fatto 60 anni fa da Fidel per prendere il potere da Santiago a La Habana dopo che Camilo e il Che avevano sconfitto i governativi e Batista si era tolto dai coglioni la notte di capodanno, fuggendo in Usa con il forziere e le sue zoccole al seguito.
    E' stato l'ultimo viaggio di Fidel prima di essere tumulato nel cimitero di Santiago accanto ai suoi compagni guerriglieri morti eroicamente oltre mezzo secolo fa.
    Dire che la carovana che trasportava il piccolo feretro del Comandante dopo la cremazione abbia incontrato un successo strepitoso, vorrebbe dire minimizzare cio' che e' veramente accaduto.
    Nessun potente della terra, nessun presidente, segretario di stato, Papa, Pope, eroe di guerra o quello che volete voi e' mai stato al centro di tanto affetto e probabilmente lo sara' mai.
    Folla immensa a La Habana e poi gente ovunque, da ogni citta' che la carovana ha attraversato fino al piu' piccolo pueblecito nell'ultimo campo ai piedi dell'ultimo monte, tutta la gente e' andata a tributare l'ultimo saluto a Fidel.
    Il tutto al grido di “Fidel soy yo” per significare che il Comandante e' una sola cosa col suo popolo e il popolo una sola cosa col suo Comandante.
    La Stampa di Torino ha seguito con un paio di discreti inviati il viaggio della carovana.
    All'inizio il feretro veniva definito come le ceneri di Fidel, ma gia' al secondo giorno si parlava direttamente di Fidel.
    “Fidel e' arrivato in quella citta', Fidel ha salutato per l'ultima volta El Che a S.Clara, Fidel e' stato accolto da una multitudine di gente in attesa per ore”.
    Fidel, come se fosse ancora vivo, come se la sua presenza fosse davvero palpabile nella calda aria della maggiore delle Antille.
    Non era un feretro che attraversava l'isola ma Fidel stesso che, ancora una volta, salutava la sua gente, il suo popolo, il popolo di Cuba.
    I giornalisti hanno intervistato la gente;
    “Domani cosa fara'”
    “Domani ricomincero' a vivere normalmente, ma oggi era giusto che io fossi qua' a salutare il mio Comandante”
    “Lei e' medico, cosa ne pensa?”
    “Io sono medico ma sono nato povero e sono un negro.
    Senza Fidel lei crede che io avrei mai potuto essere un medico, studiare ed aiutare altra gente?”
    Giusto per fare un'esempio.
    Centinaia di migliaia di persone hanno invaso le piazze, le strade, i campi dove passava la carovana e non si tiri fuori la cazzata che erano obbligati a farlo.
    Decine di miei amici tuneri erano presenti in piazza perché sentivano che dovevano esserci, che era giusto vedere passare ancora una volta Fidel.
    Con Fidel passava per quella via anche una larga parte della loro vita, che non tornera' mai piu'.
    Fidel e' stato padre, figlio, zio, abuelo, marito, amante, c'e stato nei giorni buoni e in quelli bastardi, e' stato uno da benedire o da maledire a seconda di come andavano le cose.
    Fidel e' Fidel senza se e senza ma.
    “Fidel soy yo” vuole anche dire che, anche se lui ci ha lasciati, il suo pensiero, le sue opere, l'idea che un'altro mondo sia possibile resteranno sempre con noi e ci aiuteranno a tirare avanti.
    Las Tunas, la mia Tunas, la Tunas quemada ante que esclava, la Tunas rebelde e Rivoluzionaria e' scesa tutta in piazza, le foto sono impressionanti, davvero impressionanti.
    C'era anche Grande Torino che ha risposto PRESENTE per l'ultimo saluto al comandante en Jefe.
    Tutto il familion, da los abuelos ottantenni, al boss, alla moglie, la fanciulla, e poi zii, cugine, bambini ecc....tutti.
    Da ieri Fidel riposa accanto a Marti', Cuba continuera' per la sua strada solidale e Socialista.
    Hasta la Victoria Siempre, Comandante.

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  5. DAL BLOG 16/3/2017

    SENZA FIDEL

    Il prossimo, imminente, viaggio nella maggiore delle Antille sara' il primo....senza El Comandante en Jefe.
    Anche se solo per poche ore, quando a novembre ho lasciato l'isola, Fidel era ancora in questa valle di lacrime.
    Non solo.
    Nulla faceva presagire la fine del suo percorso terreno.
    Un paio di settimane prima un capo di stato era andato a trovarlo, Cubadebate aveva postato la solita foto col Comandante in tuta ginnica, seduto, che conversava col suo ospite.
    Fidel ci ha lasciati poche ore dopo la mia partenza dal Jose' Marti'. Quando sono atterrato a Torino, dopo lo scalo olandese, il mio amico Villans taxista e' venuto a prendermi, ho riacceso il movil e ho visto alcuni messaggi che parlavano della sua morte e dei festeggiamenti della gusaneria di Miami.
    Gia' i rientri non sono mai esattamente il carnevale di Rio, questo e' stato, se possibile, ancora meno gradevole.
    Ho poi seguito, dandone notizia sul blog, la lunga carovana che ha portato le spoglie del Comandante attraverso la sua Cuba verso il luogo, Santiago, del suo ultimo riposo.
    Un viaggio dove tutta Cuba e' scesa letteralmente in strada per l'ultimo saluto a chi l'ha tenuta per mano, ogni giorno, ogni mese, ogni anno.
    Quale Cuba mi aspetta ora al ritorno dall'altra parte della mia vita?
    I grandi cambiamenti ci sono gia' stati in questi anni in cui Fidel e' stato in disparte, delegando il potere a Raul.
    Non e' stata solo una delega formale, Raul ha fatto fuori la corte dei miracoli che il fratello aveva attorno, per sostituirla con militari, ex militari, (ammesso che a Cuba un militare diventi un ex...) gente de la seguridad dello stato.
    Spinto dagli avvenimenti che sconvolgevano il mondo, immerso nella piu' devastante crisi economica dagli anni 20', Raul ha fatto quello che Fidel non ha potuto o piu' probabilmente voluto fare.
    Possibilita' di viaggiare all'estero, proprieta' di case e auto, possibilita' di accedere ad ogni struttura turistica dell'isola, possibilita' di aprire una attivita' por cuenta propria, apertura al grande nemico del nord, visita di Obama ecc.....
    Quindi la Cuba di Fidel, come spesso mi ricorda il boss del familion durante i i nostri “storici” discorsi da dopocena, gia' non esisteva piu'.
    Pero' Fidel esisteva ancora, scriveva riflessioni, era presente nella vita civile, ogni tanto andava in giro, riceveva presidenti e Papi, diceva la sua sul dove sta' andando il pianeta.
    Il cubano sapeva che, anche se non piu' in cabina di comando, il vecchio Caballo vegliava ancora su ogni alba e ogni tramonto che attraversava l'isola.
    Era gia' leggenda, ancora prima di diventarlo.
    Forse, il cubano, si e' reso conto che avrebbe perso presto il suo Comandante quando Fidel, nel suo breve discorso al congresso del Partido, disse chiaro che sarebbe stato l'ultimo discorso e che il suo tempo stava per finire.
    Quel Satanasso che ora stara' giocando a briscola e 3 sette con Manitu' in persona, oltre a prevedere dove stava andando il mondo era, con ogni probabilita', riuscito a sapere anche quando sarebbe stato il momento di spegnere la luce.
    La verita' e' che il cubano ora si sente piu' solo, Fidel e' stato padre, marito, figlio, amante, chulo allo stesso tempo per intere generazioni di cubani, anche se non era piu' lui a pigiare i bottoni del comando la gente sapeva che....c'era.
    Sono curioso di capire l'aria che tira in questo lungo dopo Fidel che e' anche il preludio al dopo Raul, visto che il prossimo anno dovrebbe cedere il bastone di comando, forse, a Diaz Canel.
    Mantenendo pero' quello di Jefe del Partido....scusate se e' poco.
    Ho lasciato la Cuba di Fidel e ritrovero' la Cuba senza Fidel, a priori non una bellissima sensazione.
    Forse, anzi sicuramente, non sara' cambiato nulla rispetto al mio ultimo viaggio, ma sento che.....un senso di vuoto mi sta' aspettando da quel lato del bloqueo.

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  6. DAL BLOG 14/11/2017

    UN ANNO SENZA FIDEL

    E' passato oramai un anno ma il ricordo resta nitido.
    Avevo trascorso l'ultimo giorno della mia vacanza a La Habana.
    Ero arrivato in mattinata da Las Tunas col Viazul, avevo appuntamento con un amico italiano per passare qualche ora insieme, prima della mia partenza serale per l'Italia.
    Tutto era normale, tutto tranquillo, la Cuba di sempre.
    In aeroporto avevo guardato, nell'attesa di imbarcarmi, distrattamente el noticiero, le solite cose, i soliti servizi di sempre, nulla di nuovo.
    Il volo di rientro tranquillo, lo scalo ad Amsterdam, poi il volo per Torino dove ad attendermi c'era un'amico che mi avrebbe portato fino a casa.
    Accendo il movil e mi ritrovo una marea di messaggi...
    Era morto Fidel.
    Non c'era stata alcuna avvisaglia, certo tutti sapevamo che la candela si stava spegnendo, el Comandante en Jefe stesso, stretto nella sua tuta da ginnastica Adidas che era diventata la sua uniforme da quando aveva ceduto il potere a Raul, aveva salutato tutti in un breve discorso al congresso del Partido pochi mesi prima.
    Fidel ha sempre visto lungo, anticipato i tempi prevedendoli, sapeva che gli restava poco da vivere.
    Pero' tutti, cubani in testa, pensavamo fosse una sorta di Moloch immortale.
    Fidel non poteva morire.
    Invece apro il movil e leggo la bruttissima e triste notizia.
    Un senso di vuoto....di mancanza, di assenza....avevo trascorso quasi 20 anni nella sua Cuba, quella che si era conquistato, voluto e plasmato.
    Mi sembrava impossibile che non ci fosse piu'.
    Vado su You tube e vedo l'annuncio di Raul, dato alle 22.30 della sera prima, ero gia' in volo, quell'annuncio con un rabbioso “Hasta la Victoria Siempre” finale, come a dire che nulla finiva, nulla sarebbe cambiato.
    Fidel era, ufficialmente, fuori dai giochi da un decennio, con un colpo di teatro era uscito dalla porta principale del potere causa malattia passando, non si e' mai saputo quanto volentieri, le redini dell'isola al fratello.
    Fratello rispettato, temuto ma mai veramente amato dai cubani, almeno fino a quel momento.
    Era fuori dai giochi ma sempre presente da dietro le quinte, quando le sue condizioni di salute lo permettevano riceveva i capi di stato importanti che visitavano l'isola.
    Diciamo che aveva lasciato la ribalta ma, dalla seconda fila, continuava a far sentire la sua voce importante, tramite anche le sue riflessioni.
    Leggere oggi cio' che scriveva 10 anni fa sui mutamenti climatici permette, ancora una vola, di capire che aveva ancora una volta visto lungo.
    Riflettevo, mentre l'auto mi portava a casa, sul come sarebbe stata la Cuba senza Fidel probabilmente non sarebbe cambiato nulla, sarebbe solo stata un po' piu' triste.
    Fidel non e' stato un Presidente della Repubblica, un Primo Ministro, un Presidente del Consiglio, e' stato El Comandante en Jefe di un intero popolo, solo un cubano puo' capire la differenza.
    L'ultimo viaggio del suo feretro verso il riposo finale a Santiago vale piu' di mille parole.
    Tutto un popolo e' sceso in strada, spontaneamente (tutti i miei conoscenti cubani lo hanno fatto e non li ha certo obbligati nessuno) per tributare l'ultimo saluto al Comandante, al Padre, al Fratello, all'Amante, al Combattente...a tutto.
    Si perche' Fidel e' stato, nel bene come nel male, tutto per Cuba.
    Non so quanto approvasse il riavvicinamento fra l'isola e le terre confederate, sancito dalla visita di Obama che comunque non ha incontrato, forse per reciproca decisione.
    Di sicuro c'e' che col Trumpo il Comandante sarebbe andato a nozze.
    Uno che e' sopravvissuto a 12 presidenti, centinaia di tentativi di omicidio, assalti, invasioni, guerre calde e fredde non avrebbe avuto problemi a confrontarsi con un decerebrato.
    Gia' me lo immagino rispolverare il mantra del paese assediato ed in stato di guerra non dichiarata.
    Hasta Siempre Comandante Fidel!

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  7. DAL BLOG
    giovedì 29 giugno 2017
    FIDELISTI

    Tempo fa, in uno dei soliti reportage che i giornalai italici tentano di fare quando vogliono parlare male di Cuba, intervistarono un vecchio fabbricante di sigari della provincia di Pinar del Rio, zona particolarmente ricca di piantagioni di tabacco.
    Il vecchiarillo, col viso scavato da rughe antiche, con infinita pazienza spiegava al giornalaio che la maggior parte dei cubani non e' Comunista.
    E' Fidelista.
    Fidel ha detto loro che sono anche Comunisti ma questo, tutto sommato, si e' trattato di un fatto marginale.
    Le parole Comunista e Comunismo, a Cuba, sono sempre state usate con molta parsimonia in ogni sede, dai telegiornali, ai discorsi ufficiali, dalla mesa redonda alle gazzette ufficiali.
    Al contrario si e' sempre parlato di via cubana al Socialismo, alla costruzione del socialismo e via discorrendo.
    Chiunque sia un filino dentro a queste dottrine che sono molto piu' moderne di quanto si creda, sa che il Socialismo e' una tappa di passaggio verso il Comunismo.
    A Cuba, putroppo o per fortuna hanno visto un po' di Socialismo, il Comunismo non lo vedranno mai.
    Il vecchiarillo, in realta', voleva dire che lui e la maggior parte dei cubani hanno seguito e seguono Fidel in tutto cio che ha detto e fatto, che continuano a seguirlo nella sua attuale emanazione rappresentata da Raul.
    La gente ha appoggiato l'uomo piu' che la dottrina; l'uomo con i suoi difetti, le sue contraddizioni, i suoi sbagli, le sue vittorie e le sue sconfitte.
    Non importava se si era Comunisti, Socialisti o avventizi del settimo giorno, si era Fidelisti con tutto cio' che questa scelta comportava.
    Per un non cubano non e' facile comprenderlo, ma Fidel e' stato il padre, il fratello, lo zio, il marito, l'amante, il figlio, il nonno e poi il bisnonno.
    Lo hanno visto in tv ore ed ore ogni giorno, hanno seguito i suoi interminabili discorsi, sacramentando quando questi tracimavano nell'orario de la novela.
    Hanno cantato l'inno in piedi, sull'attenti guardando il suo ritratto, sono andati a dormire con lui e si sono risvegliati con lui.
    Lo hanno visto da lontano ma anche da vicino nei defile', ogni volta che lui arrivava dalle loro parti.
    Lo hanno accompagnato, a milioni, nel suo ultimo viaggio verso la meta finale, come non e' toccato a nessun capo di stato di nessun paese al mondo.
    Fidel non e' stato un capo di stato, un presidente del consiglio, un presidente della repubblica, un primo ministro.
    E' stato il Comandante en Jefe....non e' la stessa cosa.
    Occorre dire che non era, in origine, per cultura ed estrazione sociale, neppure Comunista.
    Gli yankee, inizialmente, non lo vedevano neanche di cattivissimo occhio, vogliosi com'erano di liberarsi di quella sanguisuga inetta di Batista.
    Poi accadde cio' che accadde, Castro fu costretto a gettarsi fra le pericolose braccia dell'orso russo con tutti i rischi che, dalla crisi dei missili in poi, questo ha comportato per Cuba.
    A quel punto la scelta era fra abbracciare i sovietici o....morire.
    Un leader, uno statista, un Comandante en Jefe deve nei momenti difficili fare le scelte che piu' possono essere funzionali per il suo popolo.
    Cosi' Fidel e Cuba diventarono, non so con quanta convinzione, Comunisti.
    Se giri per Cuba e parli con la gente di Marx ed Engels, del Manifesto e di Lenin....non sanno neanche da dove iniziare.
    Voi comunque non fatelo....anzi e' meglio che quando siete sull'isola di politica proprio non parliate, godetevi la vacanza.
    Alla fine il vecchiarillo aveva ragione; il Cubano e' Fidelista e continuera' ad esserlo fino a quando Raul avra' lo scettro del comando, troppo grande e' il rispetto che il popolo ha per chi fece la Rivoluzione.
    I problemi potrebbero iniziare quando a capo del meccanismo ci sara' qualcun'altro che, di quella Rivoluzione, ha solo sentito parlare.
    Lo scopriremo solo vivendo, amici miei.

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  8. DAL BLOG
    domenica 27 novembre 2016
    HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!

    Oggi, per la riapertura del blog (avrebbe dovuto riaprire domani ma...la cronaca ha sempre la precedenza) avevo in mente un altro pezzo, diciamo il solito pezzo di “rientro”.
    Poi...sabato, verso le 11 del mattino arrivo a Caselle da Amsterdam, un Villans viene a prendermi per portarmi a casa.
    Salgo in auto, accendo il movil, nel nostro gruppo di whatsapp apprendo della morte del nostro Comandante en Jefe.
    Sono partito da Cuba alle ore 17 cubane del venerdi e tutto era tranquillo.
    Fidel aveva pochi giorni fa ricevuto il presidente del Vietnam in visita privata, sembrava quello di sempre.
    A Cuba nessuna notizia, ovviamente, era trapelata sul conto di un'eventuale peggioramento delle condizione di salute del Comandante en Jefe.
    L'annuncio al popolo di Cuba lo ha dato Raul, affermando che il fratello era deceduto alle 22.19, forse e' accaduto qualche ora prima ma questo non e' importante.
    Tutti i telegiornali hanno dato la notizia per prima, accompagnandola con servizi e filmati, fra cui quelli della gusaneria di fancazzisti festanti a Miami.
    La morte del Leader Maximo ha gia' raggiunto l'obiettivo di rendermi un po' piu' simpatico Trump.
    Faccia un culo cosi' a tutta quella gente, tiri su 10 muri e tolga la lej di ajuste cubano una volta per tutte.
    Volete giocarvela?
    Bene allora partite alla pari con messicani, peruviani, guatemaltechi e con chiunque voglia, con un viaggio, risolvere la propria vita in qualche modo.
    Che la fiesta finisca una volta per tutte.
    Detto questo cos'altro posso aggiungere su un personaggio di una grandezza simile?
    Si tratta dell'ultimo grande della storia, non credo che in futuro ce ne saranno altri.
    Ci lascia da vincente dopo aver fottuto una doppia cifra di presidenti statunitensi, aver portato una piccola isola agli onori del mondo, solevandola dalla schiavitu' culturale ed economica, consentendole di avere sempre ed in ogni occasione di la schiena dritta.
    Errori?
    Certo, senza dubbio.
    La storia pero' lo ha gia' assolto relegando i suoi avversari al ruolo di nani e ballerine.
    Non fatevi prendere per il culo da chi ha tanto tempo libero e non sa come occuparlo, non esistono opposizioni serie che non siano 4 sfaccendati che sperano di spillare qualche soldo all'amministrazione americana, un po' come fecero la bloggara a gettone e le ladrones en blanco.
    Ho conosciuto e mi sono innamorato della Cuba di Fidel, oggi convivo con quella di Raul in attesa di sapere come sara' la prossima, ma senza quella di Fidel e della sua Rivoluzione un bel pezzo della mia vita sarebbe stato differente.
    Non so se migliore o peggiore, sicuramente differente.
    Tutto il mondo sta' tributando i giusti onori all'Jefe della Rivoluzione Cubana, persino un'inutile idiota come Gentiloni si e' sentito in dovere di dire le sue cazzate.
    Gentiloni che parla di Fidel...come cazzo siamo arrivati a questo punto in questo paese?
    Saviano che habla mierda grazie anche ai soldi delle tasse del vostro umile scriba....
    Ovviamente questo blog Rivoluzionario, che pero' non ha mai fatto mancare le sue critiche alla Rivoluzione, piange il suo Comandante in Capo, il suo Lider Maximo.
    HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!!!

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