sabato 5 maggio 2018

AMERICHE

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Come al rientro da ogni viaggio vi propongo una breve carrellata sulla situazione che stanno vivendo gli altri paesi della regione.
In Italia leggiamo spesso articoli falsi, pilotati e sconclusionati sull'argomento, articoli che troviamo su giornali schierati in una certa direzione.
Quando sono a Cuba, ovviamente, cambiano le mie fonti di informazione ; Tv cubana e Telesur, anche loro schierate.
Diciamo allora che se riusciamo ad individuare una via di mezzo fra le cazzate dei nostri giornali e le notizie spesso gonfiate degli organi d'informazione reperibili a Cuba, forse ci avviciniamo ad una sorta di verita'.
Recentemente ci sono stati 4 cambi di governi a favore di forze del centrodestra nella regione; un paio tramite regolari elezioni (Argentina e Cile), uno con una sorta di truffa (Brasile) ed uno con un vero e proprio colpo di stato (Honduras).
Ho visto una trasmissione su Telesur condotta dall'ex presidente dell'Equador Correa, l'ex mandatario intervistava Cristina anche lei ex presidente dell'Argentina.
Cristina affermava che, secondo fonti del FMI, al momento dell'insediamento dell'inutile Macri, il paese aveva il tasso di inflazione piu' basso dei suoi ultimi 200 anni di storia.
Ripeto, fonte del Fondo Monetario internazionale.
Quello che i nostri giornali non raccontano sono le cariche della polizia argentina nei confronti dei lavoratori, scesi in piazza per protestare contro il rincaro di ogni genere di prima necessita' e la vertiginosa perdita del potere di acquisto del peso.
Ho anche una fonte un po' piu' diretta; in palestra vengono madre e figlio argentini in Italia da molti anni.
Il padre ha perso il lavoro da noi, e' rientrato a Buneos Aires e con 2 fratelli sta' per aprire un supermercato.
La signora mi conferma che la situazione economica del paese sta' precipitando di mese in mese, ma d'altronde gli argentini hanno voluto Macri e ora...se lo puppino tutto.
Nei commenti trovate una notizia sull'Argentina proprio di ieri.
Mentre ero giu' c'e' stata, a Lima, la cumbre de Las Americas destinata ai leader politici della regione, da cui il Venezuela e' stato tenuto fuori.
Ferri molto corti nei discorsi fra il vice presidente yankee e Bruno Rodriguez, cose da fare impallidire Fidel e Reagan.
In contemporanea si e' svolta, sempre a Lima, la cubre de los pueblos con la partecipazione di elementi delle societa' civili di vari paesi.
Sono stati accreditati 3 elementi di non ben precisate gusanerie controrivoluzionarie cubane.
Apriti cielo! La delegazione cubana ha fatto il diavolo a 4 con un durissimo intervento dell'ambasciatore di Cuba in Peru'.
Lula e' finito al gabbio in Brasile, ovviamente trattasi di una evidente manovra per non farlo candidare alle presidenziali che vincerebbe a mani basse.
Il tutto per un'appartamento mai acquistato, dietro il quale ci sono discorsi legati a una non ben precisata e tutta da provare corruzione.
In Salvador, nel 2017, una legge aveva vietato l'uso del mercurio nelle miniere, pare che ora, questa legge, dietro la spinta delle grandi aziende estrattive, voglia venire abrogata con fortissimo rischio di disastri ambientali.
Del Nicaragua abbiamo gia' parlato, cio' che e' successo e' solo un piano per destabilizzare i sandinisti e Ortega, un aumento del 5% delle imposte alle aziende sulle pensioni non giustifica certo un simile putiferio.
In Venezuela, secondo i nostri giornali, la gente sarebbe piu' o meno al cannibalismo, le fonti di informazione locali fanno vedere manifestazioni oceaniche in appoggio a Maduro e il Presidente stesso che consegna altre case alla povera gente.
Ognuno la pensi come vuole.
Continua la querelle fra Bolivia e Cile con il primo paese che chiede la secondo uno sbocco al mare, a cui se ne aggiunge una seconda col Guatemala che pretende alcuni territori attualmente del Belize ma su quest'ultima faccenda so francamente poco.
Si vota in Paraguay ma di novita' in questo paese ce ne saranno poche.
Mariano Rajoy in visita ufficiale in Argentina ha reso omaggio alle vittime della dittatura, peccato non lo abbia mai fatto in patria per le vittime del franchismo.
Maradona commentera' i mondiali di calcio, a suo modo, su Telesur.
Questo e' quanto.
 

24 commenti:

  1. Al prezzo di 16 milioni di euro versati a Rcs e Gazzetta dello Sport il Giro d'Italia è stato venduto a Israele: tre tappe sul territorio israeliano e partenza con una cronometro individuale da Gerusalemme.
    A Gino Bartali, a quanto pare salvatore di ebrei durante la guerra, viene conferita la cittadinanza postuma. Se fosse vivo forse guarderebbe al di là del muro che separa israeliani da palestinesi e non sarebbe poi tanto contento. La canzone di Paolo Conte dice che Bartali aveva "un naso triste come una salita".
    Sempre che gli israeliani non si siano comprati pure i diritti del pezzo di Conte e cambiato le parole.

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  2. L’idea che bastasse mandare a casa il solito populismo peronista per rimettere in sesto l’Argentina e cancellare le abitudini del passato non è durata molto. A due anni dalla vittoria di Mauricio Macri — primo liberale dichiarato dopo decenni — il Paese sudamericano è di nuovo sull’orlo di una crisi finanziaria. In una situazione non drammatica come quella che portò al crac del 2001-2002, ma che rende difficile non evocarlo. Tutto ruota attorno alla più classica delle tradizioni argentine — più del tango e dell’asado di carne — e cioè la corsa a liberarsi del peso e accumulare dollari ai primi segnali di crisi.
    In pochi giorni la moneta locale ha subìto un collasso, spingendo la banca centrale ad aumentare per tre volte i tassi di interesse. La stretta è arrivata al 40 per cento e gli interventi delle autorità monetarie per fermare la domanda hanno toccato i 5 miliardi di dollari. Ormai per comprare un biglietto verde servono 23 pesos, il livello più alto da quando saltò la convertibilità, il rapporto 1 a 1 tra le due monete negli anni Novanta. Stavolta in soli quattro mesi il peso ha perso quasi un quarto del suo valore. L’altra misura di Macri è stato tagliare la previsione di deficit pubblico dal 3,2 al 2,7 per cento del Pil, sempre con l’obiettivo di calmare i mercati.
    Quando sostituì Cristina Kirchner, il presidente di origini calabresi promise di liberare l’Argentina dagli effetti nefasti del populismo con una politica di rigore finanziario che avrebbe riportato il Paese alla crescita. Vennero eliminati i controlli sul cambio e quelli sulle importazioni, favorite le esportazioni e eliminate le tariffe pubbliche a prezzi calmierati. È stata chiusa definitivamente la lunga vertenza sui tango bonds con i fondi che ancora ne avevano in portafoglio da 15 anni. La fiducia dei mercati è venuta via via diminuendo quando ci si è resi conto che la ricetta non funzionava granché.
    L’inflazione in Argentina è ancora molto alta (attorno al 25 per cento all’anno, con un obiettivo ufficiale di portarla al 15), la crescita incerta mentre gli indici di disoccupazione e povertà restano alti. L’aumento dei tassi a livello internazionale, a partire da quelli Usa, ha accelerato la crisi. Infine una nuova tassa sui capital gain degli investitori stranieri voluta dal governo per ridurre il deficit ha fatto scattare la corsa a vendere pesos e comprare dollari. Sta succedendo anche nel vicino Brasile, ma in Argentina la fragilità dei conti pubblici ha effetti assai più evidenti.
    «È tutto sotto controllo — assicura il capo di gabinetto Marcos Peña —. Una situazione di volatilità come quella che stiamo attraversando può accadere con il cambio flessibile, con il quale stiamo imparando a vivere». La popolarità di Macri è in calo, perché i sacrifici chiesti alla gente per normalizzare un’economia drogata dai precedenti governi si stanno rivelando assai più pesanti del previsto. In tutto questo c’è chi vede il desiderio di Macri di arrivare alla rielezione (alla fine del prossimo anno) con un’economia più vigorosa come una delle cause di alcune mosse false degli ultimi tempi. Le stime del governo tuttora parlano per quest’anno di una crescita attorno al 3 per cento, nonostante la siccità che ha creato problemi all’agricoltura. Ma non c’è nulla che possa distruggere un politico in Argentina come il crollo della moneta, la storia lo insegna tra le pampas da due secoli.

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  3. Ho la netta sensazione che , a breve , qualche vulcano sudamericano esplodera'... e non geologicamente...

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    1. Alla fine Cuba resta il paese piu' stabile della regione

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  4. Un amico e' rientrato da poco dal Belize per lavoro.Un posto di merda.Giuseppe

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  5. A un anno dal referendum dei dipendenti Alitalia che a fine aprile bocciò la proposta di rilancio (con grandi sacrifici per i lavoratori) di Etihad, mandando dritta in amministrazione straordinaria la ex compagnia di bandiera, oggi i colleghi di Air France, hanno di fatto costretto alle dimissioni il numero uno del gruppo Air France-Klm Jean-Marc Janaillac.

    I dipendenti del vettore franco-olandese hanno infatti respinto l’accordo salariale proposto il 16 aprile per fermare l’ondata di scioperi e sottoposto un documento all'esame dei propri lavoratori dalla compagnia. A sorpresa hanno vinto i no: tra i 47.771 lavoratori chiamati a rispondere al quesito, quasi sei su dieci hanno respinto al mittente la proposta: i niet si sono attestati al 55,44% del totale con una partecipazione complessiva al voto molto massiccia, che ha superato l’80 per cento.

    Uno schiaffo al vertice di Air France che ha preso atto della situazione. Subito dopo questo esito negativo il ceo del gruppo ha annunciato le sue dimissioni: «Questo è un enorme pasticcio e rassegnerò le mie dimissioni nei prossimi giorni al cda», ha detto confermando la sua fama di persona "tutta di un pezzo". La proposta respinta dai sindacati, prevedeva un aumento salariale del 7% in 4 anni oltre a incrementi ad personam. Sempre ieri la trimestrale Air France ha mostrato perdite per 270 milioni di euro. Gli scioperi, peseranno per 300 milioni nel 2018. Quello di oggi era il tredicesimo giorno di sciopero dei dipendenti della compagnia, che da due mesi si oppongono alla direzione per un aumento degli stipendi.

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    1. Ma i francesi hanno le palle qui in italia al massimo puoi trovare i leoni da tastiera mantenuti dalla mamma, ma quando devono agire nel reale si cagano sotto.
      Luca

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    2. Air France, la principale compagnia francese con 85 anni di storia, rischia di scomparire. A lanciare l’allarme, dopo che i dipendenti hanno bocciato il referendum sull’accordo salariale portando alle dimissioni del numero uno Jean-Marc Janaillac, è il ministro delle finanze Bruno Le Maire, che ha anche escluso che lo Stato corra in soccorso dell’aviolinea con una ricapitalizzazione. In questo quadro di incertezza, in attesa che il 15 maggio il cda torni a riunirsi per indicare una soluzione di governance transitoria, non si ferma la protesta dei lavoratori che da fine febbraio stanno scioperando a intermittenza per rivendicare le loro richieste salariali (una protesta costata già oltre 300 milioni di euro): domani è in programma il 14esimo giorno di stop (un altro anche martedì), ma la compagnia prevede di assicurare l’85% dei voli programmati. 

       

      «Se non vengono fatti gli sforzi necessari per portarla allo stesso livello competitivo di Lufthansa e delle altre grandi compagnie, sparirà», avverte Le Maire che, intervistato da Bfm Tv, definisce «ingiustificate» le richieste dei sindacati e fa appello ai lavoratori perché mostrino «responsabilità» e al management perché rinnovi il dialogo con i sindacati. Il ministro esclude anche l’arrivo di risorse pubbliche: «Una ricapitalizzazione richiede i soldi dei francesi e io non prendo i soldi dei francesi per metterli in una compagnia che non è al necessario livello competitivo». E proprio sulla presenza dello Stato nell’aviolinea, interviene l’economista liberista Nicolas Bouzou, che su Le Figaro propone che lo Stato francese «ceda il 14% che ancora possiede nel Gruppo Air France-Klm: finanziariamente non sarà glorioso per i poteri pubblici perché il prezzo di queste azioni è basso, ma il contribuente francese deve uscire da questa galera che dura da quasi un secolo». Tra l’altro proprio oggi Le Maire ha annunciato che lo Stato francese venderà le proprie partecipazioni in Aeroporti di Parigi e nelle lotterie di Francaise des Jeux. 

       

      Intanto in Italia, dove è praticamente in stand by la vendita di Alitalia in attesa della formazione del nuovo Governo, il M5s va all’attacco e critica l’ingresso del commissario straordinario Luigi Gubitosi nel cda di Tim. «Come farà a conciliare questi due incarichi delicati e strategici per il Paese è tutto da scoprire», osserva il M5S sul blog delle Stelle dedicato ad Alitalia. I Pentastellati si dicono comunque pronti a dare il proprio ok alla proroga della vendita (il decreto che sposta i termini al 31 ottobre e la restituzione del prestito al 15 dicembre è all’esame della commissione speciale del Senato, nella quale si va verso un’indagine conoscitiva sulla compagnia), ma questo - avvertono - «non significa che spingiamo per la vendita a qualsiasi costo». Prima vogliono infatti vedere chiaro sull’operato dei commissari e per questo nelle prossime settimane intendono dare il via ad un giro di audizioni e, se necessario, tavoli tecnici ad hoc 

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  6. hola! los yanquis stanno piantando bei casini nella regione per arrivare all'effetto domino della caduta del venezuela, il vero obiettivo. La isla rimane storia a se appunto per il fatto di essere un isola, certo quello che sta accadendo a caracas la coinvolge ma i rinnovati legami con la madre rusia e la cina entrambi molto interessati ad avere una base d'appoggio nella regione aiuteranno di molto la transizione tra padrini, cosa di cui Cuba ha sempre necessitato. chao Enrico

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  7. Non credere sia cosi'facile tirare giù Maduro...

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  8. E dire che qui da me lasciano un posto sicuro per andare in Venezuela nel campo estrattivo petrolifero, alla faccia dell’insicurezza politica.
    Certo ingegneri, periti e geometri, super specializzati, che lasciano il certo per l’incerto.
    Mah! Alla faccia dei soldi! Stare su una piattaforma che sia BP o Petrobras, o Exxon, è un lavoro di merda.
    5 anni di contratto per sicuri almeno 3 colpi di stato o cambi di governo, strano comunque che in Sudamerica vincano lealmente o meno, le destre, questo è un segnale forte e chiaro, da non sottovalutare.

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    1. Proprio perche' e' un lavoro di merda e' anche molto ben pagato.
      Il mondo e' pieno di italiani in gamba, con gran titoli di studio che qua' non arrivavano al 10 del mese mentre ora fanno una buona vita, retribuiti il giusto secondo il loro valore.
      Quando ero in giro per il mondo per lavoro mi sono beccato un colpo di stato alle Maldive ed un tentato colpo di stato alle Seychelles.
      Lo abbiamo saputo settimane dopo, non ci eravamo accorti di nulla, ma proprio di nulla.
      Il turismo e settori primari come quello da te indicato difficilmente vengono toccati a prescindere da chi governa il paese.

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  9. Napoli (4-3-3): Reina; Hysaj, Albiol, Chiriches, Mario Rui; Allan, Jorginho, Zielinski; Callejon, Mertens, Insigne.

    Torino (3-5-2):Sirigu; N’Koulou, Burdisso, Bonifazi; De Silvestri, Acquah, Rincon, Baselli, Ansaldi; Niang, Ljaji

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  10. Insomma il Napoli ha mollato.....settimo scudetto consecutivo alla Juve? Sette punti di distacco credo insormontabili. Almeno questo campionato è stato vivo con un Napoli da encomio.
    Gli altri sei scudetti...una noia con di fatto due campionati separati, la juve da sola eppoi il resto.
    Ma dimmi milco dopo tanti anni a Tunas hai capito come si gioca a baseball??

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  11. Malgrado i consueti aiutino ha vinto la squadra più forte.
    No....Non ci capisco una mazza di pelota.

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  12. E che la novia rompe sempre co sto basebal tunero e con il Las Tunas numero uno a Cuba.
    Io non riesco a capire come si gioca, ma poi non è un gioco tipico americano??
    Che ci azzecca a Cuba?

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  13. Ci azzecca...non chiedermi perché ma ci azzecca.

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  14. I punti di vantaggio sono sei e non sette, ma anche se perdesse la differenza punti darebbe lo scudetto alla juve, che direi galoppa verso la quarta stelletta......
    Il resto della truppa, escluso il Napoli per immaturità, giocano da soli in un altro campionato.
    Che tristezza e che appiattimento, eppure da juventino dovrei essere contento ma non lo sono.
    Buona giornata a tutti

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  15. La cosa più triste è che non faremo i mondiali.

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