venerdì 21 giugno 2019

LA SOLITA STORIA

Paolo Manzo

- 19 giugno 2019
«E' solo una questione anagrafica perché a Cuba crolli la dittatura: bisogna attendere che trapassino gli ultimi reduci della revolución che prese il potere il 1 gennaio del 1959». Questa frase «off the record» di un ambasciatore italiano d’alto rango è oramai un leitmotiv all’Avana. «Devono solo morire Raúl Castro e i suoi generali e poi, inevitabilmente, le cose miglioreranno anche qui» gli fa eco Douglas, giovane autista di uno scassatissimo taxi mentre porta chi scrive a zonzo per l’Avana Vecchia, il centro storico, che «sembra la Germania del Secondo dopoguerra per colpa dei pazzi che ci governano da 60 anni».
Come definire se non «pazza» la proposta fatta dal generale Leopoldo Cintra Frías, ministro delle Forze armate rivoluzionarie, che alla tv di Stato ha consigliato ai suoi connazionali di mangiare jutía - un roditore indigeno del Caribe - coccodrilli e struzzi? «La jutía ha più proteine di tutti gli altri tipi di carne, compresa quella bovina e per giunta ha una pelle di altissima qualità» ha affermato il braccio destro di Raúl, invitando i cubani ad allevare questa sorta di nutria per poi aggiungere che «lo struzzo produce più delle vacche». Ovviamente tutti i giovani dell’isola caraibica hanno sbertucciato via social questo 77enne «eroe della revolución».
Il problema vero è che alle promesse del regime non crede più nessuno e la vita è in povertà per chi guadagna al mese un salario statale da 30 dollari, con prezzi che sono la metà di quelli italiani e una tessera annonaria che può garantire alimenti a una famiglia per appena una settimana. Senza rimesse dall’estero in dollari o euro è impossibile vivere, e con queste si sopravvive a stento. Il risultato? Quello di sempre nei regimi comunisti, ovvero file interminabili ma, sempre più spesso, anche proteste. L’ultima a giugno è stata una manifestazione per chiedere acqua davanti al vecchio Palazzo delle Orsoline vicino al mercado Egido, a pochi passi dalla prima sede del governo di Fidel Castro, il Capitolio. La gente ha bloccato il traffico, è intervenuta la polizia ma almeno all’inizio non ci sono stati arresti, una rarità da queste parti. «Sono quasi venti giorni che siamo senz’acqua, siamo stanchi» racconta esasperata una signora di mezza età «qui ci sono anziani, bambini malati sotto un sole cocente e invece di mandare camion cisterne il governo non fa nulla!». Intanto una giovane la filma col cellulare e il giornalista dissidente Yusnaby Pérez riversa su Facebook il video, ottenendo in breve tempo migliaia di visualizzazioni.
«Qui si fa la fila per tutto» protesta Miguel, che da anni ospita nella sua casa particular (bed and breakfast) turisti che arrivano da tutto il mondo, affascinati da una città che è ferma a fine Anni 50. A maggio, per esempio, nella provincia di Santa Clara è sbarcato l’olio di semi: «Mancava da tempo immemorabile, subito si è sparsa la voce e la gente si è azzuffata perché se arrivi tardi finisce e poi tocca aspettare un altro mese per friggere il pesce» spiega Edenita, vecchia proprietaria di un baracchino in cui vende dai dolciumi a una sorta di imitazione di onion rings in versione casereccia, cipolle fritte avvolte nella carta del Granma, il quotidiano di regime che nei momenti di crisi come l’attuale i cubani usano più come carta igienica che come fonte informativa.
Vende anche una sorta di caffè che, giura lei, fa con una moka italiana regalatale da una coppia di bergamaschi ma, alla terza tazzina bevuta senza riuscire a risvegliarsi dal torpore di questa torrida estate habanera, ti confessa che al posto della miscela ci aggiunge il 50 per cento di ceci tostati. Risultato? Il sapore somiglia a un nostro caffè lungo ma intanto non ti svegli e poi è come bere una feijoada liquida, con tutte le conseguenze del caso. Edenita è una delle migliaia di cuentapropistas (quelli che in Italia chiameremmo il popolo delle partite Iva) ed è furente perché tartassata dal governo con una tassazione elevatissima a prescindere dai reali guadagni.
Che i cubani abbiano perso la paura di protestare lo ha capito persino il primo presidente che non fa Castro di cognome da 60 anni, Miguel Díaz-Canel. In visita a un quartiere colpito da un tornado a fine gennaio, è stato costretto velocemente alla ritirata con la coda tra le gambe perché fischiato dalla popolazione locale, stipata in aree che se fossimo in un altro Paese da tempo i media chiamerebbero favelas. Solo che siamo a Cuba e non è politicamente corretto per gli intellettuali scrivere che senza le rimesse dall’estero qui i poveri sarebbero l’80 per cento della popolazione.
Del resto c’è poco da fare, se si nasconde tutto dietro a un’ideologia stantia il risultato è questo: case pericolanti, tubature che perdono acqua, code infinite per acquistare pane, uova, pollo, olio e medicine. Persino per il pesce, che in un’isola dei Caraibi dovrebbe essere l’alimento più a portata di mano. Questo in teoria. Invece il governo «controlla» e «libera» la vendita pure delle sardine, garantendo un pesce per tre persone con la libreta, la tessera annonaria. «C’è bisogno di una vera operazione chirurgica visto che con i 30 centimetri di pesce che ci è toccato in sorte dobbiamo mangiarci io, mio marito e qualcosa deve restare per Toti, il nostro gatto» ironizza Yoani Sánchez, altra giornalista indipendente che grazie al Web è diventata una celebrità raccontando al mondo la surreale quotidianità dei cubani.
«Sembra che debbano partire per la guerra in Venezuela». Bruno è un turista italiano che, da oltre trent’anni, trascorre a Cuba almeno due mesi l’anno e descrive così la mobilitazione che da inizio 2019 il regime ha dispiegato con tutto il suo apparato di propaganda. Scolaresche delle elementari vengono fatte sfilare ogni mattina nel centro dell’Avana, al pari dei funzionari statali per confermare il più classico Socialismo o muerte!, lo slogan castrista fatto suo da Hugo Chávez. Il problema è che da gennaio Donald Trump ha rafforzato l’embargo contro Caracas e senza il petrolio venezuelano, oltre alla mancanza d’acqua e al razionamento alimentare per il popolo, sono tornati anche i «blackout programmati». Come dopo il crollo dell’impero sovietico in quello che i cubani ancora oggi ricordano con terrore come il periodo especial.
«Ci toglievano la corrente fino a tre giorni di fila e ci si doveva ingegnare. Poi al terzo giorno, quando tornava la luce si sentivano dappertutto grida di gioia perché “finalmente” era ricomparsa», ricorda Cristian Crespo, attivista per i diritti umani. «Questa è la classica gestione comunista di un servizio di base» aggiunge «la stessa modalità che c’è per cibo, medicine e il resto. La luce tornava pochi minuti prima della messa in onda della telenovela brasiliana, allora il massimo dello svago per il cubano medio». Oggi però c’è la Rete e le soap verde-oro non calamitano più i giovani. Loro aspettano che Raúl e i suoi generali «trapassino». 
Questo articolo, uscito qualche giorno fa su Panorama, ci consente di riaprire il discorso sulla credibilita' dei nostri pennaioli a gettone ogni volta che parlano di Cuba. Quasi sicuramente l'autore del pezzo, tale Paolo Manzo, ha scritto seduto alla sua scrivania milanese o al massimo in un albergo di Miami, infatti a capo dell'articolo manca il luogo dove e' stato scritto. Se fosse Cuba sicuramente ci sarebbe stato un “L'Avana” accanto al nome del pennaiolo, ci tengono sempre a fare sapere a tutti che girano il mondo. La Revolucion doveva terminare una volta morto Fidel, gli yatch attraccati a Miami avrebbero dovuto immediatamente fare rotta sulla baia de La Habana e la gusaneria riprendersi seduta stante, le antiche proprieta' requisite. Ricordo le vecchie cariatidi da forum che auspicavano tutto cio', magari con un bel bagno di sangue, non e' successo. Fidel ha lasciato il potere 10 anni prima di consegnarsi alla storia, Raul ha guidato un pezzo di rinnovamento e ora tocca a Diaz Canel. La frase di Frias era sostanzialmente una battuta, a parte che la carne di coccodrillo e' conosciuta sulle tavole cubane, se poi i cubani stessi modificassero un po' la loro alimentazione ne avrebbe da guadagnare la loro salute e magari il diabete non sarebbe la pandemia che e' ora. Questa di Diaz Canel che avrebbe battuto in ritirata durante una sua visita in uno dei quartieri colpiti a gennaio dal tifone l'ho sentita anche a Cuba, ho chiesto ad almeno 10 persone di mostrarmi il video dove, pare, si vedesse l'episodio, tutti quanti mi hanno solo saputo dire che qualcuno glielo aveva detto ma che loro non l'avevano visto, quindi trattasi di fake, suppongo. La realta' recita che buona parte delle persone colpite dall'evento sono gia' nelle loro nuove case, al posto dei tuguri di madera dove vivevano, mentre da noi ad Amatrice sono ancora nelle roulottes dopo oltre 2 anni dal sisma. Ci sono stati problemi con alcuni alimenti, problemi non ancora risolti, ma l'olio si trova oramai in quasi tutta Cuba, se c'e' a Las Tunas che e' l'ultima provincia dell'impero c'e' ovunque. Che poi una che ha una casa de renta a La Habana e che paga gli stessi 35 cuc al mese di impuesta che paga la casita de renta tunera si lamenti...lasciamo perdere... Il caffe' c'e' ovunque, poi loro, di abitudine lo allungano col cicero anche se ne hanno la dispensa piena...questi di Cuba non sanno un cazzo. NON CI SONO APAGONES! Questa e' una cazzata bella e buona, io li ho vissuti e so cosa vuol dire stare ore senza aire e al buio oppure portarmi una torcia elettrica dall'Italia. Il fatto che abbiano riesumato la Sanchez finita in chissa' quale catacomba la dice lunga sulla credibilita' del pezzo. Nessuno nasconde le difficolta' attuali inasprite dalle manovre del Trumpo. L'altro giorno ho affittato casa Zule a uno sfizzero, ho dovuto ricordargli, nel pagarmi la commissione, di non inserire nella causale la parola Cuba altrimenti finivamo sotto embargo. Un conto e' segnalare i problemi con il massimo dell'obiettivita', un altro e' la malafede ed il voler leccare il culo sempre agli stessi padroni.

25 commenti:

  1. Certe cose ritornano, certi schieramenti riemergono dal fiume carsico della storia lungo direttrici che mostrano i cambiamenti del potere effettivo. Così non stupirà scoprire come Cuba e il Vietnam, assieme al Venezuela siano vittime di un assalto occidentale non più organizzato in prima persona da governi che interpretano gli interessi dei grandi gruppi, ma dalle stesse multinazionali che comandano i governi: le armate lobbistiche e corruttive di Bayer Monsanto, sono all’assalto di questi tre Paesi per il loro rifiuto di usare il roundup, ovvero il prodotto principe della multinazionale che rappresenta la forma agroalimentare dell’imperialismo. Si tratta di tre Paesi che sono già stati vittima dell’imperialismo made in usa e di un terzo che lo è diventato a causa della suo tentativo di socialismo. Per quanto riguarda il Vietnam dove si calcola che siano morte tre milioni di persone a causa del defoliante prodotto da Monsanto ai tempi della guerra, il famigerato agente arancio che ha avuto effetti mutageni e cancerogeni per oltre vent’anni dopo il suo uso, la multinazionale si appresta a chiedere sanzioni economiche all’Organizzazione mondiale del commercio per il rifiuto di usare i suoi prodotti, in una sorta di provino di ciò che ci attende.

    Anche in Venezuela gli interessi petroliferi di Chevron ed Exxon Mobil si saldano a quelli di Bayer Monsanto, essendo uno dei pochi Paesi dell’America latina ad aver opposto resistenza al gigante euro americano e agli altri colossi agro chimici internazionali: non è un caso se l’opposizione venezuelana ha tra i suoi due  obiettivi principali la privatizzazione dell’industria petrolifera e l’apertura a ogm ed erbicidi. Del resto tutti i personaggi che in Usa sono alla testa della guerra al Venezuela sono legati a un particolare think-tank, l’American Enterprise Institute (Aei) che è fortemente collegata sia con Monsanto che con Dow Chemical come si è scoperto da un documento segreto erroneamente archiviato come pubblico. Ad esempio, John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale di Trump e uno dei principali attori dell’aggressiva politica dell’amministrazione, fu un alto funzionario dell’Aei prima di diventare il massimo funzionario della sicurezza nazionale di Trump. Così come Elliott Abrams, rappresentante speciale del dipartimento di Stato per il Venezuela, era regolarmente presente ai vertici dell”Aei ed ospite nelle sue conferenze, mentre altre figure di spicco dell’amministrazione, tra cui il vicepresidente Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo, furono ospiti alla riunione “segreta”Aei all’inizio di marzo. Come riferirono MintPress e altri media, Guaidó si dichiarò “presidente ad interim” del Venezuela per volere di Pence, subito aprendo a “nuove politiche agricole”. Del resto a questa sorta di inquietante think tank apparteneva anche  Roger Noriega, rappresentante degli Stati Uniti all’Organizzazione degli Stati americani durante il fallito colpo di Stato del 2002 con Chavez sostenuto dagli Stati Uniti e che si invento persino la balla che il Venezuela stava aiutando l’Iran a costruire la sua arma atomica.

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  2. EMILIANO GUANELLA

    Il più grosso black out degli ultimi anni in Argentina è iniziato alle 7 di mattina lasciando senza luce la totalità degli utenti, con eccezione della provincia della Terra del Fuoco, nel profondo Sud. Al buio anche gli utenti del vicino Uruguay, che è connesso alla rete argentina. A Buenos Aires e nelle grandi città i trasporti sono andati in tilt, interi quartieri al buio, le diverse imprese che gestiscono la distribuzione dell’energie elettrica hanno ammesso il disagio e hanno chiesto pazienza alla popolazione. Alejandra Martinez di Edesur ha ammesso che su 2,5 milioni di utenti, erano riusciti a riportare la luce solo in poche migliaia di case nella capitale. “Stiamo lavorando con tutte le nostre unità di crisi, ma dobbiamo essere franchi: ci vorranno diverse ore per iniziare a ristabilire la luce”.
    Il governo ha emesso un comunicato nel quale si sostiene che il problema è partito nella centrale elettrica di Yaciretà, nella provincia settentrionale di Missiones. “Il guasto non è stato prodotto da cause umane, ma ha colpito tutta la rete nazionale”. In genere i problemi alla rete elettrica nelle città argentine arrivano in estate, a causa della mancanza di manutenzione, o non nei mesi freddi, come sono questi attualmente nell’emisfero Sud. Il ministero della Salute ha raccomandato ai malati domiciliati che dipendono da respiratori o macchine di recarsi negli ospedali più vicini, sperando che lì funzionino i generatori autonomi.

    Oggi l’11% degli argentini è chiamato a votare in elezioni regionali considerate molto importanti anche a livello nazionale già che ad ottobre si vota per le presidenziali. I seggi sono aperti, stamane i primi elettori hanno votato in scuole buie grazie alla luce dei loro cellulari. Il voto è cartaceo, ma si prevedono molti problemi per trasmettere i risultati dai seggi. Per complicare la situazione, oggi in Argentina è la festa del papà, ricorrenza molto sentita e che muove milioni di persone in tutto il Paese. Un giorno di festa che quest’anno verrà commemorato a lume di candele.

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    1. Post pubblicato dal grande Emiliano Guanella che vedo in tv tutte le sere qui dalla sperduta Locarno? Spero sia vero. Grande Emiliano. Spero in una sua partecipazione al blog, ci sentiremmo meno soli.

      Carlo (Locarno)

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    2. Sul blog porta aperta a tutti gli uomini di buona volontà...

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  3. Messico ai quarti della Gold Cup. Dopo la goleada all’esordio su Cuba (7-0), El Tricolor supera a Denver il Canada per 3-1, guadagnandosi il passaggio del turno con una gara d’anticipo. Avanti prima dell’intervallo con Alvarado, il Messico trova il raddoppio al 54′ con un gran sinistro dalla distanza di Guardado. Il Canada accorcia alla mezz’ora con Cavallini ma due minuti dopo è ancora il veterano Guardado, con la complicità di una deviazione, a chiudere definitivamente i conti. Il Canada viene raggiunto a quota 3 dalla Martinica, che nell’altra gara del girone A supera 3-0 Cuba a Charlotte: a segno Joris Marveaux, Stephane Abaul e Kevin Fortune.

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  4. hola! che tremenda ignoranza soprattutto che oggi basta poco per tentare di sapere qualcosa in più oltre al sentito dire o l'immancabile "amico esperto" grazie alla web ossia la più grande enciclopedia. Certo che se questi sono gli informatori siamo proprio messi bene. chao Enrico

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    1. Una delle prime regole di un giornalista è quella di essere informato dei fatti.
      Oggi con la rete non è complicato...oppure fallo un viaggio...invece è sempre la solita storia.

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  5. Gli apagones sono spariti da almeno 10 anni. Giuseppe

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  6. Come il Biondo tenutario , di questo blog , frequento la Isla da più di 20 anni e mi pare che questo sia il momento meno duro dal 1993 ad oggi.
    Tante possibilità oggi permettono , a chi non ha la canetta di vetro sia chiaro , di ottenere dinero in discreta quantità e senza dipendere più totalmente dalle rimesse dall'esterior.
    Non c'è più il petrolio di Chavez , la confitura di Breznev e le medicine di Lula ..... ma c'è sempre l'invento e , diamone atto , in questo son maestri.

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    1. Si però questa faccenda delle code esaspera la gente.
      Non è bello non sapete bene cosa riuscirai a mettere nel piatto y con dinero en el borsillo.
      Detto questo nessuno pasa hambre e nessuno rinuncia a mezza gozadera.

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  7. Quando tirano in ballo la Sanchez è il momento in cui chi scrive non sa più che inventarsi.
    Nell'immaginario dei pochissimi attenti alla questione cubana, lei è rimasta come "la dissidente". Mentre per tutti noi resta "la blogara a gettone".

    L'apagon c'è stato, ma in mezzo sud america.

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  8. Dissidente a gettone è perfetto....

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  9. Santa Fe- Nell'isola la situazione sta' tornando alla normalità e tutti i prodotti stanno pian piano ricomparendo.

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  10. Il Torino ha comunicato ufficialmente di aver rinnovato il contratto ad Antonio Rosati, il nuovo contratto legherà l’estremo difensore ai granata fino al 2021.

    Ecco il comunicato della società:

    “Il Torino Football Club è lieto di comunicare di aver rinnovato il contratto per le prestazioni sportive del calciatore Antonio Rosati fino al 30 giugno 2021“

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  11. l'articolo chiaramente punta a parlare solo negativamente della Isla esagerando su alcuni aspetti. Ma è in generale difficile trovare pareri 100% equilibrati su Cuba,ne ho letti di ben peggiori . Tornando all'articolo, è vero che probabilmente per il rotto della cuffia la situazione dei generi alimentari basici si sta forse in parte stabilizzando, ed i famosi dissidenti tipo Sanchez hanno i loro lati oscuri ed hanno anche fatto il loro tempo. Ma quello in cui secondo me è ben scritto, e mi trova d'accordo, è la crescente disillusione della popolazione, in particolare le nuove generazioni: il paese secondo me 3-4 anni fa, con l'apertura americana e la forte visibilità mediatica ha perso una grossa occasione di iniziare un percorso di modernizzazione (più possibilità al cuentrapropismo etc) ed ormai siamo nel 2020 e trovo difficile che possa continuare a lungo con questo sistema sociale ed economico. Spero che una vera svolta per i cubani arrivi presto, così inizieranno a pensare meno ad andarsene ma penseranno a come tentare di costruire qualcosa in casa loro (ed i più bravi, inevitabilmente, avanzeranno socio-economicamente, come è giusto che sia) Mat.

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  12. Magari, anche col cambio al vertice, questi cambiamenti erano stati programmati ma poi, col Trumpo, si è tornati indietro di decenni e non per colpa di Cuba.
    Difficile programmare riforme quando è sufficiente scrivere Cuba sulla causale di un bonifico per vedertelo tornare indietro.

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  13. Non ci vedo nulla di falso in wuesto articolo.. È la pura realtà di cuba...

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    1. Ogni opinione su questo blog ha cittadinanza. Anche la tua.

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  14. A parte gli apagonrs che sono rari.. Piu dovuti a rotture.. L anno scorso mi ricordo una mezza giornata senza luce perché rra caduta non so cosa...

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  15. "E' solo una questione anagrafica perché a Cuba crolli la dittatura: bisogna attendere che trapassino gli ultimi reduci della revolución che prese il potere il 1 gennaio del 1959".Se queste sono le parole vere di un alto funzionario dell'ambasciata italiana a cuba, siamo messi veramente male.Non abbiamo gente capace di fare una semplice analisi.Il potere, infatti, già oggi è nelle mani dei sessantenni,diaz canel ne ha 57 ed è presidente del consiglio di stato e dei ministri.Fra due anni diventerà segretario del partito, allorchè raul si dimetterà da quella carica.Perciò quando tutti i veterani della rivoluzione non ci saranno piu', perchè andranno nei campi elisi, il potere sarà saldamente nelle mani delle leve piu' giovani.

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    1. inoltre, che la signora sanchez dica che una sardina in casa sua venga divisa in tre, considerato pure il gatto, è affermazione ridicola, considerate le migliaia di dollari che la signora ha ricevuto dalle varie università americane in questi anni.Se econonomicamente è in grado di pubblicare un giornale web, come 14ymedio,ché paga i giornalisti che pubblicano gli articoli,non si capisce cosa possa farci con una sardina.Ha perciò raccontato balle all'esimio giornalista di panorama, che tutto contento ha fatto finta di crederle.

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    2. Questo e il resto conferma solo che tuttol'articolo è assolutamente ridicolo...

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  16. Quando dico che certi ridicoli articoli sono scritti da gente che di Cuba non sa un cazzo non parlo a vanvera.

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  17. Ricevuto mail da casa al VedDo con cui lavoriamo da anni...

    Ciao Milco, non abbiamo disponibilità per il periodo richiesto. Con l'occasione ti comunico che stiamo chiudendo l'attività. Quindi, appena possibile, provvedi ad eliminare la casa dal vvss sito. Grazie e saluti.

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