Alessandro Zarlatti
AVANA
AMORE MIO
Anche
solo pensando di lasciare questo paese sento uno struggimento
africano dentro. Oggi, correndo per Quinta avenida, cercavo, se non
altro, di non abbassare i miei record negativi di sempre. Cercavo di
correre quel minuto in più, quei trenta secondi, strappare
all'atmosfera stoppacciosa che avevo intorno un respiro decente.
Sentivo dolori dovunque. Nel costato, il mio perenne infarto, nel
ginocchio, la mia menomazione, nella testa, il mio ictus, nel cuore,
nel centro esatto del cuore, come fossi perseguitato da un tiratore
scelto, il mio solito rivoltarmi nel passato, nel futuro possibile
che non è mai stato, nei luoghi che appena li guardi di sbieco ti
parlano come comari dai buoni riflessi.
Luoghi-che-appena-li
guardi-ti-parlano, ecco, in questo paese, ma basterebbe dire in
quella strada, in Quinta, si sono affollati ricordi oleosi come
vendette, come un compagno delle elementari che non ha mai digerito
una tua vecchia prepotenza e te la fa scontare a cinquant'anni,
quando diventa non più il ripristino di un equilibrio improponibile,
ma il senso rotondo della vita, la sua. La vita degli altri, dei
luoghi inanimati che mi vedono correre, o non proprio correre,
strisciare accanto a loro, come in un'intimità tutta nostra, di
quello che resta di me e di quello che ha tolto la pioggia, giorno
dopo giorno, e il sole e la nebbia della memoria. Dovrei lasciare da
soli, per sempre, quei pomeriggi stupidi in calle 14 bevendo,
offrendo, preoccupandomi dei soldi soltanto un po'. Preoccupazione
sbagliata. Oggi lo so. Era povero non bere quelle birre, povero non
sentire le chiacchiere di qualche amica. Interrogarlo col cuore
quello scenario perché ti restituisca almeno i profumi di quelle
giornate, almeno qualche rapida sequenza di pensieri, di umori, sì,
certo, di umori che mi attraversavano allora. Era semplicemente
gigantesco, come la mia vita. E l'hotel da due soldi, e quella camera
ad ore dove sono andato due volte nascondendomi da tutto, ed
ubriacandomi di un'altra notte finale. Forse non ho abbassato i miei
record negativi, ma ho faticato molto oggi a non farmi tirare per il
braccio, a non cadere in certi tranelli, a non congelare il mio
sguardo su qualche dettaglio mortale. Già, di quella specie che ti
cattura come in un sortilegio, di qualche sguardo che ti lascia di
sale, appunto, o di pietra, o di carne che trema, che sbatte, che
slitta, che si rialza, che cade di nuovo. Cosa sarei senza questa
città, mi domando? Dove le avrei trovate certe intimità, certe
distanze, la schiena dritta che riesco a sollevare ogni giorno di
più, davanti agli altri, davanti all'età, davanti alla morte.
Davanti agli altri era importante, certo. È stato il regalo più
grande. La vertigine di guardare dall'alto il mondo, come potrò mai
ringraziarti? Andando via? Lasciando seccare del tutto i miei
sorrisi, le mie lacrime, negli angoli delle strade che mi hanno visto
felice e triste e uomo. Lasciandoti sbiadire come un quadro senza più
fortuna, passato. Quanto eravamo fragili, fragili davvero, tu ed io,
in questo infinito decennio. Quanto eravamo il momento continuo che
si consumava subito, che si consumava sempre. I nostri piedi
d'argilla, il nostro cuore infinito, le nostre parole migliori, i
nostri baci dolorosissimi, i nostri addii reali, i nostri incontri
per gioco. Tu ed io, immensa città, che facevamo la gara a perderci
l'uno dentro i vicoli dell'altro, l'uno nelle fantasie dell'altro,
confondendo continuamente la realtà, bevendoci sopra, giocando
all'amore, alla grazia, alla poesia. E sapevamo farlo. Tu ed io.
Sapevamo leggerci poesie senza uscita prima di addormentarci. Noi e
il nostro cazzo di tempo infinito. Ci crederesti? Sono qui che ti
accarezzo, che ti accompagno, con la dolcezza dei vecchi, delle
coppie che vanno a morire unite, senza scelta. Si abbassa il volume
di tutti i rumori quando ti accompagno. Diventa tutto un brusio
gigantesco, nostro, quello che esplode di tutte le parole taciute.
Quando mi allontano, anche soltanto con un pensiero, mi sembra di
perdere l'anima, lasciarla a te, nelle tue strade, consegnartela come
un tesoro che aveva valore solo per noi. Vecchia città assurda,
mentre corro, mentre attraverso queste eleganze che si avvicendano
come governanti senza futuro, mi sembra che sia stato un amore
insaziabile. Mi sembra che resterei per sempre a cantarti serenate,
per sempre, fino alla morte ma anche dopo, con voci deformate, con
note incomprensibili, con testi stravolti. Resterei lì anche il
giorno in cui avrei perso la vena, e le parole, e la vocazione, e la
memoria. Ti amerei sulla fiducia, o su un ricordo soltanto, o
seguendo le indicazione di un appunto che conservo in tasca. Ti
amerei come si ama quando si è perso tutto e tutto ritorna nei
ricordi, come la dote di un pazzo. Correre, o strisciare vicino a te,
poggiando lo sguardo ora su quel punto, ora sull'altro, sfuggirgli,
perché un passato così impiega un istante ad impiccarti il
presente. Nessuno dei due avrebbe scommesso un centesimo che saremmo
durati. Questi anni, questi sentimenti divenuti costanti,
persistenti. Potrei giurarti le solite menzogne. Tu lo sai. Ed ho la
tentazione di gridarle al vento. Dirti che non me ne andrò. Che ci
resto a morire tra le tue braccia, negli echi di quel mondo costruito
insieme che ancora ho nelle orecchie. Ma andrò via, già lo
sappiamo. Magari anche semplicemente morendo male, in un ospedale,
lontano milioni di chilometri da questa nostra intima poesia. Quando
si ama si deve essere pronti a tradire e ad amare il tradimento
dell'altro. Siamo abbastanza vecchi per non saperlo. Vorrei soltanto
passare la mano, non scomparire. Consegnare la tua bellezza a
qualcuno che sappia apprezzarla, che sappia difenderla. Quando si ama
davvero ci si preoccupa della felicità, non dell'eternità. E noi
dell'eternità ce ne siamo sempre fregati. Fino ad oggi, anche se ne
sentiamo il dolore.
Oggi un sole
incandescente ha cercato di deviarmi i pensieri, i passi, i
sentimenti. Ci ha pensato questa città a sollevarmi, a tenermi in
piedi, a farmi ricordare le fragili ragioni di un passo, poi di un
altro, poi un altro ancora fino a casa. Viviamo così, sempre sulla
soglia di perdere le ragioni di una corsa, e ritrovandole a tratti,
nelle cose, nelle bugie, nelle storielle che si raccontano ai
bambini perché vadano a letto e chiudano gli occhi.
Come
sempre accade gli scritti di Zarlatti, che possano piacere o meno, ti
toccano il cuore e ti stimolano il cervello. Non vivo a Cuba,
purtroppo o per fortuna, non ho quel legame con La Habana che pero'
comprendo, visto che ci passo giornate e giornate al termine di ogni
mia vacanza. Lo scorso anno stavo correndo, passo per Plaza de La
Revolucion gremita di gente, non ho potuto fare a meno di fermarmi,
davanti alle immagini del Che e di Camilo, davanti al busto di
Marti', fermarmi con la consapevolezza del grande privilegio che la
vita e gli Orishas mi hanno concesso di poter essere, anche solo per
poco, parte di questa fantastica citta' e dei suoi splendidi 500
anni.
Pero'
alcune delle cose che ha scritto Alessandro possono valere per la mia
vita a Las Tunas, per strano che questo possa sembrare.
A
dicembre sono antrato nel mio 20esimo anno di Cuba, la maggior parte di
questi anni vissuti in questa citta' di 180 mila anime che un tempo
e' stata di campo ed oggi, faticosamente, tenta di entrare nella modernita'. Chi non ci ha vissuto per anni, chi non ha visto quei
tramonti, chi non ha condiviso la risata larga ed avvolgente della
gente d'Oriente difficilmente puo' capire cio' che dico. Per molti e'
solo “un posto dove non c'e' un cazzo”, magari e' pure vero ma
dipende sempre dal cosa realmente stai cercando. Se le tue
preoccupazioni riguardano la modifica delle dinamiche per entrare in
discoteca allora vuol dire che di quel posto davvero non ci hai
capito un cazzo...e non solo di quel posto. Avrei potuto andarmene
mille volte, potrei andarmene mille volte, La Habana e' la', con le sue
luci ed il suo Malecon che mi aspetta eppure non riesco a lasciare,
forse non ci riusciro' mai, il balcone sull'oriente cubano. 20 anni
in cui ne ho viste di tutti i colori, 20 anni di amici, serate folli,
fughe al campo, donne bellissime, altre passabili, errori evitabili,
il calore di una familia, giri infiniti in scooter, corse per la
citta' e poi nella super multietnica pista di atletica, cene con
amici, con donne, da solo, con qualcuno conosciuto 5 minuti prima.
Non riesco ad andarmene, e' casa mia, ci sono le mie giornate, la mia
vita, i miei affetti. Cosi' come non riesco a lasciare Cuba (a
differenza di Zarlatti che, pare, sia pronto al grande salto) giorni
fa un amico mi ha proposto un viaggio a Cartagena...ma dovrei
rinunciare a quello a Cuba quindi credo non se ne fara' nulla. Ho
visto cosi' tanti posti al mondo, non mi manchera' Cartagena anche se
la Colombia pare sia diventato il nuovo Eldorado di un certo tipo di
turismo. Quindi rimango a
Cuba, coi suoi casini, l'acqua che non si trova, le infinite code, le
menate burocratiche, i rompimenti di coglioni e tutto il resto.
Rimango
a Cuba, a Las Tunas...hasta el final.
Morales ha lasciato il Messico. Vuole andare in Argentina per restare più vicino al suo paese. Sembra una cosa facile. In fondo è stato per 13 anni (2006-2019) il presidente della Bolivia. Nel bene e nel male. Avrebbe almeno i diritti umani basilari, oltre che politici, di potere continuare ad essere il leader dell'opposizione. Il suo ruolo passato dovrebbe garantirgli una immunità. Viene concessa ai peggiori dittatori, a uomini che si sono macchiati di gravi delitti, di stragi, repressioni indiscriminate, carcerazioni di massa. Non è così. Nessuno, anche a livello internazionale, lo ha accusato di questi reati. Il leader indigeno è costretto a fuggire, a nascondersi, ad essere protetto.
RispondiEliminaNel mese che ha appena trascorso in Messico è rimasto chiuso in una caserma dell'esercito e solo negli ultimi giorni è andato in una casa privata. Non era agli arresti. Il presidente Obrador ha voluto garantirgli sicurezza. Cosa che lui stesso gli fa capire di non essere in grado di fare se lascia il paese. L'uscita dal Messico è complicata, pericolosa. La sua vita è a rischio, lo dicono apertamente ambienti di intelligence e diplomatiche. Chi lo vuole in carcere è il nuovo governo di destra della Bolivia. A La Paz c'è una clima di rivalsa, quasi di vendetta. Il cambio è stato violento, circondato da un furore religioso, con rosari e la Bibbia usati come simboli del nuovo corso. La classe bianca e agiata si è ribellata a quella indigena e contadina. Sono riemerse le differenze etniche e sociali. Il tutto in nome della democrazia.
Per reprimere il dissenso la presidente a interim, Jeanine Añes, ha dato carta bianca ai militari. Potevano sparare senza pagare le conseguenze. E' bastato un giorno e sono stati uccisi 38 manifestanti a Cochabamba. Solo in quel momento il nuovo capo dello Stato ha deciso di revocare il decreto. Adesso accusa Morales di "tradimento, truffa elettorale e corruzione". Due giorni dopo aver preso il potere avvertì l'ex presidente: "Se torna in Bolivia finirà davanti a un tribunale, deve rispondere di molti crimini".
Morales contesta le accuse. Sarebbe anche disposto a rientrare e affrontare un giudizio. Come era disposto, dopo l'annullamento delle elezioni presidenziali, a ripetere le consultazioni e a rinunciare alla sua candidatura. Ma con la svolta militare e l'esercito che si è schierato dalla parte dell'opposizione non ha avuto scelta. E' fuggito di sera, circondato dai soldati che volevano arrestarlo, con i militanti del Mas che cercavano di proteggerlo. Su un aereo spedito dal Messico a cui è stato negato di passare sopra il Perù e il Paraguay e che solo grazie all'intervento dell'ambasciatore del Brasile in Bolivia ha potuto sorvolare i confini di tutti i Paesi vicini, raggiungere l'Ecuador, piegare subito sul Pacifico e raggiungere finalmente il Messico.
Adesso accade la stessa cosa. Morales ha deciso di andare a Cuba. Ma è solo una sosta. La sua meta finale è l'Argentina, per essere più vicino ai dirigenti del suo partito che si trovano all'opposizione e orfani del capo. Puntava ad assistere all'insediamento di Alberto Fernández. I consiglieri del nuovo presidente lo hanno dissuaso. Meglio arrivare dopo, quando il candidato del centro sinistra prenderà il potere. Fino a quel momento c'è ancora Mauricio Macri che vuole evitare tensioni politiche e diplomatiche con la vicina Bolivia.
Non è ancora chiaro come e quando raggiungerà Buenos Aires. La sua posizione di rifugiato con asilo lo obbliga a passare sempre dal Messico e a volare su un aereo di linea. Lo accompagneranno il suo vicepresidente Álvaro García Linera e la ministra della Salute Gabriela Montaño. Hanno tutti ottenuto asilo in Messico dove sono stati protetti e hanno ricevuto offerte di lavoro. Ma in Argentina è diverso. La Bolivia è a un passo.
Un grupo de acciones se han realizado en el transcurso del presente año en Camagüey encaminadas al enfrentamiento de las ilegalidades e indisciplinas sociales.
RispondiEliminaSe actuó contra 145 personas implicadas en especulación y acaparamiento, venta y receptación de productos industriales o artesanales y se neutralizaron diez lugares destinados a elaborarlos y almacenarlos.
Entre los productos ocupados por el actuar de las autoridades competentes están, cerca de dos mil 300 litros de combustibles, 520 de lubricantes y más de 11 mil 500 toneladas de arroz.
En relación con los juegos prohibidos, se desactivaron tres casas donde se practicaban, además de cinco vallas de gallos ilegales, por lo que se procesaron un total de 16 personas.
Maisí, Guantánamo.–«Estamos apoyando a Cuba en los planos político y económico, y vamos a seguir apoyándola», ratificó en esta oriental provincia Andrei Guskov, embajador de la nación eurasiática en nuestro país.
RispondiEliminaEl pronunciamiento del embajador ruso tuvo lugar en Punta de Maisí, Guantánamo, tras dejar oficialmente inaugurada una planta desalinizadora, obra que pone fin al estrés hídrico que hasta meses recientes sufrió esa localidad, en la que viven 1 750 personas.
La desalinizadora, financiada con capital donado por la Federación de Rusia y del Fondo de las Naciones Unidas para la Infancia (Unicef), funciona con el sistema de ósmosis inversa, tecnología que garantiza el suministro de agua de calidad, libre de contaminantes.
Andrei Guskov calificó la materialización de esa obra como un símbolo del espíritu de cooperación entre la Federación de Rusia y Cuba, y recordó que su país participa de manera activa en la materialización del plan nacional de desarrollo económico y social de la Isla caribeña.
En tal sentido, el diplomático enumeró como ejemplos concretos de cooperación con Cuba en áreas estratégicas para el desarrollo de la Isla, la incidencia de Rusia en la modernización del sistema ferroviario, el sector energético y la reparación de plantas metalúrgicas cubanas.
«Le puedo asegurar que todos los proyectos ruso-cubanos en el área energética se realizan de manera acelerada, y lo más importante: esa cooperación progresa y dejará mejores frutos en beneficio de ambas naciones y pueblos, según lo planificado entre ambas partes», respondió Andrei Guskov a una pregunta de Granma.
TORINO (4-4-1-1): Sirigu, De Silvestri, Izzo, Nkoulou, Bremer; Verdi, Baselli, Rincon, Ansaldi; Berenguer; Zaza
RispondiEliminaFIORENTINA (4-3-3): Dragowski; Caceres, Milenkovic, Ceccherini, Dalbert; Benassi, Pulgar, Castrovilli; Ghezzal, Chiesa, Vlahovic
Zaza 1-0
RispondiEliminaAnsaldi 2-0
RispondiEliminaGol della viola ma vinciamo 2-1
RispondiEliminaSe Piangina non mette 8 difensori è più facile segnare..
Premier
RispondiEliminaAston Villa- Leicester 1-4
Ora siamo inguaiati....
BLOGRAMA
RispondiEliminaYour new post has been just indexed
AVANA AMORE MIO
Zarlatti vale sempre la pena. Giuseppe
RispondiEliminahola! ognuno ha il suo posto sono d'accordo, certo sarebbe bello vedere situazioni diverse ma il tempo bisogna sfruttarlo al meglio. Cartagena caribe colombiano ne parlano tutti bene, da sempre bacino di tanta figa e città antica tra le più storiche del continente americano. chao Enrico
RispondiEliminaSara', appunto, per la prossima vita.
RispondiEliminaProprio questa mattina si parlava sul nostro gruppo whatsapp di Mombasa visto che uno di noi e' in partenza...