mercoledì 30 settembre 2020

DICEMBRE

Si avvcinano le elezioni presidenziali negli Stati Uniti e Donald Trump sente sotto i piedi il terreno sempre piu' friabile.

Non sara' votato da nessun democratico, nero, ebreo, progressista e da moltissimi ispanici, rischia di non essere votato anche da molti repubblicani a cui piace come un gatto appeso con le unghie ai maroni.
Biden sta facendo esattamente come Zingaretti da noi, parla il meno possibile lasciando che l'altro (da noi il cazzaro verde) si scavi la fossa con le proprie mani ad ogni dichiarazione.
Il New York Times ha appena scoperto che nel 2016, anno in cui vinse le elezioni, Trump pagò 750 dollari di tasse federali. Stessa cifra per il 2017Non solo: per dieci dei quindici anni precedenti, Trump non avrebbe pagato un dollaro. Fra l'altro pare abbia debiti per 421 milioni di dollari. 

Nel disperato tentativo di intercettare qualche rimasuglio di voto ispanico in Florida, stato chiave, nel corso di una cerimonia per commemorare il disastro della Baia dei porci, Trump ha
annunciato nuove sanzioni contro Cuba; il divieto per i viaggiatori statunitensi di soggiornare in strutture di proprieta' del governo cubano e una ulteriore limitazione nell'importazione di sigari e rhum.
Ovviamente il responsabile della Casa Bianca ne ha approfittato per reiterare la sua retorica nei confronti anche di Venezuela e Nicaragua.
In piu' una delle possibili candidate per la corte suprema per sostituire la defunta Ruth Bader Ginsburg, icona liberal (anche se la favorita dovrebbe essere Amy Coney Barret una sorta di talebana anti abortista) e di origine cubana, occorre anche ricordare che il tycoon ha fatto registrare il suo marchio, nel 2009, a Cuba per poter svolgere attivita' commerciali.
La coerenza fatta persona...
Come hanno subito sottolineato i democratici queste manovre di Trump non sono altro che un tentativo di corteggiare i decisivi voti dei cubano-americani della Florida, sottolineando che i cittadini americani non possono fare business con Cuba a causa del covid mentre il tycoon ha tentato di fare affari con Cuba in spregio al decennale embargo, lo stesso che ora si tenta di inasprire.
Minacciosamente il presidente ha anche dichiarato che le elezioni, in caso di vittoria democratica, potrebbero finire alla Corte Suprema e che lui non riconoscera' mai come leale una vittoria dell'avversario, vaneggiando anche scienari da guerra civile.
La Costituzione americana, grazie alla lungimiranza dei padri fondatori, quando parla di vicende interne e' chiarissima e non lascia spazio ad interpretazioni.
Trump ha tentato di forzare la mano ai militari durante i disordini successivi all'omicidio del nero da parte della polizia, dopo aver schierato la Guardia Nazionale, i soldati della domenica, voleva schierare per le strade l'esercito vero e proprio ma il suo intento e' stato bocciato dagli stessi vertici militari in quanto non contemplato proprio dalla Carta Magna.
Alla fine, se come tutto il mondo spera, Biden vincera' il tycoon si prendera' il suo zainetto e lascera' la Casa Bianca esattamente come hanno fatto i suoi predecessori.
In caso di secondo mandato, quello piu' rischioso perche' non c'e' riconferma in ballo quindi si possono fare tutte le cazzate, il mondo terra' duro e stringera' i denti per altri 4 anni.
Cuba ovviamente fra lockdovn, covid 19 ed inasprimento dell'embargo non se la sta passando bene, ma la cosa era
prevedibile, non ci voleva la sfera di cristallo.
E' ancora in dubbio la fine del coprifuoco a La Habana del 30 settembre, dipendera' dall'andamento dei contagi e da come si
stara' comportando la popolazione.
La ripartenza del turismo e' ancora lontana, al momento non ci sono segnali concreti che qualcosa possa cambiare, d'altro canto basta vedere cosa sta' succedendo in Europa.
Uno di punti di forza di Biden e' proprio la sciagurata gestione della pandemia da parte del presidente, anche se sarebbe piu' saggio dire NON gestione.
Ad oggi 7,2 milioni di statunitensi sono stati contagiati, i decessi sono stati 206.000.
Invece di pensare a come risolvere il problema Trump e' alla ricerca di nemici da additare come la Cina, vecchia tattica quella di cercare di sviare l'attenzione dai fallimenti interni calamitandola
verso situazioni esterne.
A dicembre vedremo e sapremo.

23 commenti:

  1. Definirlo caotico sarebbe poco. Il dibattito di ieri sera a Cleveland fra Trump e Biden è stato una rissa, degenerata soprattutto per l’aggressività e le interruzioni continue del presidente, al punto che parecchi analisti lo hanno bocciato come il peggior confronto mai visto tra due candidati alla Casa Bianca.

    Tutti si aspettavano che Donald sarebbe andato all’attacco, perché è indietro nei sondaggi e doveva sfruttare questa occasione per recuperare, denigrando Joe e cambiando la percezione degli elettori. Anche tra i repubblicani, però, è diffusa la preoccupazione che Trump abbia esagerato, scavando ancora di più la fossa in cui si è cacciato con le proprie mani, soprattutto con gli elettori moderati, gli indipendenti e le donne.
    In teoria, il dibattito aveva sei temi in agenda: la storia e i risultati dei due candidati; la Corte Suprema, dopo la morte della giudice liberal Ginsburg e la nomina della conservatrice Barrett; il Covid; l’economia, in crisi per la pandemia; la razza e la violenza nelle città, dopo mesi di proteste, l’integrità delle elezioni, che il capo della Casa Bianca accusa di essere truccate. Il moderatore Chris Wallace però ha perso quasi subito il controllo, e anche se grosso modo i punti previsti sono stati toccati, gli scontri e gli insulti hanno preso nettamente il sopravvento sulla sostanza politica. «Will you shut up?», ha gridato ad un certo punto Biden esasperato, chiedendo a Trump di «tapparsi la bocca». Poi lo ha definito «un clown», «il peggior presidente nella storia degli Stati Uniti», «il pupazzo di Putin». Donald aveva accusato il figlio di Joe, Hunter, di aver preso 3,5 milioni di dollari dalla moglie dell’ex sindaco di Mosca, costringendo il candidato a rivolgersi così agli americani: «Non è vero. E’ vero invece che mio figlio ha avuto problemi di droga, come molte altre persone che voi conoscete, ma è riuscito a venirne fuori e io sono orgoglioso di lui».
    Sui temi politici le differenze erano quelle note, e non si sono sentite grosse novità. Biden ha criticato il fallimento nella gestione del Covid e la crisi economica che ha provocato, ha bocciato la nomina della giudice della Corte Suprema perché toglierà l’assicurazione sanitaria agli americani nel mezzo della pandemia, ha ripreso lo scoop del New York Times per accusare il presidente di non pagare le tasse. Trump ha ripetuto che ha affrontato il coronavirus meglio di chiunque altro, ha creato la miglior economia di sempre, e sta combattendo i cambiamenti climatici, anche se è uscito dall’accordo di Parigi perché danneggiava gli Usa. Per l’ennesima volta ha detto che il voto postale è una truffa, evitando di promettere che accetterà il risultato delle elezioni del 3 novembre. Quindi ha rifiutato di condannare apertamente i suprematisti bianchi, rivolgendosi così al gruppo estremista dei Proud Boys: «Stand back, stand by», ossia restate indietro, ma tenetevi pronti ad agire.
    La strategia di Trump era quella di attaccare a fondo, anche sul piano personale, per cercare di disorientare Biden, intimidirlo, spingerlo a fare qualche gaffe, ma soprattutto dimostrare che è fragile, e non ha la forza fisica e mentale per fare il presidente. Il candidato democratico però ha retto, e anche senza fare una figura stellare, non ha ceduto. Secondo un sondaggio fatto a caldo dalla Cnn, il 60% degli spettatori ha assegnato la vittoria e Joe, contro il 28% che l’ha data a Donald.

    Usa 2020, a fine dibattito le mogli sul palco: Melania sale per prima ma Jill abbraccia Biden

    Vista la durezza del capo della Casa Bianca e la sua costante violazione delle regole, alcuni osservatori hanno detto che Biden dovrebbe rinunciare a partecipare agli altri due dibattiti in programma, ma i suoi portavoce hanno ribadito che ci sarà. Evidentemente pensano che l’aggressività di Trump gioca a suo sfavore, mostrandolo per la persona che è, piena di rabbia e senza idee. Joe invece appare più preparato, calmo, presidenziale, e capace di guidare il paese attraverso la pandemia e la crisi economica, per riportarlo alla normalità.

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  2. Il segreto che Donald Trump ha custodito più gelosamente da quando è sceso in politica è stato rivelato: il New York Times ha trovato e pubblicato le sue dichiarazioni dei redditi. Leggendone il contenuto, si capisce perché il capo della Casa Bianca fosse così determinato a tenerle nascoste. Questi documenti infatti provano parecchie cose imbarazzanti per il presidente, tipo che per diversi anni non ha pagato le tasse, ha debiti in scadenza per 421 milioni di dollari verso creditori ignoti, e potrebbe aver frodato il fisco chiedendo un rimborso da 72 milioni di dollari a cui non aveva diritto.
    La prassi vuole ormai da decenni che il capo della Casa Bianca pubblichi la dichiarazione dei redditi, non solo per far conoscere agli americani la sua ricchezza, ma soprattutto per evitare il sospetto di conflitti di interesse. Durante la campagna del 2016 Trump si era rifiutato di farlo, usando come scusa che era sotto "audit" da parte dell’Irs. Cioè il fisco stava verificando l’accuratezza dei documenti presentati, e non era opportuno renderli noti fino a quando non avrebbe terminato. In realtà Donald poteva tranquillamente rivelare le sue dichiarazioni, ma aveva scelto di non farlo. Così aveva suscitato ogni genere di sospetti, però i suoi elettori lo avevano votato lo stesso, e per la Casa Bianca il successo elettorale aveva chiuso il discorso.
    Il Congresso ha cercato di ottenere i documenti in ogni modo, e lo stesso ha fatto il procuratore di Manhattan Vance, che ha aperto un’inchiesta penale su potenziali frodi fiscali da parte del presidente. Il New York Times però è arrivato prima di tutti e ieri sera ha pubblicato il contenuto delle dichiarazioni, senza mostrarle per proteggere le sue fonti. Le informazioni imbarazzanti sono molte. Nel 2016, anno della sua elezione, Trump aveva pagato in totale 750 dollari di tasse, così come nel primo anno passato alla Casa Bianca. Per 10 dei 15 anni precedenti non aveva pagato nulla, a causa delle ingenti perdite delle sue imprese. In altre parole il business andava così male, che il rosso dei conti era tale da non giustificare alcuna pretesa da parte del fisco. Anzi, una decina di anni fa Donald aveva chiesto è ottenuto un rimborso di 72,9 milioni di dollari dall’Irs, che ora è oggetto dell’audit in corso: se si scoprisse che non ne aveva diritto, verrebbe costretto a ripagare la somma con gli interessi, ossia circa 100 milioni di dollari. Il presidente poi ha debiti personali per 421 milioni di dollari, dovuti a creditori ignoti, che scadono nel giro dei prossimi tre anni.

    Questo pone due problemi: primo, è un pericolo per la sicurezza nazionale, perché lo espone al rischio di essere ricattato, potenzialmente anche da entità straniere; secondo, potrebbe rappresentare la vera ragione per cui ha assolutamente bisogno di vincere le elezioni del 3 novembre, nella speranza di proteggere i suoi interessi restando alla Casa Bianca. Poi ci sono altri elementi imbarazzanti, come il sospetto che forse pagasse i figli attraverso consulenze, inclusa Ivanka che lavora alla Casa Bianca. Ha guadagnato almeno 73 milioni da clienti esteri, dopo essere entrato in carica, pagando più tasse fuori dagli Usa che in casa. Aveva incassato 427,4 milioni di dollari dalla vendita della sua immagine, in particolare grazie al programma televisivo "The Apprentice", ma li ha sperperati in attività finite in passivo, come molti dei suoi campi da golf.
    L’impressione, in sostanza, è che la candidatura presidenziale fosse una trovata per risollevare le sorti del proprio marchio, ma il risultato ha sorpreso lui stesso. I documenti non dimostrano legami particolari con la Russia, ma i nomi dei suoi creditori non sono noti. Non ci sono prove che abbia usato fondi della campagna elettorale per pagare la pornostar Stormy Daniels, affinché tacesse sulla loro relazione, ma potrebbero essere nascoste elle spese legali non specificate.

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  3. I medici cubani sbarcati a Cremona per aiutare l’Italia nella lotta contro il Covid-19 sono tra i candidati al Nobel per la pace. Il loro contributo, nel corso dell’emergenza sanitaria, è stato fondamentale per evitare che la situazione nella provincia peggiorasse.

    È per questa ragione che il Consiglio mondiale per la pace ha scelto di inserirli nella corsa per l’ambito riconoscimento.

    L’impresa dei medici cubani contro il Covid-19
    La brigata medica Henry Reeve, composta da 52 dottori cubani, è arrivata lo scorso 22 marzo a Cremona per sostenere la Lombardia, regione italiana più colpita dal Covid-19, a gestire l’emergenza sanitaria. Per oltre due mesi hanno lavorato in un ospedale da campo allestito in tempi record a fianco dei medici italiani.


    Poi, quando la struttura aveva iniziato a svuotarsi, i quattordici giorni di quarantena ed il ritorno in patria.

    “Ci sentiamo fortunati perché oltre a dei professionisti abbiamo conosciuto dei fratelli. Li abbiamo ringraziati con gli occhi lucidi, ma ci piace pensare che sia stato solo un arrivederci e non un addio, perché continueremo a fare cose belle insieme“, così la sindaca Stefania Bonaldi aveva salutato i medici cubani.

    L’impresa alla volta dell’Italia è valsa ai medici cubani della Henry Reeve una candidatura al Nobel per la pace (tra i loro “avversari” anche il presidente Usa Donald Trump). A richiederla il Consiglio mondiale per la pace, organismo riconosciuto dall’Organizzazione delle nazioni unite, tramite una lettera inviata al comitato norvegese.

    “Mi è difficile – commenta la sindaca di Cremona Stefania Bonaldi – esprimere a parole la gioia, la commozione, l’orgoglio e lo straordinario affetto che proviamo per i nostri hermanos de Cuba.

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  4. Tutti ricordano le immagini dei medici cubani arrivati in Italia per dare una mano contro il Coronavirus. Ora Cuba li candida al Nobel per la Pace. I medici della ‘brigata Henry Reeve’, che sono intervenuti in diversi Paesi del mondo. A dare l’annuncio su Twitter il presidente cubano, Miguel Diaz-Canel Bermudez. “Cuba per il mondo: medici e non bombe”, ha scritto, spiegando che “il Consiglio mondiale per la pace ha formalmente presentato la candidatura della brigata medica Henry Reeve di Cuba per il Nobel per la Pace”.
    Diaz-Canel linka poi un articolo del quotidiano Granma, in cui si precisa che la richiesta è già stata mandata al Comitato norvegese per il Nobel. Il Contingente internazionale di medici specializzati in situazioni di disastri e gravi epidemie ‘Henry Reeve’ fu costituito il 19 settembre del 2005, voluto da Fidel Castro, e allora portò aiuto alla popolazione Usa colpita dall’uragano Katrina.

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  5. Carlo

    Nella vita ci sono queste correnti sotterranee... - che p. es. mi hanno indotto a cambiare indirizzo di studi, a spostare domiciio e ufficio in una altra città, a liquidare una fidanzata (brutto termine: "terminare"): vai a vedere che, con la vecchiaia alle porte, non troverò più comoda la Grecia o una meta a portata di mano invece che l'Isla a cui ho dedicato ossessivamente parecchi decenni... ... sarebbe terribile ma poi nella vita gioca anche il fattore rassegnazione... Su Skiatos potrei raccontare un aneddoto ma - come dice Briatore-Crozza - mi stoppo qui. Può bastare... (Mio fratello molti anni fa aveva lavorato alla corte di Gianni Vattimo, era filtrato che il Maestro era solito villeggiare a Santorini... - racconto questo per il legame con Torino...)

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    1. Skiatos bellissima anche se un può fuori mano come tutte le Sporadi.
      Sui greci velo pietoso.
      Gentaglia.
      Vattimo...diciamo che aveva i suoi...giri.

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    2. Carlo

      Come dicevo, Mykonos vade retro... - avevo l'impressione di essere a Ascona, in spiaggia sentivo parlare in italiano, in svizzerotedesco... Magari qualche isoletta... - dovrò farmi consigliare dal grande Simone Perotti... https://www.simoneperotti.com/wp/2020/08/20/generalmente-dinverno/

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    3. Beh... Mykonos ha la sua bella fama...
      Vade...retro...😂

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  6. Non sarà una elezione facile. Giuseppe

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    1. La stampa Usa parla del confronto TV come di una merda vinta però inaspettatamente da Biden

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  7. Più che un dibattito è stato un prendersi a male parole, senza costrutto , se continuano così ho il dubbio che , alla prossima , voleranno stracci...

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  8. Vero ma Trump è stato un conduttore tv.
    Il fatto che pare ne sia uscito male è buon segno

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  9. hola! difficile che il 3 novembre sapremo qualcosa, con la storia del voto postale può succedere di tutto poi ora corte suprema repubblicana. Per cuba anche con il moribondo biden non so se cambierà a parte il turismo de crucero rispetto al periodo di obama. chao Enrico

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  10. Se vince Biden le cose per Cuba possono solo migliorare.
    Ci vuole poco.

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  11. (Las damas blanca) 90% sono grasse stanno prendendo forsa, ho letto propretari di case di renta no c'è la fanno più hanno chiesto aiuti economici sono arrivati solo Trinidad, settimana scorsa la renta dove vado las tunad mi ha chiesto aiuto

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  12. Aleardo se per un anno non ti danno la pensione tu cosa fai?

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  13. Non si giocherà Genoa-Torino, gara in programma sabato sera alle 18. Questa la decisione del Consiglio di Lega, chiamato a pronunciarsi in assenza di un protocollo per regolare situazioni come quella occorsa ai rossoblù. Le quindici positività tra i rossoblù hanno quindi portato alla decisione di rinviare la gara.

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  14. Post sul blog Guascone
    https://milcofasano.blogspot.com/2020/10/ateneo-di-perugia.html?m=1

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  15. milco a mio avviso 2022 punto apertura ciccio simone il romagnolo

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  16. NEW YORK. Il presidente americano Donald Trump e la First Lady Melania sono entrambi positivi al coronavirus, sulla base del test eseguito. Lo twitta lo stesso Trump: «La First Lady ed io siamo risultati positivi al Covid-19. Iniziamo subito la quarantena e il processo di guarigione. INSIEME ce la faremo!».

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  17. Ottavi di finale Coppa di Lega
    Aston Villa-Stoke City 0-1

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