GENERAZIONI

Durante le proteste, spontanee o manovrate che siano, avvenute a Cuba il giorno 11 luglio, balzava all'occhio come in strada a protestare trovavi molti 20/30 enni ed un discreto numero di 40 enni mentre le generazioni piu' datate latitavano. Puo' sembrare un fatto casuale ma, ad una attenta analisi non lo e' per nulla. La storia di Cuba racconta che il vero sviluppo del cuentapropismo nacque con Raul al potere, c'erano attivita' commerciali anche prima ma e' stato sotto la guida del fratello meno celebre che queste attivita' hanno avuto un vero impulso. Prima di allora, chi lavorava era comunque un impiegato statale, Raul trasformo' una buona percentuale di cubani da contribuiti a contribuenti alleggerendo il costo a carico dello stato nei confronti di gente che, fondamentalmente, non produceva nulla. I cubani 20/30/40 enni sono dunque cresciuti in questa “nuova” Cuba dove se avevi qualche risorsa potevi metterti per conto tuo guadagnandoti da vivere. Certo non era cosa economicamente alla portata di tutti ma questo capita in ogni parte del pianeta e, come mi piace ricordare spesso, Cuba non e' su Marte. Quindi mentre le generazioni precedenti avevano nei confornti del potere, del governo un atteggiamento comunque diciamo di moderata gratitudine (sia per il salario per quanti misero sia, sopratutto per tutti i “benefit” che certi lavori statali concedevano) le generazioni successive esattamente come succede da noi vedevano e vedono il governo come un qualcosa che si porta via, sotto forme di tasse, una parte dei proventi del lavoro. Quindi parliamo di gente che non ha un sentimento di riconoscenza malgrado i tanti servizi gratuiti che lo stato continua ad assicurare ai propri cittadini anche in questi tempi difficili, giusto per fare un esempio non mi risulta che nessun possessore di case de renta, paladar o attivita' simili abbia mai rinunciato alla libreta. I cubani diventati maggiorenni alla fine degli anni 90', dopo el periodo especial, continuano ad affidarsi al governo centrale per moltissime questioni continuando ad “aguantare” anche situazioni non propriamente positive. I giovani invece sanno che nella Cuba di oggi dovranno comunque arrangiarsi, dovranno in qualche modo muovere il culo se vorranno sopravvivere perche' i tempi sono drasticamente cambiati. Oggi le statistiche parlano chiaro; un terzo dei cubani e' impiegato privatamente e non e' dipendente statale, e' probabile che i numeri di chi se la cava in proprio siano piu' alti visto che, anche a Cuba, esiste un vasto settore sommerso. Conosco decine di persone che vivono del loro lavoro che sia una renta, un paladar, un barbiere, un orologiaio, chi ti ripara il cellulare, mobilieri, falegnami, agricoltori e via dicendo. Ora che i prezzi sono aumentati a dismisura lo stato ha alzato gli stipendi generando ovviamente inflazione, questi quentapropisti si sono trovati spiazzati visto che i costi delle materie prime sono schizzati verso l'altro e loro non hanno ricevuto alcun sussidio dallo stato come, ad esempio, e' capitato in modo comunque insufficiente da noi. Per questa ragione molti di loro si sono dati al commercio diciamo illegale, uscendo dal discorso contributivo, chi lavorava col tenedor de libros oggi lavora en negro. E' chiaro come siano stati proprio i cittadini di quelle generazioni a scendere in strada. Da un lato i costi lievitati, la difficolta' nel reperire cio' che serve, il problema di dover pagare il tutto con la valuta pesante e dall'altra niente paracadute dello stipendio statale che sara' anche leggero ma che e' sempre meglio che nulla. Non e' successo lo stesso da noi? Prima chi si metteva in proprio quasi sempre guadagnava bene lavorando duro mentre il dipendente doveva vivere di un salario, oggi il salariato ed il pensionato sono gli unici che sono davvero stati tutelati in questi periodi di chiusure mentre chi ha una attivita' e' quasi sempre stato lasciato libero di affogare senza troppe alternative. Come vedete tutto il mondo e' paese.

SPAGNOLO