Quando, a Cuba, parliamo
di carne di vacca con qualcuno, abbiamo la possibilita' di assistere
ad un fenomeno medico senza precedenti.
Il nostro interlocutore,
che fino ad un istante prima disquisiva dei massimi sistemi con voce
alta, forte e tonante, appena entra in argomento bovino, come per
incanto, si ritrova afflitto da una rarissima forma di raucedine che
provoca un bruschissimo abbassamento della voce stessa, che da
stentorea si trasforma in un incomprensibile rantolo.
Parlare di carne di vacca
a Cuba rende la gente simile agli spacciatori nostrani che, non
potendo parlare apertamente di fronte a terzi, si intendono a gesti o
con monosillabi gutturali.
Una delle prime cose che
noi culi bianchi impariamo a Cuba e' che “e' piu' pericoloso
ammazzare una vacca che un cristiano”.
Ovviamente non e' proprio
cosi', ma la vulgata afferma che la pena per l'uccisione non
legalizzata del prezioso bovino comporterebbe 8 anni di carcere.
Cosi' me l'hanno venduta e
cosi' ve la rigiro, senza verifica alcuna.
Il parco bovino cubano
nella sua totalita e' di proprieta' dello stato (se poi esistono
situazioni particular in questo settore, non ne sono a conoscenza) di
conseguenza chi si appropria di un bene mobile su 4 zampe per il
profitto personale, ruba allo stato, quindi al popolo, quindi alla
Rivoluzione.
Visto che lo stato non
puo' pero' occuparsi in prima persona del prezioso bovino, l'animale
stesso viene affidato alle cure di chi, in tutto il mondo, si occupa
di questo settore.
Agricoltori, mandriani,
contadini ecc....
Questi si occupano del
mantenimento dell'animale, suppongo con l'aiuto dello stato stesso,
tengono per se parte del latte e del formaggio mentre il resto
ovviamente va al “socio di maggioranza” che, eventualmente si
occupa poi di macellare il capo quando arrivano ordini superiori.
Suppongo funzioni cosi',
perche' non sono esattamente un esperto in materia.
Vivo in Piemonte, a 900
metri sul livello del mare, sotto casa mi pascolano le mucche
fassone, forse una delle migliori carni del pianeta, una carne che si
scioglie in bocca.
Nulla a che vedere con
quelle povere vacche magre, con le costole in evidenza, un po'
storte, che pascolano nei prati cubani alla ricerca di qualche ciuffo
d'erba secco per cibarsi.
La carne di quelle
sventurate bestie e' dura e poco saporita, visto che invece quella di
maiale e di pollo campese (non il munlo brasiliano che si trova nelle
tiendas...) e' ottima, quando sono a Cuba evito di mangiare carne di
vacca.
La vendita sottobanco di
quel tipo di carne, anche solo la “detenzione” nella propria
nevera e' vietata e puo' portare fino al gabbio sia per chi l'ha
venduta che per il compratore.
Quando in casa abbiamo
carne di vacca, per dirmelo la sciura, pur di non dire la parola
“vacca” si improvvisa un mimo di livello mondiale, facendomi il
gesto delle corna per farmi capire cosa avremo a cena.
A Tunas quella sottobanco
costa dai 25 ai 30 pesos alla libbra, poco piu' di quella di maiale.
Si trova pero'
tranquillamente nelle tiendas, in pezzi interi di grosse dimensioni a
60/70 cuc l'uno, difficile per il cubano medio accedervi.
L'esercito, o meglio, gli
alti papaveri dell'esercito sono quelli che hanno piu' accesso a quel
tipo di carne che, ripeto non e' neanche saporita.
Ogni tanto, ma proprio
ogni tanto qualcosa arriva nelle tiendas in mn, ma si tratta di pezzi
di scarto o piuttosto...originali.
Vi ho gia' raccontato di
quando, di fronte alla tienda in mn di Tunas, arrivo' un carico di
teste e code di vacca, passavo casualmente di li mentre la
scaricavano.
La gente chiedeva al
rastrero dove fosse tutta la parte di vacca compresa fra, appunto, la
testa e la coda e il tipo racconto' di averla appena consegnata ad un
circolo militare.
La gente non la prese un
gran bene.
Non voglio dire che la
vacca cubana sia sacra come quella del Gange ma...quasi.
49 milioni di euro di fondi pubblici che la Lega si e' sputtanata per i cazzi suoi.
RispondiEliminaOvviamente, come gia' avvenne per il pregiudicato di Arcore, che detto per inciso e' quello che per 20 anni ha mantenuto economicamente in vita la Lega stessa, si tratta di un complotto della magistratura.
Che poi per il puttaniere sia arrivata la condanna..e' un fatto secondario.
Quel fenomeno genetico di Di Maio si e' affrettato a dire che non si tratta della Lega di Salvini ma di quella di Bossi, fantastico uomo!
Dico da sempre che il pesce puzza sempre dalla testa...da ROMA LADRONA questi sono arrivati ad essere peggio di tutti quelli che hanno sempre attaccato e criticato.
Ve la lascio tutta questa Italia derelitta...datemi tempo e neanche troppo.
Da uomo di sport vorrei che il nostro paese sempre ospitasse manifestazioni importanti.
RispondiEliminaQuando qeull'altro fenomeno della Raggi disse che le olimpiadi a Roma non si potevano fare perche'...tutti quelli a cui sarebbero stati dati gli appalti avrebbero rubato mi incazzai assai.
Ora si parla delle olimpiadi invernali del 2026.
Un paese normale farebbe la sua bella candidatura per una localita' spingendola con tutte le forze.
Noi no.
Torino presenta la sua candidatura, Milano anche.
Torino e Milano distano poco piu' di 100 km una dall'altra ma no...una candidatura unitaria non si poteva fare...
Siamo tornati ad essere l'Italia dei comuni medioevali.
Nella capitale la trovi anche ben cucinata. Giuseppe
RispondiEliminaPreferisco altra carne o pesce a Cuba.
EliminaSi parte. Fino a domani sera...Liguria
Ti posso dire che a casa di mio suocero é un via vai di policia e militari che vengono a rifornirsi di carne di res. La prima volta che gli ho visti pensavo che lo venissero a prelevare. Invece tutti d'accordo...
RispondiEliminaSimone ms
Tutto un magna magna...😁
RispondiEliminaOra è ufficiale, anche se ormai non c’erano dubbi: Nicolas Nkoulou è stato completamente riscattato dal Torino, che ha versato al Lione 3.5 milioni di euro per il cartellino del difensore camerunense
RispondiEliminaErano una famiglia, nel marzo del 2014, e per questo decisero di lasciare l’Italia: il pensionato milanese, 73 anni, e l’ex badante di sua madre, 39 anni, che aveva sposato nel 2001 e dalla quale poco dopo aveva avuto un figlio, che ormai ha 16 anni. A quel tempo, dunque, decisero di lasciare Milano e trasferirsi in Ecuador, Paese d’origine della donna, dove però l’unione s’è rotta: è iniziata una causa di divorzio, sono seguite denunce, procedimenti incrociati in una battaglia familiare e giudiziaria che oggi, come conseguenza ultima, ha generato un esito paradossale. Il pensionato si ritrova senza più una famiglia e, di fatto, «prigioniero» nel Paese sudamericano, imbrigliato tra due cause di divorzio aperte in parallelo da una parte e dall’altra dell’oceano.
RispondiEliminaPerché la donna ha avviato anche un’altra azione giudiziaria (con addebito, dunque con richiesta degli alimenti) a Milano: una causa nella quale il pensionato, su cui pende un divieto di abbandonare l’Ecuador, non può venire di persona né ad assistere, né a difendersi. Il matrimonio inizia a deragliare abbastanza presto, dopo il trasferimento in Sud America. Le tappe sono ricostruite in una lunga memoria difensiva che l’avvocato Gennaro Colangelo, che assiste «a distanza» il pensionato, ha da poco depositato davanti alla IX sezione civile del Tribunale di Milano. A fine 2014, la signora denuncia il marito per un’aggressione e per maltrattamenti, ma dopo gli approfondimenti della polizia la situazione viene ribaltata ed è la donna a uscirne con un provvedimento a suo carico, che la obbliga a star lontana dall’ex marito.
Nel frattempo, parte anche la causa di divorzio, che obbliga il pensionato a lasciare la casa almeno per sei mesi (così stabiliscono le leggi locali). L’uomo paga un primo assegno di mantenimento, la donna chiede al Tribunale un aumento e le viene accordato (l’ultima somma arriva a poco più di 560 dollari ecuadoriani). E qui si arriva al primo snodo critico: perché l’uomo, solo in un Paese straniero, con tutte le spese per mantenersi, e potendo contare sulla sua sola pensione (poco più di 1.300 euro), non è stato in grado di pagare l’intera somma. Così è stato di nuovo denunciato dall’ex moglie (per omesso adempimento) e da lì è scattato il provvedimento dei giudici: divieto di lasciare il Paese.
In Ecuador la donna ha un lavoro, ha acquistato una casa e da tre anni di fatto risiede regolarmente con il figlio (che dopo il trasferimento non ha mai lasciato il Sud America), ma alla giustizia italiana l’ex badante chiede ora la separazione, l’affido esclusivo del figlio, un assegno di mantenimento per il ragazzo (500 euro) e uno per lei (400). Nella memoria difensiva dell’avvocato Colangelo si spiega prima di tutto che esiste già una causa di separazione in Ecuador e poi si accenna al fatto che la donna ha comunque mantenuto una residenza in Italia: che può «essere indice di un progetto portato avanti negli anni e preordinato ad ottenere un doppio mantenimento dal marito». E ancora: «Si ricorda che il tribunale ecuadoriano ha già provveduto in tal senso e che, per di più, in tal modo l’uomo è impossibilitato ad uscire dal Paese, considerato che non era in grado di farvi fronte e di questo l’ex moglie era ben consapevole».
hola! a Cuba tutto è proibito sulla carta ma per alcuni tutto è possibile. Cetro che a vedere il ganado oficial che bruca i campi qualche dubbio sulla qualità viene. chao Enrico
RispondiEliminaCarne dura e poco saporita
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