domenica 7 ottobre 2018

A LABBRA NUDE



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A labbra nude e' un libro uscito nel 1995 di Danilo Manera,un racconto sulla Cuba del periodo especial di un giornalista, uno scrittore che partito con l'idea di fare un reportage neutro si ritrova coinvolto anche...affettivamente.
Riporto l'ultimo capitolo che ho sempre amato molto, sottolineando in rosso una frase che trovo straordinaria.
Non aggiungo commenti finali, non servono lascio tutto cosi'. Lo scrittore parla di una magia che conosciamo bene e che, sicuramente, abbiamo condiviso sopratutto nei primi viaggi a Cuba. Forse anzi sicuramente parliamo di una Cuba differente da quella attuale ma alla fine, nella nostra isola, tutto cambia per poi non cambiare mai nulla. Buona lettura e...a domani.


Sopra all'Avana si e' scatenata a notte fonda una immane tempesta elettrica che illumina dall'interno grosse nuvolone rigonfie.
Sembrano delle sfere con dentro una madonnina o un monumento che, rivoltate, s'innevano, e alcune si accendono.
Oya' impetuosa regina della scintilla, dei temporali e dei venti, preme sulla citta' senza mai sfiorarla..
La investe con l'eccitazione di una vollutta trattenuta.
Sono lampi senza tuoni, bagliori di gelosia per Chango', che guardo come un film muto, come prove di effetti speciali.
Nell'Avana vecchia le luci sono rare e diseguali, salvo i parallelepipedi degli alberghi, che si stagliano come inghirlandate oasi verticali.
E sulla pelle della citta' restano le chiazze oscure degli apagones.
Le vie sono rischiarate a stento da fiochi fanali di biciclette, anche se molte non hanno nemmeno il fanale e solo i raggi delle loro ruote saettano timidi quando passano nei pressi di una lampadina portata in un cortile con un filo, con la gente attorno e una siepe di ibisco accanto.
Aggayu' Sola', il gigante patrono dell'Avana e dei viandanti mi ha condotto fin su questo tetto lungo un tragitto che non saprei ricostruire.
Sono entrato con Maday in quello che da fuori appariva un palazzone decrepito e abbiamo attraversato un dedalo di passaggi che immettono a una serie di stanze disadorne e calde, tra cunicoli di muretti di cemento, grate, bugigattoli, fumi di cucine, biciclette appese e lucchettate, pezzi di motori, uno che mangia le solite cose seduto sulla soglia, un altro che dorme ignaro di tutto,  un terzo vestito di stracci che si passa e si ripassa la mano sulla barba di vari giorni in un gesto sconfortato, poi dei bambini bradi nonostante l'ora tarda, con addosso magliette rimediate chissa' come recanti la pubblicita' di sconosciuti prodotti di un altro mondo, dal cibo per gatti al fuoribordo, con tanto di numero di fax.
E in un cortiletto interno, incongruente come un apparizione, un grande cactus con fiori a coppa che spandono un fortissimo profumo di vaniglia. Salendo per le scale che occupano il minor spazio immaginabile, siamo arrivati alla fine nell'appartamento del cugino, e sopra ancora, alzando una botola, siamo sbucati in una piccola camera da letto, buia perche' William ci ha fatto arrivare l'acqua ma non ancora la corrente e costruita senza tanti scrupoli sul tetto, ingombro di depositi d'acqua e ciarpame vario messo li' casomai servisse, ma anche spalancato sullo spettacolo soprannaturale di quel cielo turbolento e di quei lampi inoffensivi, che sembrano sbalzare la notte e la citta' al riparo dal tempo.
Mentre sto' col naso per aria affacciato al finestrone e penso che su questo pianeta non c'e' gran che di meglio di una notte all'Avana, ammesso che l'Avana si trovi su questo pianeta, sento venire dalla cameretta la voce di Silvio Rodriguez in una vecchia scontata canzone.
"Vivo en un pais libre
cual solamente puede ser libre
en esta tierra en esto instante
y soy feliz porque' soy gigante"
Mi volto e nella barcollante semioscurita' ocra di una candela c'e' Maday con una collanina di pezzetti d'ambra, conchiglie paglierine e conterie gialle e un ventaglio dorato che le smuove i capelli neri. I segni di Ochun mandano tenui luccichii quando incrociano uno scarto della fiammella.
Il resto e' il buio sulla sua pelle nuda e sulle sue labbra chiuse.
"Amo una mujer clara
que amo y me ama, sin pedir nada
o casi nada, que no es lo mismo
pero' es igual"
Che Orula signore della saggezza e della divinazione, vada a farsi un giro sul Malecon.
Non voglio piu' capire, ne' scrutare il futuro.
Voglio fare naufragio su quest'isola e sul silenzio di quella bocca.

26 commenti:

  1. LETTERA A REPUBBLICA

    Caro Direttore,

    chi sta combattendo la sua battaglia per la vita merita rispetto. Se non siete capaci di starvene in silenzio, allora riflettete, pensate, e poi tacete per sempre. Anche se la stessa battaglia l’avete combattuta e persa, o se l’avete vinta con altre armi, non avete un contratto in esclusiva che indichi i punti cardinali del sopravvivere. Chi siete? Tutti lì a ricordare a una giovane donna, imperdonabilmente bella, brava e famosa, che lei ha il cancro. Tutti a ripetere, come in un film di Troisi, di ricordarsi che forse morirà. Qualcuno spingendosi oltre e passando ad augurarle questa fine.
    Perché il cancro è un dono. È un dono, avete letto. E questo vi ha fatto imbestialire. E a dirlo, poi, una sciacquetta famosa curata sicuramente in qualche clinica privata. Il sottotesto non vi interessa.
    La strada faticosa per arrivare a quella frase non vi interessa. Il lavoro messo in campo dal cervello per garantirsi una sopravvivenza non vi interessa. Siete incazzati. Mi spiace Per lei non per voi. Avete perso. Avete perso persone care e con loro la vostra anima. Mio figlio, Bruno 6 anni, ha il cancro. Al cervello. Medulloblastoma si chiama. Un nome indegno di essere pronunciato. Era il mio unico figlio sano. Sì. Ho una bimba più grande, Sofia, Sindrome di rett. Un destino infame.
    Ho desiderato morire. Ma ora devo vivere. Come Nadia Toffa. E per vivere, e per lottare, e per sperare, devo trovare il bello.Devo dare a tutto questo un vestito che non sa di morte ma di vita. Allora tutto il mio dolore devo, è un dovere, trasformarlo in possibilità. Ed eccolo il dono che tanto vi ha mortificati. Il dono non è il cancro, il dono non è una malattia propria o dei propri cari. Dio!!! Mi caverei gli occhi e mi butterei nel fuoco per salvare i miei bimbi.
    Il dono è cogliere in mezzo alla bufera qualcosa che ne dia un senso. Il mio dono è stato comprendere fino in fondo che la vita è qui ed ora. Che potrebbe non esistere un domani.
    Allora il profumo del sugo di mia madre o la risata di un amico me li godo come se non ci fosse un domani. E il tempo. Ho tutto il tempo per i miei figli. Non corro.
    Mi soffermo sul loro odore, i capelli, la pelle, le parole.
    Me li vivo, oggi. Non ho fretta la sera, potrebbe essere l'ultima, e allora leggo loro libri, canto, rido. Ho avuto il dono di percepirmi sana. Non lo sapevo. Cammino, parlo. Mia figlia no.
    Devo ringraziare per me.
    Ho avuto il dono di scoprire la forza di mio marito, il suo amore. Ho avuto il dono di scoprire la tenerezza di mia cognata, la determinazione di mia sorella, le lacrime di mio cognato. Ho avuto il dono di sentire i nonni positivi, vicini, uniti. Ho scoperto quanto vale un amico vero. Ho aggiunto sorelle e fratelli al mio percorso. E ho scoperto che il cielo è meraviglioso dopo una giornata di inferno. Potrei continuare la lista dei miei doni.
    Così come potrei elencarvi tutti i punti del mio corpo in cui sento il dolore per i miei bimbi. Ho passato gli anni più belli della mia vita, e di quella dei miei figli, in un ospedale. Ho perso tutto. Non ho niente.
    Lasciatemi, vi prego, l'illusione di aver avuto in cambio almeno alcuni Doni. Lasciate me e Nadia in questa illusione. Vi prego, non ricordateci che, forse, il peggio deve ancora venire. Perderemmo le forze.
    Perderemmo la battaglia.

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  2. Mondiali Volley Femminili
    Seconda fase
    Italia-Azerbaigian 3-0

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  3. Questa mattina, domenica, alle 9.45 ero in palestra, alle 10 ho aperto, mi toccava...
    Di cose piu' divertenti, riposanti ed appaganti da fare ne avrei parecchie, sempre ricordandomi che il mio lavoro non e' particolarmente invasivo.
    Trattasi comunque di lavoro.
    Gia' mi piacevano poco gli 80 euro di Renzi, ancora meno mi piacciono questi 760 che lo stato decide di regalare a chi rimane a casa, sul sofa', a guardare la tv.
    Mi hanno insegnato, fin da ragazzino, che nulla e' gratis, tutto si paga e nessuno ti regala nulla.
    Queste mance di stato, francamente fanno schifo.
    Non venitemi poi a dire che servono per far girare l'economia che e' la cazzata piu' grande che si possa dire.
    Domenica mattina e sono qua'...io.

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    1. ma sai questo è il classico itaglians style ossia un colpo di qui uno di la per soddisfare l'elettorato pur di non affrontare i problemi strutturali che già sono insuperabili nel mondo attuale globalizzato. Questa latrina è come un palazzo non storico ma vecchio de la habana vieja prima o poi solo macerie. Enrico

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    2. Invece di regalare denaro non è meglio rimettere a posto sanità istruzione e trasporti che sono un disastro?

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    3. mettere a posto sanità, istruzione, trasporti è un obiettivo importante,ma necessita di tempo. Non basta una sola legge finanziaria.In questo momento,però, c'è bisogno di dare alla gente un pò di denaro da spendere. E' l'unico modo per alimentare la domanda velocemente, ma anche per dimostrare che non ci si è dimenticati delle promesse elettorali.
      Tant'è che il primo provvedimento di renzi nel 2014 fu proprio quello di aumentare i salari, al di sotto di una certa somma, con gli 80 euro.Il problema di renzi fu che dopo l'aumento degli 80 euro mensili si dimenticò della domanda e si occupò di altro, convinto che bastassero solo 80 euro per ridargli il voto popolare. Anche se le mance di stato non servissero a far girare l'economia, come dici,ed invece servono se fatte in maniera continuativa,allora bisognerebbe abbandonare una porzione consistente della popolazione a se stessa, fatta di giovani in cerca di prima occupazione, di anziani con la pensione minima e di lavoratori cacciati dalle imprese ristrutturate?Secondo i dati chi sta al di sotto della soglia di povertà è intorno ai 6 milioni e mezzo di persone. Pensi veramente che questo numero di persone, che è destinato ad aumentare, se non si fa qualcosa,resterà ad aspettare che i trasporti, la sanità e l'istruzione vengano messi a posto? Il centrosinistra ci ha sempre raccontato in questi anni che prima serviva ridurre il debito e dopo era necessario spendere per chi stesse in difficoltà.Proprio per questo un aumento serio della pensione minima,anzi con dini l'ha pure tagliata, non l'ha mai fatto, tant'è che è dovuto arrivare il berlusca per portarla ad un milione delle vecchie lire, non per tutti, ma per coloro che fossero soli.
      Anche per questo ha vinto il confronto con il centrosinistra.La legge di bilancio dei gialloverdi,infine, e questo chiarisce come è ridotto il centrosinistra, costituito da socialliberisti, è quella piu'di sinistra da almeno 30 anni.

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    4. Le elezioni finiscono e con loro le promesse di cui ci hanno riempito la testa per anni.
      Le pensioni minime vanno aumentate senza dubbio ma ci sono i soldi?
      Se poi salta il banco i primi a pagare,come è successo in Grecia ,saranno proprio i pensionati.
      Regalare denaro è però una cosa diversa.
      C'è gente che lavora e quei soldi non li vede in un mese.
      I giovani hanno bisogno di opportunità non di mancette.
      Presto si vota alle europee...questa è la sola ragione per questa follia.

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    5. aston, i soldi ci sono e stanno dove li ha presi gentiloni, 20 miliardi di euro, per consolidare le banche: nel debito pubblico.
      Dici che c'è gente che lavora e quei soldi, credo ti riferisca a 780 euro al mese, non li vede. E' vero.
      Il provvedimento,perciò, servirà anche a far sì che il salario arrivi fino a 780 euro.
      Infatti lo stato darà la differenza al lavoratore tra 780 euro e il salario che il soggetto percepisce lavorando un mese intero.
      La grecia è stata ammazzata letteralmente per costringerla a pagare i debiti con le banche tedesche e francesi e, nonostante ciò, quelle banche, come le nostre, sono state beneficiate dal quantitative easing. La banca europea,cioè, ha comprato per migliaia di miliardi, che sono stati letteralmente stampati su carta moneta, i buoni del tesoro che tutte le banche della zona euro avevano in pancia.

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    6. Che i soldi ci siano...ti credo sulla parola. Avrai fonti negate al resto del paese.
      La Grecia è andata dal culo perché è un paese di merda abitato da gentaglia.
      Ci ho lavorato sette mesi..

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  4. Como anunciaban la gran mayoría de las previsiones, la selección femenina de voleibol de Cuba perdió este jueves ante Turquía y salió del Campeonato Mundial sin una sonrisa y con más preocupaciones que esperanzas. Solo dos sets ganados, cinco descalabros en línea y escasas luces individuales anuncian un largo camino para recuperar al menos una parte de las glorias pasadas.
    De antemano Cuba sabía tres cosas: lo difícil de un grupo donde todas las selecciones tenían mejores posiciones en el ranking, la inmensa renovación que sufrió el equipo justo después de los centroamericanos de Barranquilla y la prueba de fuego que representaba este mundial para muchachas talentosas pero inexpertas en demasía. Aun así, el saldo final borró algunas luces que surgían en el horizonte.
    En sus tres partidos iniciales frente a las titulares olímpicas chinas, las siempre complicadas búlgaras y las italianas subcampeonas del Grand Prix de 2017, las criollas apenas tuvieron oportunidad y solo pasaron de 20 puntos en uno de sus nueve sets. En esos partidos, por ejemplo, las asiáticas marcaron 17 bloqueos, mientras con Bulgaria e Italia el exceso de errores no forzados otra vez fue el principal problema para las dirigidas por Tomás Fernández.
    Contra Canadá y Turquía la historia no cambió mucho y Cuba no dominó con propiedad ninguna de las áreas de juego, aunque logró al menos ganar un parcial en cada partido. Una escasa agresividad en el servicio, los habituales problemas de recepción y la desconcentración propia de la falta de experiencia y juego al primer nivel se combinaron para caer ante equipos menos fuertes pero también favoritos para llevarse el éxito.
    Así, ninguna de las jugadoras criollas pudo incluirse entre las 25 mejores voleibolistas en los principales indicadores de juego. En el bloqueo, Laura Suárez terminó en el lugar 27 y la joven Eglis Sabin Terri ocupó la posición 29 entre las pasadoras. En el resto de los apartados, las antillanas apenas disfrutaron del puesto 32 de Diaris Pérez en el ataque, así como el 33 de Ailama Cesé en el recibo y su lugar 39 entre las mejores anotadoras.
    Junto a la ausencia de una figura descollante en la selección, estos datos dejan también otra lectura importante: como hacía años no ocurría en nuestro voleibol, ahora la mejor calidad no recayó en el ataque, un área clave dentro del sistema de juego cubano. Además, el modesto aporte del servicio y la defensa de campo se combinaron para frenar un resultado menos catastrófico.
    Ninguna parte de esta historia es nueva o lleva el sello de sorpresa. La inestabilidad que desde hace años padece el voleibol femenino cubano —tanto en la composición del equipo como de su cuerpo técnico—, la ausencia a eventos con demasiado rigor para el nivel actual de las selecciones del patio y la poca efectividad en la implementación de la política de contratación en clubes profesionales, parecen lastres de mucho peso para aspirar a un resultado mejor.
    Que al voleibol cubano le falta trabajo por delante es una verdad a voces, como también es lo necesario del regreso al camino de élite para uno de los deportes más queridos en Cuba. No obstante, los resultados a nivel panamericano de las selecciones en las categorías para menores de 18 y 23 traen un soplo de aire de cara al futuro, pero concretarlos en los próximos años es otro reto mayor.
    Por lo pronto, el Campeonato Mundial de voleibol sigue su curso y mientras la Isla regresa a casa, otras tres cosas no debería olvidar: fortalecer el trabajo en la base, estabilizar la selección de mayores y garantizar la preparación de sus voleibolistas tanto en Cuba como en los clubes extranjeros son otros retos vitales para encontrar el rumbo. Al final, Cuba tiene el peso de la historia.

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  5. hola! santas palabras, penso che la capital sia una delle poche città al mondo che merita di essere vista e magari vissuta. chao Enrico

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    1. È anche il solo posto di Cuba dove vivrei in pianta stabile

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    2. questione di gusti ...è molto bella, carismatica ma io non ci passerei più di qualche giorno....se voglio il casino me ne sto qua...la mia dimensione è ben più piccola

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    3. comunque molto bello lo scritto e quello che hai sottolineato ancor di più

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    4. Infatti vivo qua'...in Italia, al massimo riuscire a farci un mese, per ora.

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  6. Anche gli scrittori ci cascano.Giuseppe

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    1. Alla fine siamo tutti fatti di carne e ammennicoli...

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  7. E'proprio quello stato d'animo, così ben descritto da Manera, che mi ha fregato nel mio primo viaggio!!

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  8. Non so se un viaggiatore, nel suo primo viaggio oggi, sarebbe stregato come lo siamo stati noi, ormai la Cuba di oggi è molto diversa, un po' di magia l'ha persa.

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    1. Credo che al viaggio successivo opterebbe per altre mete.

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  9. Quante ciance ci inventiamo per dire, alla fine, che abbiamo trovato una che ci ha trombato alla grande.

    E' cambiata Cuba, ma siamo cambiati anche noi.

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  10. Ma sai...alla nostra veneranda una trombata come si deve andrebbe segnata sul calendario. :-)

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  11. Che giudizio tranchant!!! Non è solo la trombata, è tutto l'ambiente che si trova solo in quell'isola!!

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  12. Ciao Mirco, l'ambiente è bello alla prima visita. Alla seconda, alla terza... Non puoi più raccontare questa storia al decimo viaggio, in un anno.
    E' la papaya.
    Altro che i tetti e le macchie degli apagones, stai lì in pace col mondo perché un troione da combattimento ti ha rigirato come un pedalino.

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  13. Carlito de Roma, sei proprio tu o qualcuno ti ha fregato l'account?....

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