venerdì 27 marzo 2020

ORA E SUBITO


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ALESSANDRO ZARLATTI
IL BELLO DELL'AVANA

Non ho voglia di scrivere. Nessuna. Giro intorno al mio computer come si gira intorno a un mucchio di panni da stirare, a un pavimento zozzo, a una merda da raccogliere. Eppure avrei tempo. Quel tempo che corteggio sempre con le mie lagne, quello che perdo, in quel maledetto altrove in cui vivo e in cui recito di disperarmi. Ecco, ora ce l'ho. Sta qui. Niente di meglio che una bella epidemia per non avere distrazioni.
E invece sono distratto. Mi sento infiacchito di fronte ai progetti, di fronte al futuro. Sento questa enorme fatica del domani che si prende tutto. Leggo, ma anche leggere perde forza. Non vorrei dire che si legge o si scrive per qualcuno ma visto da qui, oggi, sembra essere così. È come se un fallimento gigantesco avesse tolto le ragioni del lavoro, il valore dei soldi, carta da buttare. La gente muore e non è una grande novità. Ma la tragedia è questa grande impalcatura che viene via. Quel misto di illusione e solidità che è la vera architrave delle nostre vite. Che lo era. Leggeri, fragili. Ecco, di nuovo, ripeto: leggeri, fragili, che dopo millenni di costruzione, nell’arco di una settimana ci aggrappiamo a due mattoncini traballanti, a quello che resta di un solaio crollato. Quello che resta: un repertorio di canzoni da gridare sul balcone, la liturgia delle mascherine, la noia invincibile, lavarsi le mani un milione di volte, questa fame di normalità, di automaticità, come una bulimia antica di cibi cattivi. Quello che resta, l'eco ancora prossimo del ruggito del mondo, il cigolio del treno veloce appena entrato in stazione, il posarsi asincrono dei detriti di un'esplosione. E questa miseria di riti semplici. Questo linguaggio privato rianimato dalle telefonate a tua madre, l'ansia delle solite parole, dello sto bene, del non uscire, dei mi raccomando. E le immersioni sfiancanti nella selva degli altri, del vero all'alba, dei dubbi al tramonto, dei ciechi che parlano, che vedono, che indicano una via, che recitano un'ultima battuta sul palcoscenico buio. Non ho proprio voglia di scrivere. Eppure lo faccio. Per passare il tempo. Per far passare due minuti anche solo a un lettore, anche solo a me stesso. Il tempo, mai così irritato come oggi, come un'unghia rotta. Cosa farsene? E della vita, allora? Se siamo soltanto questa invincibile fragilità, se siamo quello che siamo sempre stati e abbiamo finto di non essere. Se ci accorgiamo che tutto il nostro universo conosciuto era la reazione, sì, la reazione - hai capito bene - di secoli a quella ineliminabile fragilità. Cosa ci resta? Se perdo l'appoggio sui libri che ho scritto, se cado, se sono solo un coglione che cade nel vuoto e poco altro. Che prega per rialzarsi, che è, stringi stringi, un grumo di canzoni, preghiere nel vento perché nessuno che ami si ammali, se non conta nemmeno più essere fico, coglione, scopare, bere, scrivere, i soldi, ridere, amare, odiare. Resta questo alfabeto minimo di rilanci, rapidi orgogli, crolli fragorosi, preghiere, riti di gruppo, paure del buio, distrazioni, informazioni, notizie. Non ho proprio voglia di scrivere perchè non so a cosa sopravvivere. Perchè non so se sia già finito tutto il nostro carosello e non sia ora di andarcene a letto. Perchè non riesco a trovare una posizione in questa nuova condizione di insetto sbattuto dal vento. Perchè non c'è scrittura in questa risacca, nè una lettura possibile. Rotta la nostra complicità, rotto il nostro silenzioso contratto sociale, perde valore anche questo libro di Busi letto fino a pagina 173, gli appunti presi la settimana scorsa sugli "Indifferenti" di Moravia, quella pagina incredibile di Bolaño che ho evidenziato con un pennarello giallo. Diventano tutti persone. Vive o morte, persone senza peso che volteggiano nelle correnti, e si arrangiano, e strappano respiri alla morte, ed occupano provvisori posti al sole, e cadono, e si spaccano la testa, e pregano di non morire, non ora, davvero, ora proprio no, prendi un altro che io devo finire una pagina importante.
Non ho voglia di leggere e meno ancora di scrivere. Preferisco perdere tempo e confondermi. Bighellonare nello spazio angusto tra una cazzata ad effetto letta chissà dove e un panino inutile alle 3 e 24. Oscillare nella percezione affilata tra lo stare bene e lo stare male, come fossero luoghi, come fossero camere in affitto. Scivolare leggero nei sentieri della preoccupazione e poi dell'indignazione e poi del risentimento e poi della speranza e poi dell'orgoglio. O proprio stare qui, scomodo, a un centimetro da me, dove la scrittura torna ad essere se stessa, quello che è sempre stata, quello per cui è nata. Raffinata nei secoli, una parola alla volta, una frase alla volta, un libro alla volta, una paura alla volta. Quel grido primordiale di esseri terribilmente fragili sull'orlo della vita. O di quello che resta.
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Sicuramente esistera' un mondo prima ed uno dopo questo maledetto virus, ci piaccia o no.
Tutte le nostre convinzioni, quelle per cui avevamo dedicato larga parte della nostra vita non esistono piu'.
Quelle sicurezze, quel “lavorare duro oggi per goderne i frutti domani”...e' tutto volato al vento.
Come un malato di un brutto male, consapevole che ha poche possibilita' di salvare la ghirba, ognuno di noi rimodella la propria scala di valori perche' quella che avevamo prima non serve piu'.
Non e' tanto una questione di cornavirus, da ora siamo consapevoli che basta, bastera' davvero un ala di vento un po' piu' forte per spazzarci via definitivamente.
Chi vi scrive ha la tendenza, da sempre, a vedere il bicchiere mezzo pieno, pero' questa situazione non spinge a pensare che dopo si potra' tornare alla normalita', se si tornera' alla normalita', come se niente fosse successo.
La gente muore, sola come cani, senza il conforto di nessuno; moglie, marito, figli, genitori, nessuno...alla fine e' vero che puoi cercare di fare la vita che vuoi ma, alla fine, muori sempre solo come uno stronzo qualunque.
Nel momento in cui dobbiamo rinunciare ad un bel po' della nostra libertà in cambio della salvaguardia della nostra salute ci rendiamo conto di quanto sia importante questo valore.
Ora cosa ci resta?
Un po' di social, qualche gruppo whatsapp, la tv, il pc....e' per tutto questo che abbiamo lavorato tanto?
Da tempo ho indirizzato la mia vita verso scelte sempre piu' vicine a cio' che voglio davvero, dopo questo flagello questa convinzione e' ancora piu' forte, nulla sara' piu' come prima.
Se ancora avevo qualche dubbio ora tutto e' stato spazzato via, quando e se tutto ripartira' la mia vita, ancora di piu', sara' ORA E SUBITO perche' come possiamo vedere in questi giorni davvero siamo foglie al vento, come diceva Ungaretti nella poesia Soldati;
“Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie”.
Un'altro mantra, per altro già applicato da tempo, sarà quello di circondarmi solo di gente positiva y que sirve, se è vero che il mondo è pieno di idioti, il MIO mondo ne sarà assolutamente privo.
Pero' questo e' il momento della resistenza e del dolore.
Non credo proprio che riusciro' a partire il 10 maggio, aspettero' fino al 20 aprile prima di spostare il volo ma temo che questa cosa andra' ben oltre l'estate.
Spero di rivedere Cuba, la mia gente, l'altra parte del mio mondo.

22 commenti:

  1. Pienso –porque soy optimista– que este mundo puede salvarse, a pesar de los errores cometidos, a pesar de los poderíos inmensos y unilaterales que se han creado, porque creo en la preminencia de las ideas sobre la fuerza. (…)

    Nuestro país no lanza bombas contra otros pueblos, ni manda miles de aviones a bombardear ciudades; nuestro país no posee armas nucleares, ni armas químicas, ni armas biológicas. Las decenas de miles de científicos y médicos con que cuenta nuestro país han sido educados en la idea de salvar vidas. Estaría en absoluta contradicción con su concepción poner a un científico o a un médico a producir sustancias, bacterias o virus capaces de producir la muerte a otros seres humanos.

    No faltaron, incluso, las denuncias de que Cuba estaba haciendo investigaciones sobre armas biológicas. En nuestro país se hacen investigaciones para curar enfermedades tan duras como la meningitis meningocócica, la hepatitis, a través de vacunas que produce por técnicas de ingeniería genética, o, algo de suma importancia, la búsqueda de vacunas o de fórmulas terapéuticas a través de la inmunología molecular; y lo mismo unas pueden prever y otras pueden, incluso, curar, y avanzamos por esos caminos. Ese es el orgullo de nuestros médicos y de nuestros centros de investigación.

    Decenas de miles de médicos cubanos han prestado servicios internacionalistas en los lugares más apartados e inhóspitos. Un día dije que nosotros no podíamos ni realizaríamos nunca ataques preventivos y sorpresivos contra ningún oscuro rincón del mundo; pero que, en cambio, nuestro país era capaz de enviar los médicos que se necesiten a los más oscuros rincones del mundo. Médicos y no bombas, médicos y no armas inteligentes.

    Fragmentos del discurso pronunciado por el Comandante en Jefe, en Buenos Aires, en mayo de 2003.


    Bruno Rodríguez P

    @BrunoRguezP
    Como dijo #FidelCastro, #Cuba no realizaría "nunca ataques preventivos y sorpresivos contra ningún oscuro rincón del mundo; pero (...), en cambio, nuestro país era capaz de enviar los médicos que se necesiten a los más oscuros rincones del mundo. Médicos y no bombas"

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  2. Santa Clara.–No tengo palabras para expresar el agradecimiento a Cuba, que ha sido capaz de formar médicos, enfermeras y especialistas tan humanos y de tanto nivel profesional, gracias a los cuales hoy estoy de vuelta a la vida, manifestó emocionado, Jesús Álvarez López, el primer cubano portador del nuevo coronavirus que ha sido dado de alta.

    El joven bailarín de 25 años, residente en esta ciudad, dijo a Granma que en estos momentos evoluciona de forma muy favorable, y con un seguimiento muy riguroso del médico de familia, quien viene a diario a ver cómo él está, le toma la temperatura y ejecuta otros controles, según los protocolos establecidos para estos casos.

    Acerca de la experiencia vivida, narró que su esposa Anel González Zurita, ciudadana boliviana radicada en Milán, región de Lombardía, Italia, había llegado a Cuba sin síntomas aparentes de ninguna enfermedad, sin embargo, a los pocos días comenzó con problemas respiratorios leves, al igual que él; por esa razón acudieron al sistema de salud, donde de inmediato fueron ingresados en el hospital de aislamiento de Villa Clara, y posteriormente trasladados al Instituto de Medicina Tropical Pedro Kourí (ipk), donde se confirmó la enfermedad.

    «Imagínese lo que sufrí en ese momento; el mundo me cayó encima. Sentí miedo, pensé lo peor, en mi familia, en mi niña Ana Sofía de solo un añito. Pero tuve fuerzas para resistir en medio de la tormenta, porque sabía de la calidad de la Medicina cubana», reconoce Álvarez López.

    Al referirse al trato recibido, tiene palabras de elogio para los galenos y todo el personal, que labora en el hospital Manuel Piti Fajardo de Villa Clara y del ipk, de los cuales dice sentirse agradecido, porque lo hicieron apreciar que no estaba solo en esos días de aislamiento. «Ellos fueron mis padres, mis hermanos, mis amigos», reconoció emocionado el joven.

    «Allí no me faltó nada, ni medicinas, ni recursos de ningún tipo, y hasta me malcriaron un poquito, porque si tenía hambre, no importaba que fueran las dos de la madrugada, traían yogurt o algún alimento; si quería hablar con mi familia, facilitaban la conversación a través del teléfono; en fin, era complacido en todo, refiere Jesús, quien antes de despedirse quiso enviar un mensaje al pueblo cubano, al que agradeció por tanto amor en estos días difíciles.

    «Estoy preocupado, porque veo a algunas personas que siguen en la calle y sin la conciencia necesaria para la actual situación, a quienes digo que se cuiden, que esto le puede tocar a cualquiera. Hay que escuchar las orientaciones del Gobierno, que está trabajando muy duro para evitar lo peor. Si tomamos todas las medidas, vamos a salir de esta, porque somos un pueblo de batalla, eso no lo dude nadie, vamos a vencer».

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  3. Las Tunas.- Julián, de 74 años, recorre con su jabita bajo el brazo la calle Vicente García, de la ciudad de Las Tunas. El ritmo agitado de muchos otros transeúntes le impide andar con más rapidez. Y eso que me cuenta que lleva prisa, pues con los nietos en casa ahora sí debe encontrar dulces, pan, algo de plato fuerte y por supuesto, arroz.

    “En lo que va de mañana, he estado en más de tres colas -asegura el jubilado-. Y por más que las principales autoridades del país dijeron que había que evitar los tumultos, puedo asegurarte que eso no se está cumpliendo. Ni en la panadería, ni en las tiendas las personas logran separarse un metro de las otras. Yo extremo mi protección (alude con un movimiento de mano al nasobuco que lleva puesto), porque siento que la mayoría de la gente no es consciente de la situación”.

    Juana, de mediana edad y con antecedentes de hipertensión arterial circula también en busca de suministros: “Me parece que deberían priorizar la alimentación para que la gente no tenga que seguir en estas largas filas. Ahora mismo en mi casa no hay arroz y he ido a unos cuantos lugares y no encuentro. Me dijeron de una bodega donde dicen que sacaron un poquito. Así no podemos mantenernos seguros en casa".

    Beatriz comenta a 26 Digital que la agarró la epidemia de la Covid-19 sin detergente ni jabón. Ahora tiene que meterse en alguna cola y siente pánico, pero no puede darse el lujo de permanecer en el hogar. "Yo conozco personas que estuvieron hasta la noche, el pasado lunes, frente a la Casa Azul para comprar jabón, detergente y papel sanitario, imagínese la situación…".

    ACERCAR LOS PRODUCTOS A LAS BODEGAS…

    Como la de estos entrevistados, nuestro periódico ha recepcionado muchas opiniones de la población referentes a la perdurabilidad de las colas y los tumultos. La cantidad limitada de abastecimientos, por debajo de las necesidades de los tuneros, es una realidad objetiva, pero la red de Comercio en la provincia despliega una estrategia para acercar los insumos disponibles a los consejos populares.

    Nodelcio Rodríguez, director en funciones de Comercio, en el Grupo Empresarial de Comercio, asegura que desde inicios de marzo han adoptado medidas puntuales en cuanto a la distribución, mas ahora se extremarán, con el objetivo de que cada familia reciba un pequeño suministro.

    “En la primera decena del mes actual comenzamos a vender elementos de aseo en determinadas bodegas, de forma regulada -puntualiza Nodelcio-. No es un módulo, son productos liberados, pero debido a la situación epidemiológica actual, decidimos regularlos para que lleguen a todos los hogares.

    “En la primera etapa se acercó a cada núcleo de los consejos populares del uno al ocho en el municipio cabecera: dos jabones de lavar, dos de baño, dos cremas dentales, y en el caso del uno al cinco también un pomo de detergente líquido, para los otros no alcanzó. Además, les ofertamos lejía de 1,5 y dos litros.

    “En estos momentos ya contamos con las mercancías para llegarles al resto de los consejos populares. En esta ocasión, sí vamos a vender detergente líquido. Los municipios también tienen creadas las condiciones para seguir aplicando esta estrategia”.

    ¿EL POLLO Y EL ARROZ?

    Las autoridades de Comercio han establecido una red de bodegas y mercados para acercar el pollo y el arroz a determinados puntos de la ciudad y descentralizar las ventas en los mercados concurridos de la urbe citadina como La Reguladora, en el caso del arroz.

    “El fin de semana distribuimos 26 toneladas de arroz en ocho unidades: el mercado El Oriente, Típico, La Unión, Leningrado, América Libre, y en las bodegas Las Delicias, La Constelación y La Principal. Nuestro propósito es similar, acercar los productos para evitar las grandes colas en los mismos puntos. En la medida que contemos con mayor disponibilidad de recursos ampliaremos la red y las cantidades.

    “La idea nuestra es rotar los establecimientos que venderán estos productos de primera necesidad, y llevar cada semana a distintos consejos populares la cantidad que podamos de recursos.

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  4. hola! in effetti gli esseri viventi solo sono di passaggio balia della casualità. In certi momenti ce ne ricordiamo. Qui in itaglia molti si credono eterni speriamo che la cosa cambi, anche se penso che il chip inculcato molto difficilmente si cambia ed anche quando usciremo dal picco nel post la gente sarà ancora più tirata taccagna. chao Enrico

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    1. Vedremo, se non capiremo nulla da ciò che ci sta accadendo allora meriteremo quello che ci accadrà

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  5. Quando tutto finirà tutto sarà diverso.

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    1. Lo credo anche io anche perché sarebbe criminale proseguire sulla vecchia strada.

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  6. Milco credo proprio che non partirai. Giuseppe

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  7. Guarda ora come ora è in fondo ai miei pensieri.

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  8. «… in fondo, cos’è la vita ? Ti ammali e
    muori. Tutto lì. Perciò non devi fare altro
    che tenerti occupato» (Warhol)

    https://twitter.com/Marcoseditore/status/288955187647901696

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  9. «Tu sei solo, e lo sai. Tu sei nato per vivere sotto le ali di un altro, sorretto e giustificato da un altro, che sia però tanto gentile da lasciarti fare il matto e illudere di bastare da solo a rifare il mondo. Non trovi mai nessuno che duri tanto; di qui, il tuo soffrire i distacchi - non per tenerezza. Di qui, il tuo rancore per chi se n'è andato; di qui la tua facilità a trovarti un nuovo patrono - ma non per cordialità. Sei una donna, e come donna sei caparbio. Ma non basti da solo, e lo sai».
    Cesare Pavese, “Il mestiere di vivere”

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  10. Sindaco di Crema

    Come da precedenti aggiornamenti, l'Ospedale da campo sta progressivamente accogliendo pazienti ed è di fatto un reparto in più del nostro Ospedale, gestito sotto la direzione dei nostri sanitari ospedalieri, ma con integrazione, sia lì che negli altri reparti, anche dei medici ed infermieri cubani, per garantire una omogenea applicazione di protocolli e cure.

    Alle ore 8 di stamane lo stato dell'accoglienza qui è di un totale di 28 malati Covid-19, di cui 22 uomini e 6 donne.

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  11. Dille a Gugu con e Parigi noleggia una macchina la lascia a Roma, io questo momento resto qua più sicuro qui che in Italia no mi interessa pagare hotel, zio porco pago

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  12. Hotel tutto compreso con 32 cuc lho stesso prezzo mi costava restare nella renta per 2 persone più gli extra qui risparmio,

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    1. Aleardo la volta scorsa ti fallisce la compagnia aerea inglese con cui volavi... Ora il virus...resta a Chioggia che è meglio per tutti.
      Se un gatto nero ti attraversa la strada si tocca le palle lui. 😊

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  13. Carteggio col Gugu di rientro da Cuba

    [28/3, 15:53] Gugu Italia: siam messi male
    [28/3, 15:54] Gugu Italia: 90% aeroporto parigi chiuso
    [28/3, 15:54] Gugu Italia: mai visto niente si simili
    [28/3, 15:54] Milco Fasano: Quindi?
    [28/3, 15:54] Gugu Italia: tutto acceso ma senza gente e lavoratori
    [28/3, 15:54] Milco Fasano: Gugu qua siamo in guerra....
    [28/3, 15:54] Gugu Italia: aeroporto havana serrado quasi completo
    [28/3, 15:54] Gugu Italia: non vinceremo aston
    [28/3, 15:55] Gugu Italia: in aereo parecchi tossivano
    [28/3, 15:55] Gugu Italia: non uscite di casa che son tutti ammalati
    [28/3, 15:55] Milco Fasano: Ma sei a Parigi?
    [28/3, 15:55] Gugu Italia: si
    [28/3, 15:55] Gugu Italia: alle 18 volo su roma
    [28/3, 15:57] Milco Fasano: A Roma prendi un taxi...non salire su treni o bus...
    [28/3, 15:58] Gugu Italia: affitto auto

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  14. Guggone ha passato paura meglio qui più sicuro hotel mangio bevo a cago

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    1. Vedrai che fra poco di imbarcano e ti spediscono fuori.

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  15. Trombare ciò provato con le dipendente hanno paura di perdere il posto

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    1. Aleardo magari sperava in qualcosa di meglio...cosa per altro non complicata 😄

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  16. Sindaco di Crema

    Su proposta della Associazione Italia Cuba, che abbiamo accolto con entusiasmo, abbiamo istituito un indirizzo mail per tutti coloro che, Italiani, Cubani o cittadini del mondo, vogliano inviare messaggi alla Brigata Cubana in forza all'Ospedale da campo nella nostra città!

    La mail a cui potere inviare messaggi è la seguente: comunicazione@comune.crema.cr.it

    Abbiamo anche deciso che raccoglieremo questi messaggi e alcune immagini di questi giorni in una pubblicazione, i cui costi l'Associazione si è offerta di coprire, per tenere memoria di questo splendido gesto di amicizia fra due Popoli, dalle storie diverse, ma impegnati in una battaglia contro un unico avversario, il virus, con lo scopo di tutelare e difendere un diritto fondamentale per entrambi, quello della salute.

    Grazie ai nostri Hermanos de Cuba!

    #NeUsciremoInsieme
    #CremaResiste
    #IoRestoACasa
    #CremaCuba
    #OspedaleCrema

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