Alla fine, malgrado
qualche sussurro su opzioni differenti, le cose sono andate come
dovevano andare.
Non credo che il nuovo
Presidente di Cuba abbia saputo l'altro giorno il futuro che gli
sarebbe toccato.
In realta, probabilmente
almeno da un paio d'anni i giochi erano fatti; 5 anni fa Raul aveva
detto forte e chiaro che nel 2018, precisamente a febbraio, avrebbe
passato la mano, poi i disastri provocati da Irma e las medidas da
prendere hanno prolungato la precedente legislatura di un paio di
mesi, ma si e' trattato di un dettaglio.
Era scritto che toccasse a
Miguel, anche se di “delfini” nei decenni se ne sono bruciati
parecchi.
Ultimi in ordine di tempo,
a seguito delle epurazioni di Raul nei confronti dei puttanieri
ladroni che circondavano il fratello, erano stati Lage e Perez Roque.
Sono anni che vorrei
mettere le mani su un certo video di Lage, quello che poi lo ha
inchiodato dove lui....ma lasciamo stare....vorrei ancora rientrare a
Cuba, se possibile.
In realta' il punto di
forza di Diaz-Canel e' stato quello di non farla mai fuori dal vaso,
mantenendo sempre un profilo basso, venendo ogni volta uno o due
passi indietro rispetto a Raul.
Perche' sia chiaro che il
nuovo Presidente e' una creatura di Raul da cui, oltre alle idee,
eredita pure un certo stile sobrio e misurato.
Difficilmente sentiremo
lunghi discorsi, come il suo predecessore Diaz-Canel viene quasi
subito al punto senza i mille giri attorno come faceva Fidel.
Ecco forse Fidel avrebbe
fatto scelte differenti, magari si sarebbe indirizzato verso un
personaggio con un bagaglio culturale piu' ricco e variegato.
Ho sentito parlare
Diaz-Canel ad un atto a Las Tunas due o tre anni fa, un discorso di
non piu' di 15 minuti.
Un tipo tosto, senza
troppi fronzoli, severo senza essere un sepolcro imbiancato, insomma
mi fece una buona impressione.
Ha fatto la sua brava
gavetta all'interno del partido partendo da S.Clara, arrivando a La
Habana.
Ancora una volta Cuba
sara' guidata da un non habanero, dopo 2 della citta' invincibile ora
tocca ad un villaclarense.
Ho letto alcuni commenti
su Cubadebate dopo la sua elezione; i commentatori, gente comune, lo
indicava come uomo del popolo raccontando aneddoti dove veniva
ricordato come una persona alla buona, uno come loro.
Fidel e Raul
erano....Fidel e Raul...Diaz-Canel dovra' per forza percorrere altre
strade per riuscire ad entrare nel cuore dei cubani, potrebbe non
essere cosi' semplice.
Intanto non e' un
militare, quindi la divisa verdeoliva che abbiamo visto mille volte
addosso ai 2 fratelli, dovrebbe finire in cantina.
Non solo non ha fatto la
Rivoluzione, ma e' nato l'anno successivo della presa di potere da
parte di Fidel ed i suoi.
Forse l'accostamento piu'
azzeccato che ho letto e' quello a Camilo, anche se sono passati 60
anni e certi paragoni reggono poco, cambiato il mondo, cambiata la
gente.
Ne ho parlato con alcuni
amici durante l'ultimo viaggio, come ho gia' scritto la gente vede in
Raul il puparo e in Diaz-Canel la marionetta.
Non ne sarei cosi' sicuro.
Certamente Raul, che
restera' a capo del PCC fino al 2021, sara' sicuramente una sorta di
tutor, dopo 60 anni di Castro mi sembra una cosa tutto sommato
normale, ma piano piano vedrete che il buon Miguel imparera' a
camminare con le proprie gambe.
Quando Fidel ha dovuto
farsi da parte...lo ha fatto sul serio pur continuando a far sentire,
in qualche modo, la propria voce, lo stesso fara' Raul.
Vedremo le future scelte
che fara' il nuovo Presidente, iniziando da quella del suo staff di
governo e dalla conferma o meno di Bruno Rodriguez come cancelliere,
in pratica potente ministro degli esteri.
Non sono in grado di
sapere quali forze si annidino nel Comitato Centrale del Partido ne
di quali battaglie dovra' combattere il nuovo Presidente per
conquistarsi il suo spazio di autonomia.
Solo il tempo ci
raccontera' quale futuro attende Cuba.
Rientrato mercoledi sera
dopo un lungo viaggio con ritardi vari ma scampato, per fortuna, al
paro de trabajo dei lavoratori francesi che ha fatto annullare
parecchi voli di Air France proprio nei giorni del mio rientro.
Non conosco modo migliore
per ripartire che non sia quello di buttarsi subito nella mischia, il
bel caldo di questi giorni ha aiutato.
Ieri i soliti 90 km in
auto e 9 ore in palestra, giusto per cancellare gli ultimi ricordi
dei bei giorni che ho passato.
Bella vacanza davvero.
Avevo bisogno di riposare
e di svagarmi, descansar la testa, ricaricare le pile per la lunga
estate che gia' incombe, da cui spero di uscire vivo.
Alla fine erano solo 13
giorni, l'ultimo pure con la partenza, volevo andare a Cienfuegos, mi
aspettavano, ma alla fine ho deciso di passare 11 giorni a Tunas e un
paio a La Habana.
Come sempre divido il
tutto in due piani, quello personale e quello oggettivo riguardante
il mondo che mi circonda quando sono da quel lato del bloqueo.
Sul primo ho poco da dire,
penso anche che, tolti i soliti 4 sfigati, interessi davvero poco.
Comunque sono stato bene,
anche se non e' facile riesco ogni volta ad essere piu' soddisfatto
della mia vacanza rispetto al viaggio precedente.
Tanto sole, amici, donne,
familia, cani, buone mangiate, un po' di mare, tanta piscina e
qualche corsetta giusto per tacitare la coscienza.
Che Cuba ho trovato
sopratutto in concomitanza con cio' che e' accaduto ieri con la
prevista elezione di Diaz Canel a Presidente?
Una Cuba tutto sommato
abbastanza disillusa.
Ci hanno creduto un po'
quando hanno visto Obama e Karry a La Habana, hanno creduto che,
forse, sarebbe potuto cambiare qualcosa, ma il Trumpo li ha riportati
pesantemente coi piedi per terra.
Tutti mi hanno detto che
non cambiera' nulla, Raul fara' il puparo e Diaz Canel avra', sempre
secondo loro, uno spazio di manovra molto limitato.
Staremo a vedere.
Caldo de pinga a Tunas,
bel clima assolato ma fresco a La Habana.
A Tunas la maggior parte
delle tiendas sono state rimesse a nuovo e trasformate in una sorta
di piccoli supermercati.
Personale solo alla cassa,
eliminati i settori specifici, a eccezione di Casa Azul che da punto
di riferimento si e' trasformata in una delle tiendas meno
interessanti in citta'.
Molto carina La Epoca, con
scaffali pieni, anche nelle altre tiendas ho trovato parecchi
prodotti che non vedevo da tempo.
Di Agua y Jabon vi avevo
gia' parlato la volta scorsa, anche se mi sembra ci fosse una coda
piu' piccola rispetto a dicembre.
Poco turismo a Tunas e non
moltissimo neanche a La Habana, a Tunas bivaccano sempre i soliti
italiani lungodegenti, quelli da 7/8 cuc al giorno nelle case de
renta.
Ho spesso cenato a casa,
quando uscivo passavo da Mario per qualcosa di buono all'italiana non
restando mai deluso.
Ho rentato lo scooter, uno
di quelli buoni, 125, che stanno proponendo ora e che vale la pena di
affittare.
Situazione pesante nelle
case de renta tunere, quasi nessuno si arrischia piu a non puntare,
arrestate altre 2 duenas e al gabbio circa 60 fanciulle tunere,
queste cose le vado dicendo da tempo.
A La Habana problemi della
stessa natura in centro Havana e Habana vieja, situazione piu'
tranquilla al Vedado e in altri barrios non propriamente centrali.
Nella capitale ho
soggiornato a casa Zule, la casa di Andrea dove ho conosciuto
l'efficentissima Zuleima; bella casa piazzata praticamente di fronte
a dove lavora Mariela Castro.
A Tunas spariti tutti i
chioschetti di verdura, hanno pinzato anche quelli che continuavano
l'attivita' di straforo rifilando loro sonori multoni.
Non solo, tutti coloro che
avevano chioschetti di pizza NON affittati dallo stato hanno dovuto
chiudere a prescindere dalla cifra sborsata ai vecchi proprietari.
3 giorni per chiudere o si
tumbava il tutto.
Ho molti argomenti alcuni
dei quali non possono prescindere dall'attualita' di questi giorni.
Il blog riparte con,
probabilmente, 3 pezzi a settimana, se non riesco a fare un salto a
giugno (possibilita' 1%) devo farmi bastare gli argomenti che ho fino
a novembre.
Una
volta mi trovavo all'aeroporto Jose Martì e stavo aspettando l'aereo
dall'Italia. Credo arrivasse mia madre. Non ricordo più. Sì, forse
mia madre. Stavo lì, appena fuori dagli arrivi internazionali
fumando una sigaretta e pensavo, questo me lo ricordo bene, che tutto
stava andando di meraviglia. Così, il pensiero e la sensazione piena
che tutto andasse nella direzione della tua volontà. Non succede
sempre. A dire il vero, a me quasi mai. Succede spesso ai ricchi, ai
fortunati, agli idioti. Non a me.
Eppure sono sufficientemente idiota. Quella netta
sensazione, quel netto bilancio che ti fa dire: se tutto si fermasse
così non farebbe un soldo di danno. Bene, non avevo ancora finito la
sigaretta e dal caos dell'esistenza è apparsa una forma
elegantissima di risposta: una vacca. Forse non proprio una vacca ma
più piccola, una vitella (esiste la vitella femmina, vero?) ha
iniziato a correre fra la gente. Una vacca impazzita, spaventata,
senza meta ha cominciato ad attraversare quel non-luogo, quei
labirinti squadrati fra i posacenere a colonna, le panchine, le
valigie, persone immobilizzate, grida, taxi. Tutti l'abbiamo guardata
in questa tormentata fuga da tutto, impreparati, come si può essere
impreparati di fronte all'assurdo, incapaci di dare risposte agli
eventi. Solo sorpresa. Un po' di paura ma poca. Lei correva come
fosse inseguita da un predatore invisibile, consegnata in un istante
al nostro pianeta, quello che abitualmente la contempla solo divisa
in bistecche e a media cottura, non correndo senza controllo agli
imbarchi internazionali. Un minuto, forse qualcosa di meno. Congelato
in quella apparizione. Ricordo di averla letta come una risposta.
Così nascono le religioni. Come una sberla sulla nuca del prete
delle elementari. Pensavi di averla capita la faccenda, eh? Pensavi
di aver trovato il verso della vita, non è vero? Eccoti qui una
vacca impazzita all'aeroporto, così torni tra gli umani, la smetti
di fare il coglione. Questo per dire cosa? Che a 51 anni sto ancora a
Cuba per questo genere di cose. 51 li compio oggi 26 di marzo (domani mentre scrivo e porta una sfortuna
terrificante anticipare ma tant'è...) ma sono queste irruzioni
violente dell'assurdo, quelle che questo paese ancora permette, che
mi tengono attaccato agli scogli di questa isola. Fuori da Cuba è
rimasta soltanto la morte a svegliarci. Non abbiamo ancora asfaltato
il suo portato di casualità e di fuori controllo. Stiamo lavorandoci
ma ancora ci sorprende. Il resto lo abbiamo disintegrato. Lo abbiamo
neutralizzato o lo abbiamo fatto scendere alla categoria di fastidio.
La scomodità, la puzza, la fame, i negri, i froci, l'altro, gli
altri, li abbiamo più o meno imbrigliati. La vita senza sorprese.
Una vita che qualsiasi narratore mediocre saprebbe raccontare
dall'inizio alla fine. Qui no. Qui no, per fortuna. Quella vacca come
metafora delle cose inaspettate. Quelle che ti costruiscono dentro i
semi della saggezza. Perché la saggezza, quella che ho incrociato
qualche volta in questi cinquantun'anni di cammino, ha un forte
sapore di sorriso, di poca identificazione, di serena distanza dalle
cose troppo serie. E qui a Cuba la saggezza sembra nutrirsi della
fragilità delle case che crollano quando passa un ciclone. Delle
relazioni che si sfasciano perché la vita è fatta così, perché le
cose finiscono ed è meglio sorridergli che farle diventare il nostro
tormento. La saggezza si nutre dei cavi non a norma dei palazzi del
centro, della carne di maiale esposta sui banconi dei mercati ben
lontana da un nevrotico ciclo del freddo per noi, invece, sacro. Sto
a Cuba perché a volte le strade si riempiono di una puzza violenta.
Merda, ma non soltanto. Forse una fogna che non è più neanche se
stessa, ma è la sua degenerazione, il suo inferno. Quello che non
finisce sotto il tappeto. Quello che non abbiamo asfaltato nel nostro
discutibile modello asettico del mondo. Sto a Cuba per partecipare al
rito dell'indifferenza delle commesse dei negozi. Per respirare
l'odore del loro distacco, dei loro sgarbi. Per pulirmi gli occhi,
per disintossicarmi dai sorrisi professionali di milioni di
sconosciute. Quelle che ti investono di contrazioni muscolari del
viso che chiamano sorrisi, appunto, e ti armano una festicciola per
venderti un contratto di Wind. Sto a Cuba per quello. Perché c'è
ancora spazio per germi non addomesticati, per tempeste, per
sentimenti non codificati dal prete o dal sessuologo di turno, perché
la gente cade in amore (l'unica espressione bella della lingua
inglese - fall in love - che infatti rubo) e ci crede ancora,
davvero, costi quello che costi, fino alla fine, senza riserve, senza
paracadute. Oggi compio 51 anni e mi piace pensare alla vita, alla
vita che mi piace, come ad un'attesa all'aeroporto, fumando una
sigaretta, in un pomeriggio tiepido di fine marzo. Dove a un certo
punto passa una vacca impazzita. Quasi te la aspetti. Ti sfreccia
davanti e ti ricorda che tutto può succedere. La morte, certo, ma
anche cose più dolci, come regali che piovono dal cielo. E tu impari
poco a poco ad accoglierli tutti quei regali, senza fare selezioni,
con lo stesso sorriso.
Questo
pezzo di Zarlatti, UNA VACCA A L'AVANA, sintetizza perfettamente la
ragione del mio proseguire questo infinito cammino cubano.
Ovviamente
la vacca e' una metafora, ma descrive perfettamente la capacita' che,
ancora, ancora ad ancora, quell'isola ha di sorprendermi.
Sorprendermi
in un eta' in cui quasi nulla riesce piu' a farlo.
Non
posso dire in Italia di fare una brutta vita, alla fine non riesco a
pensare ad un modo migliore, piu' vicino alle mie corde, per
guadagnarmi il pane.
Palestra,
Animazione, M&S, ecc
Eppure
in questi giorni, da molti giorni e per sempre piu' giorni mi ritrovo
a guardare quella pubblicita' di un profumo in cui Johnny Deep pensa,
mentre guida il carro in mezzo al deserto; “Me ne devo andare da
qui'”.
Ecco
io sono messo un po' cosi; so che me ne dovrei andare ma so anche
che, almeno ancora per qualche anno, mi tocca restare.
Un
tempo, forse, sarei partito comunque ma oggi so che difficilmente,
tornando, potrei ricreare quello che ho adesso, quindi accetto questo
mondo di cui, francamente, mi frega un cazzo o poco piu', cerco di
fare quello che devo meglio possibile in attesa di tempi che
potrebbero essere migliori, anche se nulla e' scritto sulle tavole di
pietra.
Nulla
piu' mi sorprende, nulla mi commuove, nulla mi affascina, vivo giorni
tutto sommato accettabili in attesa di altri che, si spera, siano
migliori.
Ma
e' tutto un film gia' visto, di cui conosco la scena successiva a
memoria.
Vale
per il lavoro, le donne, gli amici, i rapporti interpersonali, tutto.
Cuba
invece sa ancora regalarmi attimi (si tratta di attimi, non di una
situazioni permanenti) in cui sono ancora perfettamente conscio di
vivere una vita speciale.
Intanto
la consapevolezza che, se una sera esco da solo, il rientrare da solo
sara' solamente una mia scelta...scusate se e' poco.
La
certezza che una giornata, potrebbe prendere una determinata
direzione grazie solo allo sbattere contro ad uno sguardo, un
sorriso.
Ma
poi anche le cose meno eclatanti riescono ancora ad emozionarmi; un
camion che butta fuori zaffate di petrolio, una via che puzza di una
puzza che da noi non esiste piu', la gente seduta in un parco a
telefonare in una sorta di grande rito collettivo.
Anche
le cose che potrebbero crearmi qualche inquietudine, alla fine, le
vivo con un sorriso grande cosi', cose che in Italia mi porterebbero
inevitabilmente sul piede di guerra.
Una
divorzio, una storia che finisce, amicizie meno solide di quello che
pensavo, cose della vita....
Alla
fine quando esci da una porta, quel paese, ti mette sempre davanti
altri mille portoni, e' la vita che funziona in quel modo.
E'
vero, quando siamo a Cuba non abbiamo le menate del lavoro, la
routine quotidiana che francamente, per accettabile che sia, ha
ampiamente rotto i coglioni, pero' tutto questo non e' sufficiente
per giustificare lo stare bene ed in grazia di Dio che ci tocca
appena mettiamo piede a Cuba.
Fino
a quando quell'isola sapra' sorprendermi, mi regalera' giornate,
serate, nottate una differente dall'altra, mi fara' conoscere persone
speciali, magari anche solo per qualche momento, allora varra' sempre
la pena prendere un'aereo, destinare un budget che anche in Italia
avrebbe una sua destinazione accettabile, per vivere una nuova
avventura.
Infatti
parto.....ragazzi fate i bravi, ci si aggiorna fra un paio di
settimane, forse qualcosa di piu'.
P.S. Vi lascio, come la volta scorsa, col passeggero di Iggi Pop nella versione col Duca.
Certo si tratta di un'altro tipo di viaggiatore e sopratutto di un altro viaggio...ma va bene lo stesso.
L'altra sera, rientrando
tardi dopo aver chiuso la palestra, mentre cenavo prima di svenire in
branda, ho ri-guardato la parte finale del film Thirteen days.
Parla della crisi dei
missili a Cuba nell'ottobre del 1962, l'umile scriba era su questa
valle di lacrime da poco.
Kevin Kostner nel ruolo
del primo consigliere di JFK, parte di un triumvirato che comprendeva
anche l'altro Kennedy; Bob.
I fatti sono noti ma ve li
riassumo brevemente; un aereo spia statunitense fotografo', a Cuba,
l'installazione di missili sovietici con possibili testate atomiche
nella parte centrale del paese.
Le grandi citta' americane
sarebbero state raggiunte e distrutte, in caso di lancio nucleare, in
meno di 20 minuti.
Per 13 lunghissimi giorni
il mondo fu davvero ad un passo dall'olocausto nucleare che,
probabilmente, avrebbe cancellato la specie umana dal pianeta.
I militari statunitensi
spingevano per l'attacco e l'invasione dell'isola, attacco che
avrebbe mietuto vittime sovietiche con l'inevitabile ritorsione, non
sugli Usa, a quel punto non piu' raggiungibili, ma su Berlino che,
ricordo, era in pieno territorio della DDR.
Dall'altra parte c'era
Kruscev, non esattamente un genio, anche lui circondato da militari
guerrafondai che non vedevano l'ora di trascinare il pianeta nella
terza guerra mondiale, l'ultima.
Ci siamo andati davvero
vicini.
Non sono ben chiare le
ragioni che portarono Fidel ad imbarcarsi in questa pericolosissima
avventura.
Probabilmente una sorta di
ringraziamento ai sovietici per l'aiuto ricevuto durante lo sbarco
dei gusanos nella baia dei porci, aiuto militare, logistico e di
intelligence.
I cubani sapevano, grazie
al KGB, come e quando la gusaneria sarebbe arrivata e sbarcata.
Probabilmente, in quel
preciso periodo storico era impossibile, per Fidel, dire di no a
Mosca che si era fatta carico della protezione e del mantenimento
dell'isola.
Leggende narrano che il
Che non fosse d'accordo col progetto, era notorio che fra i sovietici
ed il guerrigliero indomito non scorresse esattamente buon sangue.
Tenete conto che la linea
telefonica rossa, quella che da allora permette al presidente
americano e al premier sovietico ed oggi russo di comunicare
direttamente, ancora non esisteva.
Si misero in piedi serrate
trattative, ad un certo punto non era ben chiaro chi davvero
comandasse al Cremlino, pareva davvero che i sovietici volessero la
guerra, esattamente come la volevano i militari statunitensi.
I militari di tutto il
mondo servono se ci sono guerre, altrimenti sono solo voci passive a
bilancio.
Bob si reco'
all'ambasciata sovietica a parlare direttamente con l'ambasciatore e
con Gromiko, per un ultimo tentativo di evitare la sciagura.
Intanto le forze navali
americane avevano fatto un blocco tutto intorno all'isola, buona
parte delle navi da guerra sovietiche si fermarono, ma altre
continuarono ad avanzare verso Cuba.
I cubani o i sovietici
abbatterono un'altro aereo spia statunitense uccidendone il pilota.
Il mondo era col fiato
sospeso, bastava una sola mossa falsa ed era finita per tutti, umile
scriba in fasce compreso.
Alla fine prevalse la
saggezza...o la paura.
I sovietici smantellarono
le installazioni e riportarono i missili in Unione Sovietica.
Gli americani si
impegnarono a non attaccare l'isola e, pur non facendolo passare per
una conseguenza diretta di un negoziato, smantellarono a loro volta i
missili che avevano in Turchia e qualcuno anche in Italia.
Ognuno penso' di avere
vinto.
Gli Usa perche' i
sovietici, nel momento topico dello scontro, fecero un passo
indietro, i sovietici perche' ottennero di non vedere mai Cuba invasa
e dimostrarono che, volendo, le citta' statunitensi potevano essere
colpite senza problemi.
Storico il discorso che
fece JFK dopo l'accordo, “Abbiamo solo questo piccolo pianeta per
vivere e siamo tutti solo di passaggio”.
La
génesis del dominó ocurrió en China hace mil años, y nace a partir de los
juegos de dados con seis caras .Las fichas eran de hueso y llevaban a cada lado
un alfiler u ojiva que sujetaba una lámina de ébano para ocultar al contrario
los puntos. Así surgió el famoso y simbólico contraste blanco y negro que
identifica al dominó. A mediados del siglo XVIII aparecen los primeros
vestigios de este juego, particularmente en Italia y Francia.En buena parte de la isla, los
cubanos juegan una variante de este juego que para muchos es un deporte y para
otros un entretenimiento.En el Domino Cubano o doble nueve, participan 55 fichas 40 sobre la mesa
y 15 dormidas y que solo se juega en las zonas occidental y central del país ,a
diferencia de las 28 del tradicional, en la zona oriental de Cuba:
Santiago, Guantánamo, y Holguín.De esta manera se utilizan solo siete fichas por jugador del doble
blanco al siete. Lo que resulta lamentable es que en algunas ocasiones va
acompañado de gritos, fichas tiradas sobre el tablero y palabrotas que suelen
rodear una mesa de dominó donde cuatro cubanos se juegan el talento y la
habilidad.De cualquier forma los criollos plantamos un dominó en cualquier
momento y lugar, así lo expresan estas fotos, y …a jugar se ha dicho.
Il domino rappresenta uno dei
buchi neri della mia conoscenza di Cuba, ce ne sono altri, spero di poter
essere “allievo” ancora a lungo per poter imparare tante altre cose.
In
realta' il discorso e' ben piu' vasto; investe tutti i giochi da tavolo e non
soltanto quelli.Saranno 25 anni che non faccio una partita a carte, scacchi, dama,
scarabeo, monopoli o quello che volete voi.
Nel mio pc non c'e' un solo gioco, stesso discorso per quanto riguarda
il movil.
Il mio non e' un atteggiamento snobbistico, semplicemente mi rompo i
coglioni a giocare, sia che si tratti di giochi tradizionali sia che si parli
di cose su pc.
Ho pochissimo tempo libero,
preferisco utilizzarlo leggendo un buon libro oppure, come accade durante i
miei viaggi a Cuba, di portarmene dietro 4/5 per farne un'autentica
scorpacciata.
Il domino appunto ricade in
questo tipo di discorso.
Ho perso il conto delle feste
a cui ho partecipato dove, a un bel momento, qualcuno mi invitava a sedermi per
giocare.
Le regole me le hanno spiegate
piu' volte....e' che proprio non mi viene voglia, non mi interessa.
Anche perche', giocando a
coppie, mi toccherebbe qualche abuelo incazzoso che alla mia prima cazzata,
fatta ovviamente alla prima mossa, mi manderebbe por la pinga seduta stante.
Pero' che spettacolo vederli
giocare!
Altro che i nostri
vecchiarilli, nelle bocciofile che peleano per la briscola tresette con davanti
un bicchiere di rosso da 4 soldi.
Questi quando si incazzano lo
fanno sul serio, si dicono cose che da noi romperebbero irrimediabilmente
amicizie decennali.
Da loro, finita la partita, si
abbracciano come se nulla fosse successo.
Se capito a casa de abuelo e
abuela della familia mentre giocano sul portal, e' gia' un miracolo se si
accorgono della mia presenza tanto sono ingrifati dalla partita, l'ennesima,
che stanno giocando.
Loro giocano pro bono ma mi si
racconta che ci sono partite dove girano dei bei quattrini.
Mentre da noi i giochi di
carte o cose simili sono legati ad un certo tipo di generazioni, il domino a
Cuba e' trans generazionale, nel senso che ci gioca sia gente di una certa
eta', i quarantenni ma anche i ragazzi piu' giovani.
Per i ragazzini credo che sia
ancora un po' presto.
Ovviamente questa passione
segue il cubano anche una volta uscito dal paese, decine sono le fotografie di
Little Habana dove vecchi cubani giocano a domino esattamente come se fossero
ancora a La Habana vieja.
Bellissima la foto che, a
Baracoa, il giorno dopo dell'uragano Irma, ritrae a giocatori con un tavolo in
mezzo alla strada ,l'acqua al ginocchio, che si godono la loro partita come se
nulla fosse successo.
Cuba e' anche questo.
P.S. Buona Pasqua a tutti voi e alle vostre famiglie.
M&S CASA PARTICULAR
CUBA ha iniziato discretamente bene il nuovo anno, a Gennaio direi
decisamente bene mentre a febbraio abbiamo fatto qualcosa in meno
dello scorso anno ma 12 mesi fa erano entrati alcuni tour, sono
proprio i tour che....fanno cassa sul serio.
Marzo abbastanza bene,
parecchia gente in partenza per Pasqua molti iniziano gia' seriamente
a pensare all'estate, dove speriamo di fare discreti numeri.
Diciamo pero', ne parlavo oggi al telefono con Simone Piras proprietario di
Cubacenter con tanto di ufficio a La Habana, che “l'effetto Obama”
e' finito.
Col Trumpo non c'e' piu'
l'opzione; “Vogliamo vedere Cuba ora, prima che arrivino gli
americani”.
Il mio socio ha spostato
il sito da una piattaforma statunitense ad una italiana, col
risultato che il tutto risulta decisamente piu' rapido, time is
money.
Come sempre questa nostra
piccola attivita' ci regala uno spaccato piuttosto preciso degli
italiani che frequentano Cuba.
Non sto' a ripetervi il
fatto che, per un certo tipo di turismo, quello soltero, i giorni
sono contati; c'e' chi lo capisce e chi, proprio, non ci arriva ma e'
anche vero che non a tutti, alla nascita, sono state date carte
decenti per giocarsela al meglio.
Oramai la maggior parte
delle case neanche piu' ci comunica il fatto che le ospiti non sono
gradite o che, al massimo, saranno annotate, semplicemente quando
facciamo una richiesta di una camera per un cliente.....ci
rimbalzano.
La casa e' piena, le
camere sono tutte occupate e via discorrendo, un certo tipo di
turista e' diventato come il branzino dopo 2 giorni sulla mensola
fuori frigo.
Puzza.
Ovviamente ci sara' il
tipo che ha il cugggino che ha un cugggino che a sua volta ha un
cugggino che conosce una casa dove ti puoi portare una guagua di
adolescenti...dare aria ai denti e' ancora un esercizio che si puo'
fare gratis.
Come dicevo, e' anche
divertente avere a che fare con chi si appresta a vivere una vacanza
senza essere particolarmente avezzo a viaggiare.
Vi avevo riportato la mail
di quella signora che aveva prenotato con un'altra agenzia e chiedeva
a noi, sapendo che la prenotazione l'aveva fatta con altri, se il
voucher che le avevano inviato era buono.
Poi c'e' il tipo che
chiede casa a La Habana vieja, gliela trovi ma lui ti dice che la
vuole in plaza vieja.....gli trovi una casa da 150 cuc al giorno
(questo costano in quella location) e lui ti scrive che....in fondo
in fondo anche La Habana vieja va bene.
Ci sono le coppie dove i
pantaloni saldamente li porta la moglie, ti chiedono una casa, gliela
trovi e il tipo, imbarazzatissimo, mi scrive che non andava bene alla
moglie....la casa che mi avevano chiesto loro.
Una mi chiede se puo'
andare a vivere direttamente nelle case dei cubani per constatare
come vivono, un'altro mi chiede se si deve portare la carta igienica.
Devo spiegare a questa
gente che e' in partenza per Cuba e non per il Burkina Faso.
Ci vuole pazienza ma e'
anche divertente.
Non prendiamo in
considerazione, visto l'esperienza passata, le richieste fatte da
cubane, non abbiamo tempo da perdere, hanno sicuramente in loco
qualcuno che puo'....risolvere la cosa.
Lavoriamo anche con
agenzie di viaggi anche se con loro la cosa e' un po' piu'
complicata, intanto perche' vogliono ricaricare anche loro sui costi,
poi perche' il cliente deve pagare tutto prima di partire ed infine
perche' vogliono gestire loro il tutto e magari a malapena sanno in
quale continente si trova Cuba.
C'e' gente che mi chiede
di stare in 4/5 in una camera, al che devo spiegare che Cuba non e'
Ladispoli e non ci sono ostelli.
Chi ci chiede una casa,
quasi sempre esegue la stessa operazione anche con altre agenzie, e'
un suo diritto, il fattore velocita' e' fondamentale per riuscire a
portare a buon fine le operazioni.
Molti, moltissimi ci
contattano 2/3 giorni prima di partire per chiederci case, non
essendo parenti del Divino Otelma preferiamo rimandare la richiesta
al mittente, mancano i tempi pratici per aiutarli.
Spesso li aiutiamo sul
serio andando ben al di la delle nostre competenze, spiegando a chi
non c'e' mai stato cos'e' Cuba e come sia differente ad ogni altro
paese visitato prima.
Tanti partono senza sapere
che a Cuba esistono 2 monete, altri ci chiedono se devono portare
dollari, moltissimi non sanno nulla dell'assicurazione sanitaria,
altri partono con vagonate di bambini che inizieranno a rompere i
coglioni al gate di andata e non la smetteranno per tutto il viaggio
ed il soggiorno.
Comunque e' divertente
questa attivita', metti in tasca un po' di quattrini ed aiuti tanta
gente a godersi al meglio la nostra amata isola.